LA COLLABORAZIONE NELLA GUIDA DELLE COMUNITÀ PARROCCHIALI
Introduzione
Il Sinodo diocesano ha affidato al Consiglio pastorale e al Consiglio presbiterale i seguenti compiti:
- Il Consiglio presbiterale assieme al Consiglio pastorale definisce e rende noto il profilo del parroco e le sue funzioni e compiti principali[1].
- Il Consiglio pastorale si fa carico e promuove la tematica di una maggiore partecipazione e co-decisione su tutti i livelli della nostra Chiesa locale[2].
- Il Sinodo incarica il Consiglio pastorale diocesano assieme al Consiglio presbiterale di elaborare criteri per una collaborazione costruttiva fra clero e laici nella Diocesi, con l’obiettivo di una cooperazione aperta e alla pari. Un’attenzione particolare è rivolta al riconoscimento e alla valorizzazione delle diverse forme di vocazione e di servizio. In riferimento ai diversi ambiti di azione della vita ecclesiale si elencano i settori in cui i laici possono e devono assumere ruoli di responsabilità autonomi[3].
Il Consiglio pastorale e il Consiglio presbiterale si sono occupati dei temi citati e hanno approvato le seguenti direttive nell’ambito di una seduta comune tenutasi il 24 aprile 2021, affinché esse siano presentate all’approvazione del Vescovo.
Diversi incarichi, un’unica missione
1. La parrocchia è una comunità nella quale si realizza concretamente la missione della Chiesa[4]. La comunione nella parrocchia è al servizio del mandato missionario, che Cristo ha dato alla Chiesa: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20). Cristo stesso è presente nella Chiesa e la rende un popolo di Dio sacerdotale, profetico e regale. La Chiesa annuncia la Buona Notizia di Gesù Cristo, celebra i misteri della fede e pratica il servizio della carità verso il prossimo. In tal modo invita gli uomini a divenire discepoli di Cristo e a partecipare all’edificazione della comunità.
2. La parrocchia è il luogo concreto dove si realizza la missione della Chiesa. Essa non è un comodo rifugio, ma è espressione della missione universale di salvezza della Chiesa. Prendendosi cura integralmente dell’uomo, e in particolare dei poveri e dei sofferenti, la parrocchia diviene espressione dell’amore di Dio. Essa si fa Sacramento, «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano»[5].
3. Dal momento che la Chiesa ha questa missione di salvezza per il mondo, vi sono in essa diversi carismi, ministeri e uffici. Tutti i battezzati sono corresponsabili dell’annuncio della Buona Notizia di Gesù Cristo, ciascuno mettendo al servizio degli altri le proprie capacità. In questa molteplicità si rivela l’azione dello Spirito Santo, che edifica e vivifica la Chiesa con la ricchezza dei suoi doni. I “carismi” sono doni particolari dello Spirito Santo; essi si manifestano in azioni concrete e sono al servizio della missione della Chiesa. Si distinguono da semplici inclinazioni o doti personali nella misura in cui si pongono in modo particolare al servizio della trasmissione della fede e dell’edificazione della Chiesa. Tramite i suoi doni, lo Spirito Santo fa sì che la Chiesa attui concretamente, nei diversi luoghi, il mandato di Gesù Cristo e si manifesti in tal modo come un popolo sacerdotale, profetico e regale. Il mandato missionario impegna dunque la parrocchia a lasciare spazio nell’azione pastorale anche a nuovi servizi e incarichi, che sorgono dalla comune responsabilità di tutti i battezzati e dai carismi donati dallo Spirito Santo[6]: “Infatti, lì dove c’è una necessità particolare, lo Spirito ha già effuso carismi che permettano di rispondervi.”[7]
4. Guidando la parrocchia che gli è affidata, il parroco, nel modo proprio del suo ministero, è a servizio di Cristo, il quale continua ad agire in modo concreto e visibile nella Sua Chiesa. Ciò avviene in due modi: ricordando che Cristo è il pastore, il sacerdote e il maestro della Chiesa e aiutando a far sì che si attui la “forma” che lo Spirito Santo vuole conferire alla parrocchia tramite i suoi doni e carismi. Il ruolo del presbitero consiste in un duplice ascolto: della tradizione apostolica e della fede che lo Spirito suscita nei membri della Chiesa. Di tutto ciò si fa esperienza sacramentalmente nella celebrazione dell’Eucaristia: Cristo è presente nella Chiesa e agisce in essa.
