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1. Introduzione
2. L’unità pastorale e il consiglio pastorale unitario
3. Il programma pastorale dell’unità pastorale
4. La composizione, la presidenza e gli organi del consiglio pastorale unitario
5. Le commissioni del consiglio pastorale unitario
6. L’accompagnamento delle parrocchie associate in un’unità pastorale da parte degli uffici e dei settori diocesani avviene preferibilmente al livello del consiglio pastorale unitario e delle sue commissioni.
7. La spesa per finanziare le iniziative e i progetti dell’unità pastorale è di solito sostenuta insieme dalle parrocchie dell’unità pastorale; tale spesa viene normalmente suddivisa secondo una proporzione concordata assieme (per es., in base al numero di abitanti). È anche possibile formare una cassa comune, gestita come un centro di costo nella contabilità di una delle parrocchie. Di essa si dia rendiconto annuale nel consiglio pastorale unitario.
8. Dopo ogni riunione del consiglio pastorale unitario è compito fondamentale dei rappresentanti delle parrocchie coinvolte fornire informazioni al consiglio pastorale parrocchiale di provenienza sugli argomenti discussi e sulle decisioni prese. I verbali delle riunioni del consiglio pastorale unitario vengono conservati nell’archivio parrocchiale della parrocchia in cui è parroco il responsabile dell’unità pastorale e possono essere là consultati da tutti i membri del consiglio pastorale unitario.
Emanate il 2 febbraio 2022, festa della Presentazione del Signore
Prot. nr. 2022/42
+Ivo Muser, Vescovo
I presenti orientamenti sono stati elaborati da un gruppo di lavoro in seno all’Ufficio Pastorale insieme a rappresentanti dell'Associazione delle Residenze per Anziani dell'Alto Adige. È stato convalidato dalla suddetta Associazione e dalla Conferenza dei Decani, approvato dall'Ordinario e con ciò messo in vigore.
Obiettivi della pastorale nelle residenze per anziani
Dio ti ama e ti accoglie. Come eri e come sei ora. La sua bontà e la sua misericordia ti abbracciano e ti sostengono, con tutte le tue fragilità, i tuoi difetti e le tue debolezze - incondizionatamente, per sempre. Con questo annuncio la pastorale vuole essere al fianco dei residenti nelle case di riposo, dei loro parenti e del personale assistenziale delle strutture.
Attraverso i fatti, le parole e la presenza, la pastorale avvicina all’esperienza di Cristo sofferente e abbandonato, che conforta e sostiene, perdona la colpa e dona gioia, guarisce ciò che è ferito e permette la riconciliazione; Lui che è sempre presente, infonde coraggio e risolleva.
La pastorale lo realizza in vari modi: attraverso la celebrazione dei sacramenti, dei riti e delle feste della fede cristiana, offrendoli come sostegno e aiuto per affrontare la vita. Aiuta a interpretare attraverso la fede la propria situazione e a gestirla in modo attivo. Accompagna le persone nella malattia e nel lutto e offre assistenza nell’affrontare le crisi. Attraverso colloqui e attività condivise, aiuta le persone a confrontarsi con il significato e l’incomprensibilità della sofferenza, ma anche a celebrare gli aspetti gioiosi della vita. In questo modo, la pastorale accompagna l'ultima parte del viaggio esistenziale in modo umano e significativo.
Le parti responsabili e la rete di relazioni
La pastorale nelle residenze per anziani è caratterizzata dall'interazione di vari organismi responsabili.
La molteplicità dei servizi pastorali nelle residenze per anziani
La pastorale nella residenza per anziani si realizza comunitariamente tramite una serie di servizi. Questa molteplicità di attori è un'espressione della cura amorevole e viva che la comunità rivolge agli anziani della casa.
Essenziale per la comprensione della cura pastorale è il legame di appartenenza che unisce tutte le persone coinvolte alla parrocchia o all’Unità pastorale. La pastorale cristiana non è un agire a titolo personale, ma si realizza in nome di Cristo e della Chiesa. Questo accade a livello simbolico, ma si esprime anche in modo essenziale attraverso il richiamarsi alla concreta comunità cristiana locale, nel cui nome e sul cui incarico si svolge il rispettivo servizio. Tutti i servizi, intesi esplicitamente come parte ed espressione della cura pastorale cristiana/cattolica, sono quindi sempre legati alla parrocchia o all'Unità pastorale che invia e incarica le relative persone. I rispettivi responsabili parrocchiali e quelli della struttura residenziale si assicurano che questo legame sia sempre tenuto vivo.
