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Comunicati 2022

Muser al cimitero per Ognissanti: la morte non ha l’ultima parola

Come da tradizione, nella solennità di Ognissanti il vescovo Ivo Muser ha presieduto oggi pomeriggio (1° novembre) nel cimitero di Bolzano la liturgia della Parola per tutti i defunti e ha benedetto le tombe. Il vescovo ha poi rivolto un pensiero a chi è rimasto vittima di una morte atroce e alle sofferenze del popolo ucraino.

Davanti ai molti fedeli che hanno partecipato alla celebrazione nel cimitero di Bolzano, il vescovo ha ricordato che queste giornate dedicate ai santi e ai defunti “ci invitano a riflettere sul mistero della vita, a prendere coscienza della brevità della vita e a non cedere alla tentazione di vivere solo per stare bene su questa terra. Esiste molto di più!”

Monsignor Muser ha sottolineato che anche chi crede sperimenta l’angoscia e la solitudine estrema che accompagnano gli ultimi momenti di vita: “Si tratta sempre di una prova, di un distacco, di una realtà che ci fa soffrire. Ma proprio guardando alla morte così ingiusta di Cristo, che ha voluto portare questo peso per noi, e davanti a tutte le tombe il credente professa: la morte non ha più l’ultima parola. Il Signore morto è anche il Signore risorto e vivo.”

Il vescovo ha poi percorso i viali del cimitero benedicendo le tombe e ha esortato a ricordare nella preghiera “anche tutti coloro che hanno subito una morte atroce: coloro che sono stati uccisi; coloro che si sono tolti la vita; tutte le vittime dell’odio, del terrorismo, del fanatismo e delle guerre. E non dimentichiamo le migliaia di profughi che hanno perso la vita attraversando il deserto o il mare. Mai come oggi ci sono state in tutto il mondo così tante persone in fuga! Signore, donaci la grazia di non essere superficiali, autoreferenziali e freddi”, ha ribadito Muser.

Infine un pensiero anche alle sofferenze del popolo ucraino: “La guerra – ha ripetuto il vescovo – non inizia sui campi di battaglia, ma sempre nei sentimenti e nelle parole delle persone. I nostri pensieri non sono mai neutrali e il nostro linguaggio rivela sempre ciò che pensiamo. Non esistono vittorie ottenute attraverso una guerra, il nazionalismo, il disprezzo di altri popoli, lingue e culture. Quando finisce una guerra ci sono sempre e solo sconfitti.”

Il vescovo ha ricordato che “la pace ha bisogno di cura e attenzione, affinché non venga mai sacrificata per presunti interessi superiori“ e ha infine auspicato “che anche oggi ci venga donato il desiderio dell’unità nella diversità, in Alto Adige come in un’Europa comune, dove culture diverse si incontrano e si arricchiscono a vicenda.”