5. Il ministero di guida del presbitero non si trova dunque in concorrenza con altri incarichi di guida e altre forme di responsabilità apostolica che lo Spirito suscita nella Chiesa. Esso ha piuttosto il compito di esprimere l’unico agire dello Spirito nei diversi servizi e carismi e di ricondurre questi all’unità. Il ruolo di guida del presbitero, come analogamente ogni altro ruolo di guida nella Chiesa, ha perciò sempre un carattere sinodale[8] e come tale deve essere vissuto. La comune missione del popolo di Dio e la comune responsabilità di tutti i battezzati possono esprimersi solo se in ogni decisione l’ascolto dell’agire dello Spirito e il discernimento della Sua voce assumono un ruolo centrale. Ciò è possibile se in parrocchia sono vivi il dialogo e lo scambio reciproco. Dio già agisce già nella sua comunità e la accompagna nel cammino. Una guida a carattere sinodale inizia dall’ascolto reciproco e dal comune discernimento della voce di Dio nella Parola e nei segni dei tempi. Le decisioni che si rendono necessarie non manifestano l’opinione privata di colui che guida, ma rendono tangibile l’agire di Dio nella comunità. Chi guida non dovrebbe dunque conferire alla comunità una “forma” che rispecchi le proprie idee, ma portare alla luce e proteggere la “forma” che lo Spirto di Dio le dona tramite la sua azione carismatica. Essere guida non significa mettersi al di sopra dei carismi, come una coperta che li soffoca e toglie ossigeno alla fiamma dello Spirito, ma alimentare questa fiamma perché possa ardere e rigenerare così non solo la comunità ma anche chi la guida.
6. Nella nostra diocesi, alla diversità dei doni e al carattere particolare che lo Spirito Santo conferisce ad ogni chiesa locale, appartiene anche l’eredità complessa della convivenza di lingue e culture diverse. Tale ricchezza di manifestazioni dell’unico Vangelo nelle diverse lingue e culture è il dono e il compito speciale che Dio ha dato alla nostra Chiesa locale e, in modi diversi, alle nostre parrocchie. Pertanto, nella nostra situazione concreta, uno dei particolari compiti affidati al ministero di guida è quello di curare l’unità della Chiesa nella molteplicità, di promuovere la pace e di guarire le ferite, affinché tutti i cristiani testimonino insieme in modo credibile la Buona Notizia del Regno di Dio.
I diversi ruoli nella prassi parrocchiale
7. I seguenti ruoli rispecchiano gli ambiti che risultano maggiormente significativi nel cambiamento attuale dell’azione e delle strutture pastorali. Sono radicati nei fondamenti teologici sopradescritti e sono comprensibili in base ad essi. L’accento è posto sui rapporti che intercorrono fra i diversi ruoli, mentre sono presupposte le disposizioni del diritto ecclesiale in materia, senza che queste debbano essere ulteriormente specificate[9].
8. Per tutti i ministeri di guida vale quanto segue: la responsabilità degli ambiti fondamentali della vita cristiana è propria della comunità dei battezzati, i quali pur nella diversità di ministeri e compiti sono chiamati come unico popolo di Dio al servizio del Regno. Il compito di chi guida viene perciò descritto come una “cura” oppure con il corrispondente verbo “curare”. Ciò indica da un lato una responsabilità di ordine superiore, quella cioè di favorire la realizzazione di determinate perfezioni della comunità, da promuoversi se necessario anche con insistenza. Dall’altro si vuole sottolineare come l’attuazione delle attività corrispondenti a tali perfezioni sia compito della comunità stessa e non possa essere da questa delegata a chi la guida. Allo stesso modo, la cura di chi guida non può sostituirsi alla responsabilità propria dei battezzati. Tale cura non consiste in primo luogo nell’agire, ma nell’avere uno sguardo attento e di stima e gratitudine per tutto ciò che lo Spirito di Dio suscita nella comunità, affinché tutto possa concorrere all’unità. Questa cura si esercita principalmente là dove una comunità o singole persone o gruppi abbiano bisogno di aiuto per mettere al servizio dell’edificazione della comunità i doni ricevuti dallo Spirito.
Parroco
9. «Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma del diritto»[10].
Finalità
10. Il parroco cura assieme al Consiglio pastorale parrocchiale e al team pastorale (cfr. nr. 8) che nelle parrocchie a lui affidate si sviluppi una comunità vivace, che si orienti continuamente di nuovo al mandato missionario di Cristo e incoraggi le persone a crescere fianco a fianco nella fede e nel servizio assunto. Aiuta i singoli fedeli e la comunità a crescere nella relazione con Cristo, tramite l’amministrazione dei sacramenti, il servizio della Parola, la condivisione e la carità nei confronti del prossimo. Promuove, rafforza e collega fra loro i carismi donati alla comunità e la guida sulla via del necessario discernimento. Egli sostiene e accompagna specialmente coloro che assumono compiti di guida in ambito pastorale a favore della comunità; favorisce l’apertura della comunità ad un confronto vivo con le parrocchie dell’unità pastorale e del decanato, nonché con la diocesi.
