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L’ANIMA CRESCE NELL’IMMENSITÀ DELL ÀTTIMO
(trad. da una citazione di Johann Wolfgang v. Goethe)
Cari fratelli e sorelle, a questo punto vi auguro un'estate di riposo. Lasciamoci sorprendere dalla natura, che ha saputo tirare un sospiro di sollievo per la limitazione della libertà di viaggio delle persone e ci mostra tanti piccoli miracoli.
Ringraziandovi con solidarietà
Sr. Mirjam Volgger
Cari/e fratelli e sorelle,
vorrei iniziare questa newsletter con una piccola storia che si svolge a Londra intitolata “rifiuti o banchetti”.
Un poliziotto stava camminando per le strade di Londra la sera, quando all'improvviso sentì dei rumori forti provenire da un bidone della spazzatura. All'inizio pensava fosse un gatto e voleva cacciarlo via. Invece tirò fuori un bambino trasandato dal bidone della spazzatura. Il bambino, agitato e urlante, afferrò qualcosa con la mano e gridò disperatamente: ”È mio!” Il poliziotto portò il bambino in un orfanotrofio gestito da suore irlandesi che accudivano altri bambini trascurati. Lì il bambino si ritrovò in un gruppo di suoi coetanei in attesa della loro cena. Ad aspettarli c’era una tavola ben imbandita. Un vero e proprio banchetto. Prima che il bambino si potesse recare a cena però doveva essere lavato e vestito. Mentre veniva lavato, il ragazzo teneva una mano ben stretta e continuava a ripetere: “Questa è mia! Questa è mia!” Finalmente l'infermiera riuscì ad aprirgli la mano. Ci trovò dentro una crosta di pane sporco e crostoso. Il ragazzo continuava a tenersi stretto il pezzo di pane che aveva trovato nel bidone della spazzatura senza volerne sapere del banchetto che lo aspettava nella sala di fianco..
Quante volte facciamo lo stesso! Abbiamo paura di lasciar andare le vecchie cose e non crediamo alle meravigliose promesse di Dio. Se riusciamo a liberarci delle dure croste delle nostre abitudini, possiamo sperare con fiducia di essere presi per mano da Dio, che ci condurrà verso una nuova libertà.
Cari fratelli e sorelle, è proprio la pandemia del Coronavirus che durante la Quaresima e la Pasqua ci ha guidato in una fase di apprendimento del lasciar andare. Il vescovo Ivo Muser quando iniziarono ad esserci i primi casi di Coronavirus mi disse che il suo programma di marzo era così fitto di impegni che non ce ne stavano più. Ma è arrivato il “Corona" e ha spazzato via l'intera lista di appuntamenti. Penso che tutti voi vi riconoscete almeno in una delle seguenti situazioni: da un giorno all'altro niente alunni, niente bambini dell'asilo, niente più scolari nei convitti. Le case di riposo sono state chiuse ed è stato necessario rispettare rigorosamente il divieto di uscire. Particolarmente difficile e all'inizio inimmaginabile è stato il fatto che, oltre all’ eucarestia, durante la settimana santa e Pasqua sono state annullate anche tutte le celebrazioni liturgiche rivolte al pubblico. All'improvviso ci è stato imposto di mantenere le distanze, indossare le mascherine ed evitare le strette di mano. Proprio così, molte abitudini alle quali ci eravamo aggrappati fino ad ora sono state spazzate via da un piccolo nemico invisibile quale il Coronavirus. Dio ci accompagna in tutti i sentieri che percorriamo e fu così che, Lui, ci accompagnò anche attraverso questa pandemia e tutt’ora, in questa nuova fase, è accanto a noi. Dopo questo periodo si parla e si brama la normalità - ed è proprio questo che va messo in discussione.
Ogni comunità è stata in qualche modo colpita, sia a livello economico che sociale. Vi invito quindi a stare insieme spiritualmente, a pregare l'uno per l'altro, ad essere consapevoli che Dio cammina sempre al nostro fianco. Vi invito a continuare a trasmettere con coraggio il messaggio e carisma dell’Ordine dei nostri fondatori ai nostri discepoli.
A metà gennaio le “Suore Paoline" hanno lasciato la Chiesa Domenicana e noi le ringraziamo per gli innumerevoli anni di servizio.