Compiti principali
11. Il compito principale del parroco è la cura pastorale, cioè l’annuncio della Parola e l’amministrazione dei sacramenti, la trasmissione della fede e l’accompagnamento delle persone sul loro cammino di vita e di fede. I compiti organizzativi e di ordinaria amministrazione, che tradizionalmente competono al parroco ma non sono strettamente legati all’ordinazione sacerdotale o alla rappresentanza legale della parrocchia, dovrebbero essere delegati a collaboratori. Di fronte ai cambiamenti che interessano la figura e il ruolo del presbitero nella pastorale e alle sfide che essi comportano, la formazione permanente, l’accompagnamento spirituale e la supervisione si rivelano parte integrante del servizio pastorale; i presbiteri hanno perciò diritto ad usufruire di adeguate offerte formative e ad ottenere sostegno dagli uffici diocesani competenti.
Il ministero di guida
12. Il parroco fa sì che gli organi della parrocchia funzionino a norma delle direttive diocesane. Fra di essi vi sono il Consiglio pastorale parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici, il team pastorale, nonché eventualmente ulteriori gruppi di lavoro e incarichi. Il parroco promuove l’autonomia di azione di tali organi, li sostiene fattivamente e con il proprio consiglio, e li accompagna con la preghiera. Si preoccupa affinché i lavori all’interno degli organi citati siano caratterizzati dal discernimento comunitario, dall’ascolto della Parola di Dio e dell’azione dello Spirito e non da meccanismi di potere o di pura maggioranza.
13. Il parroco stima e cura le strutture e le consuetudini proprie della parrocchia a lui affidata e la incoraggia a riconsiderarle e svilupparle alla luce del Vangelo. Assieme al team pastorale si preoccupa affinché i carismi che lo Spirito Santo dona alla comunità possano emergere e contribuire all’edificazione della Chiesa. Assieme al team pastorale si adopera affinché coloro che assumono un servizio siano adeguatamente preparati a svolgerlo e distribuisce con chiarezza gli incarichi; accompagna i propri collaboratori e crea un ambiente in cui al servizio prestato corrispondano la stima e la gratitudine dovute. È al corrente dei conflitti che possono sorgere e sostiene il team pastorale nella loro soluzione, sia tramite colloqui personali sia tramite il ricorso a consulenti. Eventuali conflitti gravi o situazioni particolarmente problematiche dovranno essere comunicati anche all’Ufficio pastorale.
14. Il parroco fa sì che le parrocchie affidate alla sua cura siano rappresentate nel Consiglio pastorale unitario e incoraggia coloro che in esse abbiano un incarico particolare a collaborare fra loro a livello di unità pastorale.
15. In quanto responsabile legale della parrocchia, il parroco amministra e utilizza i beni della parrocchia in un’ottica evangelica, con l’aiuto del Consiglio per gli affari economici. Affinché l’amministrazione sia svolta secondo le norme vigenti, il parroco conferisce l’incarico di collaboratore in ambito amministrativo a persone adatte. Assieme al team pastorale fa in modo che i registri parrocchiali siano redatti a norma, affidando tale compito a persone adeguatamente formate.
16. Il parroco coordina, in base agli accordi e agli incarichi affidati, il ministero pastorale dei collaboratori[11] e dei coadiutori pastorali, dei diaconi permanenti nonché degli assistenti pastorali attivi nelle sue parrocchie, e conviene regolarmente con loro ad incontri di lavoro. Fa sì che il loro ministero sia svolto in comunione con altri ruoli di guida presenti in parrocchia.
17. Il parroco è responsabile dei collaboratori assunti in parrocchia, ove presenti. Assieme al team pastorale e il Consiglio pastorale parrocchiale redige una chiara descrizione dei compiti e dei servizi loro affidati e svolge regolari incontri di confronto e comunicazione.
18. Pertengono alla guida di un’unità pastorale anche i seguenti compiti, che si aggiungono a quelli specifici del parroco: il responsabile dell’unità pastorale invita in particolar modo i presbiteri, i collaboratori volontari ed eventuali collaboratori assunti, nonché gli stessi fedeli, ad assumere responsabilità per la propria parrocchia, senza dimenticare l’unione che si realizza al livello di unità pastorale. Fa sì che il Consiglio pastorale unitario funzioni regolarmente e che ne siano assicurate la presidenza e la verbalizzazione; sono altresì necessarie una giunta esecutiva e particolari commissioni. Il responsabile dell’unità pastorale si occupa in particolar modo delle questioni sovra-parrocchiali e favorisce la collaborazione fra i presbiteri e fra le parrocchie dell’unità pastorale. Si preoccupa costantemente della formazione permanente dei presbiteri e dei collaboratori assunti e/o volontari e li incoraggia a prendere parte a proposte formative adatte.
Il ministero dell’annuncio
19. Il parroco annuncia la fede in modo vivo e pone al centro l’incontro con Cristo nella Parola. L’annuncio si realizza tramite la testimonianza della propria vita e i colloqui con i fedeli, favorendo la trasmissione della fede nella comunità. Il parroco incoraggia e accompagna la comunità nello sviluppo di nuove vie di evangelizzazione e nel dare una bella testimonianza di fede comunitaria e personale. Accompagna i volontari della parrocchia attivi nella pastorale dell’annuncio e nella catechesi e promuove e accompagna la formazione di “Piccole comunità cristiane”.
20. È compito particolare del parroco incoraggiare e rafforzare i fedeli tramite la predicazione (l’omelia) e dischiudere loro il tesoro della Parola di Dio. Egli intrattiene con loro uno scambio fecondo sul messaggio delle letture del giorno e si sforza così di mostrare la relazione vitale della Parola con gli interrogativi della vita. Rimanda alla testimonianza di coloro la cui esperienza di vita e formazione possono essere di aiuto alla comunità e riflette sul Vangelo della domenica con le persone che nella parrocchia hanno ruolo di guida, per scoprire assieme a loro il messaggio che la Parola rivolge alla comunità stessa.
Il ministero della santificazione
21. Il parroco, assieme agli incaricati dei team pastorali, promuove nelle comunità a lui affidate lo sviluppo un vivace modus celebrandi. Questo consiste nella cura e nello sviluppo dei diversi elementi e delle diverse forme delle celebrazioni liturgiche; un ruolo non meno importante ha altresì il collegamento profondo fra la celebrazione liturgica e il servizio al prossimo.
22. Il parroco ha il dovere dedicarsi assiduamente alla preghiera, in comunione con il Vescovo e con il clero della Chiesa locale, per invocare la divina misericordia per il popolo e di celebrare la S. Messa con e per le comunità parrocchiali a lui affidate.
23. Il calendario delle celebrazioni liturgiche viene sviluppato all’interno del Consiglio pastorale unitario con il coinvolgimento attivo delle rappresentanze delle singole parrocchie e in accordo con le direttive diocesane. Se nelle parrocchie dovessero essere presenti presbiteri attivi come collaboratori pastorali o si rendesse necessario invitare presbiteri da fuori per la celebrazione dell’Eucarestia, si deve tuttavia rispettare la buona consuetudine che vuole che il parroco presieda personalmente, a intervalli di tempo regolari, la S. Messa in ognuna delle parrocchie a lui affidate.
24. Il parroco accompagna e sostiene le guide della celebrazione della Parola e delle diverse forme di preghiera presenti in parrocchia. Le guide si sentiranno così rafforzate nel loro servizio e le comunità potranno essere nutrite con la Parola di Dio anche in sua assenza, nonché sviluppare una vita liturgica attiva e partecipe. Il parroco fa sì che un maggior numero di fedeli faccia l’esperienza di guidare le celebrazioni e si metta a disposizione per partecipare alla formazione corrispondente. Favorirà così lo sviluppo di una comunità orante in grado di animare e celebrare la liturgia.
25. Egli è responsabile dell’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione, dei Sacramenti della riconciliazione e del matrimonio, dell’Unzione degli infermi e della celebrazione delle esequie. In relazione a ciò, egli si occupa di coordinare il ministero dei presbiteri e dei diaconi presenti, nonché dei laici incaricati.
26. Il parroco pratica l’accompagnamento spirituale e pastorale dei fedeli e delle famiglie, specialmente di coloro che sono in necessità e, assieme al team pastorale, fa in modo che nasca una rete viva di persone che si pongono a disposizione del prossimo offrendo aiuto spirituale e materiale nella concretezza del quotidiano. Anche egli stesso si prodiga nella prassi della carità e testimoniando così il legame inscindibile tra la liturgia e la lavanda dei piedi.
Prerogative e attribuzioni
27. Il parroco agisce nelle parrocchie a lui affidate in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio[12]. È tenuto ad attenersi alle indicazioni dell’Ordinario e ad orientare la sua azione pastorale alle direttive e ai temi guida diocesani.
28. Il parroco presiede gli organi della parrocchia: il Consiglio pastorale parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici, il team pastorale. In quanto rappresentante legale e responsabile ultimo, ha diritto di veto sulle decisioni prese, come si evince dagli Statuti e dai Regolamenti del Consiglio pastorale parrocchiale. Ciononostante, i predetti organi direttivi hanno, in accordo con il parroco, potere decisionale anche in assenza dello stesso, a condizione che l’ordine del giorno ed eventuali temi specifici siano stati oggetto di previa chiarificazione. Se il parroco, dopo aver preso visione dell’ordine del giorno e avendo espresso eventuali sue preferenze, decide di delegare determinate decisioni, queste sono da considerarsi accettate.
L’incaricato parrocchiale
29. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone si designa con il nome di “incaricato parrocchiale” un presbitero che, in una parrocchia vacante, «è il moderatore della cura pastorale con la potestà e le facoltà di parroco». In tale parrocchia, il vescovo diocesano affida tramite decreto «ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell'esercizio della cura pastorale»[13]. Mentre l’incaricato parrocchiale è investito delle stesse potestà e facoltà del parroco, nascono dalla situazione particolare le seguenti differenze nei compiti e doveri.