Uno sguardo retrospettivo per la festa riuscita in onore di Maria Candelora, “Presentazione del Signore": quest'anno è stata celebrata a Bressanone la Giornata della Vita Consacrata. L'appuntamento è caduto di domenica e per questo hanno potuto aderire in tanti alla celebrazione nella chiesa di Santa Chiara di Bressanone. La novità di quest'anno è che all'inizio della celebrazione sono stati ricordati i religiosi defunti. Il momento culminante dei vespri solenni è stato senza alcun dubbio il discorso di Sr. Anna Elisabeth Rifeser, Suore Terziarie di Bressanone. Sono state parole di incoraggiamento che ci hanno fatto guardare avanti con fiducia. Poiché molti non hanno potuto partecipare alla celebrazione, ecco una breve versione del discorso, preparata da suor Sr. Elisabeth Rifeser.
Lo vedo e lo vivo ogni giorno con le mie sorelle maggiori: Sì, una vita - orientata verso Gesù Cristo e in comunità - può dare soddisfazione e gioia per anni, decenni, sì, anche una vita intera. Sì, una tale vita con Cristo ne vale la pena, per superare anche le difficoltà lungo il cammino. E sì, nonostante le debolezze, le nostre comunità religiose offrono un buon terreno per far maturare i frutti dell’esperienza spirituale, dell’impegno sociale e della vita umana nello spirito del Vangelo seguendo le orme di Gesù Cristo.
Vedo l'importanza della vita religiosa nella nostra società in due cose: in primo luogo, i religiosi sono un “sassolino nella scarpa". Sappiamo quanto sia fastidioso quando un sassolino si nasconde nelle nostre scarpe e continua a disturbarci mentre camminiamo. Questo è proprio il nostro compito. Siamo una provocazione per il mondo attraverso il nostro essere. Testimoniamo che Dio è abbastanza. Un secondo compito importante è quello della preghiera, più precisamente della contemplazione, dell'orientamento involontario verso Dio. Ora apprendiamo ciò che le nostre consorelle, le Clarisse e tutte le altre comunità contemplative hanno vissuto per secoli: che la cosa decisiva è Dio.
Non è l'io, ma il noi che conta. E non è il nostro risultato, ma l’effetto che Lui ha su di noi ad essere decisivo. Quando ci rivolgiamo a Lui con un atteggiamento amorevole e fiducioso, egli dà a noi e a tutte le persone il necessario e molto di più.
Non si tratta di noi e della nostra visibilità, ma di costruire il regno di Dio in modi che non possiamo vedere. Lo sappiamo: il suo spirito soffia dove vuole. Non abbiamo nulla di cui preoccuparci. Sì, la nostra chiesa sta perdendo la sua influenza e molti credenti si stanno allontanando dalla chiesa, ma questo non significa che Dio stia scomparendo. Facciamo quello che possiamo e lasciamo tutto il resto a Dio. E vi prego di non farlo in un atteggiamento di impotenza o di rassegnazione, ma in un atteggiamento calmo, amorevole e gioioso. Perché abbiamo messo la nostra vita nelle mani di Dio. E credo che la maggior parte di noi possa dire onestamente in cuor suo: Sì, è stato bello, nonostante tutte le difficoltà e le crisi. Sappiamo a chi abbiamo dato il nostro cuore e di chi ci fidiamo. E siamo rimasti delusi? Non credo proprio.
Auguro a tutti noi la fiducia, il coraggio e la speranza di andare per la nostra strada insieme alle nostre sorelle e ai nostri fratelli. Desidero che noi cerchiamo Lui e solo Lui nella contemplazione e nella preghiera. Ma soprattutto mi auguro una gioia profonda per il nostro essere e la nostra vita nelle sue vicinanze.
In chiusura, nel chiostro del convento francescano si è tenuta un'accogliente riunione con piccole prelibatezze.
A causa della crisi della pandemia, alcune celebrazioni sono state cancellate senza sostituzioni, altre sono state rinviate o celebrate solo su piccola scala. Lo stesso vale anche quest'anno per i giubilei degli ordini religiosi e dei sacerdoti. Vorrei quindi cogliere l'occasione per congratularmi con tutti voi che festeggerete nel 2020 e augurarvi la benedizione e lo Spirito di Dio per il vostro continuo lavoro. Soprattutto, vorrei dire un grande “Dio vi benedica"; per il lavoro che avete svolto a beneficio di molti nei molti anni del vostro ministero.
Il Coronavirus ha lasciato anche a noi dei segni dolorosi. Così quest'anno, a causa del Coronavirus, l'elenco dei nomi di tutti i morti è molto più lungo rispetto al periodo comparabile dello scorso anno. Doloroso per tutto questo è stato il fatto che abbiamo potuto salutarli solo con una piccola cerimonia ed un numero limitato di partecipanti. Che possano riposare in pace.
Possano riposare in pace...
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