30. L’incaricato parrocchiale svolge il suo esercita il suo servizio a tempo parziale e non è tenuto all’obbligo di residenza. In particolar modo gli competono quei compiti e facoltà il cui esercizio è connesso con il carattere sacerdotale, in particolare la presidenza delle celebrazioni eucaristiche e l’amministrazione dei sacramenti.
31. Riguardo a quei compiti il cui svolgimento non è legato all’ordine sacerdotale, vale quanto segue: essi vengono svolti dai membri del team pastorale in modo autonomo, in conformità dell’incarico ricevuto dal vescovo. Nell’esercizio di tali compiti, essi sono responsabili nei confronti del vescovo e dell’incaricato parrocchiale
Il diacono permanente
32. Il diacono permanente, in qualità di ministro consacrato, si pone al servizio della parrocchia esplicando il suo mandato missionario attraverso la proclamazione della Parola, la celebrazione della liturgia e le opere di carità. Nella consacrazione e nella vita quotidiana lavorativa e famigliare egli testimonia la dedizione di Cristo, al servizio del suo popolo[14].
Finalità
33. Il diacono si pone al servizio della costruzione di una comunità parrocchiale viva. Egli proclama la Parola di Dio, presiede a delle Celebrazioni liturgiche, amministra i sacramenti e i sacramentali e testimonia Cristo tramite l’amore al prossimo che si traduce in opere di carità. Egli fa questo nei diversi servizi che svolge in base alle sue attitudini e alle necessità della parrocchia e nei suoi impegni lavorativi, famigliari e sociali.
Compiti principali
34. L’ambito di servizio del diacono permanente può variare in base alle sue attitudini e alla situazione. «È di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere, a seconda delle loro possibilità, il proprio ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati a impegni marginali, a funzioni meramente suppletive»[15]. La forma concreta di collaborazione in parrocchia o nell’unità pastorale viene definita in accordo con il parroco e la moglie con in coinvolgimento del Consiglio pastorale parrocchiale. Essa viene messa per iscritto e continuamente rivista ed eventualmente aggiornata[16].
Il ministero di guida
35. I diaconi permanenti sono chiamati secondo le loro possibilità alla collaborazione nel team pastorale[17]. In base alle capacità personali e agli incarichi già in essere, possono assumere un determinato ambito di competenza o la presidenza del Consiglio pastorale parrocchiale e di conseguenza il coordinamento del team pastorale.
36. Il carattere di servizio proprio del diaconato si mostra in particolar modo nelle opere di carità nei confronti del prossimo e nella costruzione di una comunità solidale. In questo modo il diacono rende tangibile il carattere ministeriale del suo ufficio ecclesiale, così come di ogni altra funzione e incarico nella Chiesa.
Il ministero dell’annuncio
37. In qualità di ministro consacrato, il diacono si fa annunciatore della Parola di Dio nella vita quotidiana lavorativa, famigliare e sociale. Egli si prodiga inoltre per la costruzione di piccole comunità cristiane, nonché nelle diverse forme della catechesi e della trasmissione della fede.
38. È compito particolare del Diacono l’annuncio della Parola e la predicazione nella liturgia. Egli vi integra anche la testimonianza e il patrimonio esperienziale dei fedeli (cfr. nr. 20).
Il ministero della santificazione
39. È compito dei diaconi adoperarsi «per promuovere celebrazioni che coinvolgano tutta l’assemblea, curando la partecipazione interiore di tutti e l’esercizio dei vari ministeri»[18]. Ciò si realizza tramite l’assistenza ai presbiteri nella celebrazione della liturgia e nella preparazione stessa di celebrazioni liturgiche. In entrambi i casi, i diaconi si adoperano per la partecipazione attiva dei fedeli e per un ampio coinvolgimento dei ministeri liturgici.
40. Il diacono è amministratore ordinario del sacramento del battesimo. Egli presiede in assenza di un presbitero alla liturgia domenicale, alla celebrazione del matrimonio, alla benedizione degli sposi e al rito delle esequie. Egli impartisce inoltre benedizioni e amministra i sacramentali[19]. Tutte queste azioni liturgiche e sacramentali si compiono d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale, nell’ambito della pianificazione delle Celebrazioni nell’unità pastorale e del programma pastorale.
Prerogative e attribuzioni
41. Il ministero del diacono permanente in parrocchia si nutre di una viva comunione con il vescovo e il suo presbiterio. In parrocchia si attiene alle indicazioni del parroco o dell’incaricato parrocchiale e orienta la sua attività al programma pastorale.
42. I diaconi permanenti sono membri d’ufficio del Consiglio pastorale della parrocchia di appartenenza e del Consiglio pastorale unitario della relativa unità pastorale e partecipano ai lavori di questi organi con il consiglio e l’azione.
43. Se non sono membri di quest’ultimo, i diaconi permanenti operano in stretta collaborazione con il team pastorale e concordano la loro attività con gli incaricati dei diversi ambiti pastorali.
Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio parrocchiale per gli affari economici e Consiglio pastorale unitario
44. I consigli parrocchiali e sovra-parrocchiali sono espressione della comune responsabilità dei battezzati per la missione della Chiesa. Il loro ruolo di guida è un’importante realizzazione concreta di questa responsabilità comune ed è allo stesso tempo parte di una molteplicità di ministeri e incarichi, tramite i quali singole persone e gruppi partecipano a tale responsabilità.
Finalità
45. I consigli parrocchiali e sovra-parrocchiali promuovono i molteplici carismi con i quali lo Spirito di Dio edifica e rinnova la comunità. Essi osservano e valutano alla luce del Vangelo e della missione della Chiesa la situazione e lo sviluppo della comunità parrocchiale e dell’unità pastorale, nonché lo sviluppo della società nel loro territorio. Rendono visibile e sostengono il rinnovamento che lo Spirito di Dio suscita, aiutando la comunità ad aprirsi ai Suoi doni. Stabiliscono il programma pastorale della parrocchia e dell’unità pastorale e ne accompagnano l’attuazione.
Compiti principali
46. Attraverso i suoi membri, il Consiglio parrocchiale mantiene i contatti e la collaborazione con le varie associazioni, movimenti, gruppi, fasce d'età, gruppi linguistici, strati e ambienti sociali della parrocchia e della società civile locale. Cerca di leggere i segni dei tempi e di presentare risposte adeguate per conto della parrocchia alle necessità degli uomini, affinché questi sperimentino l’aiuto e il sostegno che nascono dal Vangelo. Si sforza di coinvolgere quanti più possibile nella vita parrocchiale e nei ruoli e compiti ad essa collegati e incoraggia la comunità a percorrere un cammino di fede ricco di gioia. Promuove la formazione permanente dei volontari della parrocchia e contribuisce così ad aumentare la qualità dei servizi prestati e a portare maggior gioia nel servire insieme. Promuove la buona collaborazione dei gruppi linguistici della parrocchia. Accompagna le attività dei presbiteri, del team pastorale e degli altri collaboratori in parrocchia e fornisce ad essi puntuali feedback perché possano crescere nella fedeltà al mandato missionario di Cristo. Consiglia il team pastorale e il parroco o l’incaricato parrocchiale nello svolgimento dei loro compiti. Stabilisce il programma pastorale a lungo termine della parrocchia e si occupa di questioni che vanno al di là dell’ordinaria amministrazione della parrocchia. Nel far ciò tiene conto delle indicazioni del Consiglio pastorale unitario e del programma dell’unità pastorale.
47. Il consiglio per gli affari economici della parrocchia ha il compito, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale, di amministrare in modo prudente i beni parrocchiali. Ciò richiede una rendicontazione ordinata e trasparente delle entrate e delle uscite della parrocchia, la salvaguardia dei beni immobili attraverso la stipulazione di contratti ed accordi, la manutenzione degli edifici sacri e la salvaguardia del patrimonio artistico, nonché l’uso responsabile dei fondi provenienti da offerte, contributi e proventi, in ordine alle necessità della cura pastorale. Se vi sono incaricati preposti alla realizzazione delle risoluzioni del consiglio per gli affari economici, essi, pur tenuti a rispondere del proprio operato, svolgono la loro funzione in spirito di cooperazione e nella consapevolezza della comune responsabilità.
48. Il Consiglio pastorale unitario è espressione del senso di responsabilità solidale di tutte le parrocchie facenti parte di un’unità pastorale per un positivo sviluppo della Chiesa sul loro territorio. Rafforza le comunità vive del suo territorio, ne coordina le attività e promuove sinergie e cooperazioni. Si fa promotore di attività sovra-parrocchiali. Stabilisce linee guida e procedure che aiutino le parrocchie a trovare una risposta comune in ambiti significativi della pastorale, ad es. riguardo al calendario delle celebrazioni liturgiche, all’amministrazione dei sacramenti o alle attività caritative. Pone particolare attenzione alla formazione dei volontari in ambito sovra-parrocchiale.
Prerogative e attribuzioni
49. Il lavoro del Consiglio pastorale parrocchiale è espressione della missione e della responsabilità comuni di tutta la comunità parrocchiale. Perciò provvede a informare regolarmente la comunità sulle proprie attività e la coinvolge in modo opportuno nelle decisioni di maggior portata. Regolari assemblee parrocchiali sono uno strumento adeguato a promuovere l’informazione e la partecipazione.
50. Il Consiglio pastorale parrocchiale elegge il team pastorale per un mandato corrispondente al suo. Orienta le attività del team pastorale e degli incaricati dei diversi ambiti e dà loro utili feedback su ogni passo intrapreso. Il team pastorale prepara le sedute del Consiglio pastorale parrocchiale, ne cura l’ordinato svolgimento e ne mette in pratica le risoluzioni.
51. Dove il team pastorale coincide con il Consiglio pastorale parrocchiale, come nel caso delle parrocchie più piccole, il Consiglio pastorale parrocchiale ne attribuisce i ruoli a persone scelte allo scopo. Lo stesso gruppo di persone in questo caso svolge sia il compito di discernimento e di orientamento e il compito operativo di coordinamento del team pastorale. In questo caso è particolarmente importante che tramite regolari assemblee parrocchiali venga garantita la partecipazione di una cerchia più ampia di persone ai processi di discernimento e di decisione.
52. Secondo il can 536 CIC il Consiglio pastorale parrocchiale è sottoposto alla giurisdizione del parroco o dell’incaricato parrocchiale. Perciò le risoluzioni del Consiglio pastorale parrocchiale entrano in vigore in virtù del loro assenso. Se questi ultimi si avvalgono del loro diritto di veto devono farlo per iscritto e darne comunicazione all’Ufficio pastorale. Obiettivo del discernimento comunitario nel Consiglio pastorale parrocchiale è rispondere insieme alla voce dello Spirito Santo nella Sua Chiesa. L’uso del diritto di veto è sempre già segno del fatto che questo discernimento comunitario non è riuscito come sarebbe auspicabile. Lo stesso avviene a riguardo del rapporto fra il Consiglio pastorale unitario e il responsabile dell’unità pastorale.
Il team pastorale
53. Il team pastorale è composto da 3-5 persone elette dal Consiglio pastorale parrocchiale e dal Consiglio parrocchiale per gli affari economici per un mandato corrispondente a quello dei due Consigli e nominate dal parroco. Nelle parrocchie dove vi sia un incaricato parrocchiale, il team pastorale agisce su incarico del vescovo[20].
Finalità
54. Il team pastorale guida l’attuazione organizzativa e il disbrigo delle attività nella parrocchia e s’incarica dell’attuazione del programma pastorale e delle decisioni del Consiglio pastorale parrocchiale. Vigila affinché la parrocchia, in quanto comunità sacerdotale, profetica e regale, dia testimonianza di Gesù Cristo e agisca in modo missionario nel suo territorio. Invita e incoraggia i fedeli a prendere parte alla vita della parrocchia a seconda dei carismi ricevuti e alla sequela attiva di Cristo. Affinché questo avvenga, il team pastorale trae forza, nei suoi incontri, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dalla preghiera.
Compiti principali
55. Il team pastorale s’incarica dell’attuazione delle attività pastorali ordinarie della parrocchia e, assieme al Consiglio pastorale parrocchiale, dello sviluppo di nuove iniziative, in particolare nell’ambito dell’evangelizzazione. In tal senso, tramite i rappresentanti della parrocchia, collabora anche a livello di unità pastorale. Favorisce un buon flusso di informazioni all’interno della parrocchia, nonché fra di essa e il parroco o l’incaricato parrocchiale, l’unità pastorale e la diocesi. Prepara le sedute del Consiglio pastorale parrocchiale e ne attua le risoluzioni. I membri del team pastorale svolgono, ciascuno a seconda del proprio compito, funzioni di coordinamento negli ambiti di attività riportati sotto. Di essi sono anche primi interlocutori, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale. Agiscono in stretta collaborazione fra loro e rimangono costantemente in contatto. Se nella parrocchia dovessero verificarsi dei conflitti, il team pastorale ne dà comunicazione al parroco o all’incaricato parrocchiale e si adopera per conseguire una soluzione pacifica degli stessi attraverso colloqui personali e/o facendo ricorso ad una consulenza.
Liturgia
56. La persona incaricata per della liturgia promuove la preghiera e le celebrazioni comunitarie e fa sì che la liturgia abbia una forma viva, rispecchi la fede gioiosa della comunità e inviti anche i lontani dalla vita parrocchiale a prendere parte alle celebrazioni. Promuove le diverse forme della liturgia e la musica sacra, coordinando fra loro i servizi e i compiti liturgici; cura e allestisce il luogo di culto e s’incarica dell’inventario liturgico. Pianifica e prepara le celebrazioni liturgiche previste dal calendario liturgico e quelle che dovessero di volta in volta presentarsi e collabora alla redazione del piano delle celebrazioni liturgiche nell’unità pastorale.
Annuncio
57. La persona incaricata per l’annuncio incoraggia la comunità ad assumere un atteggiamento costantemente missionario. Propone iniziative di evangelizzazione e si incarica dell’annuncio e dell’istruzione cristiana. Sostiene la formazione di “Piccole comunità cristiane”[21]. Coordina la preparazione ai sacramenti, si incarica della formazione e della catechesi per adulti e dell’organizzazione di pellegrinaggi e iniziative comunitarie.
Carità
58. La persona incaricata per la carità sostiene e accompagna le persone e la comunità sulla via dell’amore al prossimo. Aiuta le persone a saper vedere le necessità e i bisogni dei poveri e dei sofferenti della comunità e a riconoscere in loro Cristo povero e sofferente. Promuove e sostiene le esperienze e le attività di solidarietà già presenti nella comunità e indica ad essa situazioni di necessità, ingiustizia e sofferenza. Ricorda a tutti il dovere di assumersi delle responsabilità per il bene comune e promuove l’accompagnamento, l’aiuto e la condivisione con persone in difficoltà.
Amministrazione
59. La persona incaricata per l’amministrazione promuove un uso dei beni e delle strutture della parrocchia conforme ai valori del Vangelo. Si occupa della redazione dei registri parrocchiali conformemente alle norme in vigore, della cura dei beni materiali e della funzionalità delle strutture della parrocchia. Vigila sull’amministrazione delle offerte e tiene conto delle entrate e delle spese della parrocchia; cura l’osservanza delle norme sulla sicurezza. Si preoccupa affinché l’amministrazione sia avveduta e trasparente, dell’assicurazione del patrimonio tramite la stipulazione di contratti e dell’attuazione di progetti rientranti nell’amministrazione ordinaria e straordinaria della parrocchia. La persona incaricata dell’amministrazione è membro d’ufficio del Consiglio per gli affari economici, ma non svolge in esso la funzione di vicepresidente.
Coordinamento
60. Il/la presidente del Consiglio pastorale parrocchiale assume anche il coordinamento del team pastorale. Il coordinatore/la coordinatrice armonizza fra loro le mansioni degli altri membri del team e l’attività di questi con il parroco/l’incaricato parrocchiale. Fa sì che s’instauri un regolare flusso d’informazioni e risolve eventuali dubbi concernenti l’attribuzione di competenze fra i membri del team pastorale. Mantiene contatti con le associazioni e i movimenti presenti in parrocchia; d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale cura i rapporti con l’esterno e mantiene le relazioni a livello di unità pastorale e diocesano.
Prerogative e attribuzioni
61. Il team pastorale è responsabile di fronte al parroco, nelle parrocchie la cui cura pastorale è regolata dal can. 517 §2 CIC, di fronte al Vescovo e l’incaricato parrocchiale. Il parroco o l’incaricato parrocchiale è presiede il team ed è sempre legittimato a partecipare alle sedute. Non vi è tuttavia tenuto, specialmente laddove fosse incaricato della cura pastorale di diverse parrocchie. Anche in assenza del parroco o dell’incaricato parrocchiale, il team pastorale può e deve riunirsi e prendere decisioni, posto che ciò avvenga d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale, ed egli sia informato delle decisioni prese. Il parroco o l’incaricato parrocchiale all’interno del team ha il compito particolare di tenere sempre orientato il lavoro comune secondo le prospettive del Vangelo; egli incoraggia e rafforza gli altri membri sulla via della sequela. Promuove il lavoro autonomo del team e delega ad esso le attività che non sono legate ai suoi compiti principali legati all’ordine sacro e alla rappresentanza legale della parrocchia.
62. Il team pastorale presenta regolare resoconto delle proprie attività al Consiglio pastorale parrocchiale e riceve da esso indicazioni e suggerimenti per il proprio servizio. Le decisioni che vanno al di là dell’ordinaria amministrazione o che riguardano la pianificazione a lungo termine delle attività pastorali, vengono prese dal Consiglio pastorale parrocchiale.
63. Il team pastorale coordina i gruppi di lavoro del Consiglio pastorale parrocchiale e i diversi servizi prestati in parrocchia ed è per essi, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale, il primo interlocutore, tenendo conto che ogni membro del team coordina il suo specifico ambito di attività.
64. Collaboratori assunti con regolare contratto prendono parte alle sedute del team pastorale in funzione di consiglieri ed esecutori. Il team pastorale stesso è tuttavia formato esclusivamente da collaboratori volontari della parrocchia.
Considerazione finale
65. La Chiesa scaturisce dal mistero del Dio Uno e Trino e trova in Lui il suo centro e il suo fine (cfr. LG 2-4). Ciò che determina la Chiesa non è il suo agire, ma l’apertura all’azione di Dio nel nostro mondo. Al di sopra e al di là di ogni organigramma di ruoli direttivi, la pastorale è caratterizzata e nutrita dalla ricerca di Lui, fondamento e adempimento di tutte le speranze e di tutti i desideri più veri dell’umanità.
Approvato la Domenica di Pentecoste, 23.05.2021
Nr. Prot. 2021/290
+ Ivo Muser, Vescovo