Il responsabile della Pastorale degli anziani a livello parrocchiale si assicura che le persone assumano i servizi pastorali nella residenza per anziani su incarico della parrocchia. Garantisce che a queste persone venga offerta da parte della diocesi un’adeguata formazione e specializzazione per il rispettivo servizio svolto (Percorso Diocesano di Formazione) e si accerta che questi servizi pastorali siano coordinati con le altre attività della parrocchia e vadano con esse di pari passo.
La persona che coordina la pastorale nella casa cura l’organizzazione dei servizi pastorali al suo interno e la loro armonizzazione con le procedure residenziali. È responsabile dei turni di servizio e pone attenzione alla qualità e all'affidabilità dei servizi assunti. Essa è anche persona di contatto per i servizi pastorali e si impegna a far conoscere le procedure operative che regolano la struttura e a garantire l’assistenza nella pratica.
Infrastrutture e finanziamenti
Al fine di adempiere alla propria responsabilità per la cura pastorale dei residenti, dei loro parenti e del personale, l’ente residenziale assicura la costruzione e la manutenzione di un'infrastruttura adeguata. Questo include in ogni caso:
Inoltre, a seconda delle dimensioni o delle possibilità della struttura dovrebbe essere fornito:
L’ente residenziale e di cura si fa carico delle spese necessarie per le celebrazioni religiose (ostie, vino sacramentale, candele, fiori, libri, paramenti, ecc.) così come dei sussidi per la pastorale degli anziani (fogli informativi, immaginette sacre per la preghiera, ecc.). I programmi per la formazione dei volontari e i costi per le attività di perfezionamento nel contesto del lavoro pastorale svolto nella struttura residenziale vengono annualmente presentati all'amministrazione della casa e sono finanziariamente garantiti.
Programma pastorale
Per garantire una qualità costante e uno sviluppo permanente della pastorale, ogni residenza per anziani ha un programma pastorale. Questo viene redatto congiuntamente dai responsabili della parrocchia o dell'Unità pastorale e dai coordinatori della casa, per essere poi approvato dal parroco responsabile.
Il programma viene aggiornato ogni anno alla luce dell'esperienza vissuta e delle nuove iniziative, ed è adattato alle circostanze e alle necessità. Il programma pastorale descrive le attività ricorrenti, come anche quelle legate a momenti particolari dell'anno liturgico o alla vita quotidiana della casa. Menziona i rispettivi responsabili e le persone impegnate nelle varie attività, fornendo anche le indicazioni più importanti per la loro messa in pratica.
Il programma pastorale è quindi strumentale alla pianificazione e alla valutazione delle attività pastorali. L'ufficio pastorale della diocesi fornisce un modello campione di un programma pastorale per la residenza per anziani. I punti che ora seguono descrivono i contenuti essenziali della pastorale da tenere presente in ogni programma.
Liturgia, annuncio, Caritas
La celebrazione della liturgia costituisce anche nelle residenze per anziani la fonte e il culmine (cfr. SC 10) dell’agire pastorale. Per questo motivo, la Santa Messa viene regolarmente celebrata nella casa ogni settimana. Dove questo non è possibile per mancanza di sacerdoti, e anche come offerta aggiuntiva durante la settimana o la domenica, si tengono Celebrazioni della Parola con o senza la distribuzione della Santa Comunione. Anche i parenti dei residenti e i fedeli della zona circostante sono invitati a queste celebrazioni. Laddove i parenti non possano provvedere, i volontari assistono il personale della casa nell'accompagnare gli anziani nel tragitto dalla zona giorno alla cappella e durante le celebrazioni liturgiche. Quando questa assistenza è resa possibile da un adeguato servizio di volontariato, si cercherà di organizzare una celebrazione domenicale. A causa della carenza di sacerdoti, tale celebrazione sarà tuttavia in molti casi una Celebrazione della Parola o un momento di preghiera comunitaria.
Nella celebrazione della liturgia, un'attenzione speciale è riservata alle feste e ai tempi forti dell'anno liturgico, onde permettere agli anziani di inserirsi nell’abituale ritmo celebrativo della comunità parrocchiale. A questo proposito, si raccomanda la consuetudine, già praticata in molti luoghi, di offrire agli anziani la possibilità di partecipare alla funzione parrocchiale attraverso la radio o altri mezzi tecnici, inviando ministri straordinari della Comunione direttamente dalla celebrazione eucaristica alla casa, al fine di includere i residenti nella comunità eucaristica.
Nelle case si dovrebbe prestare un'attenzione particolare alla recita regolare del Santo Rosario o ad altre forme di devozione fortemente ritualizzate. Tali momenti sono particolarmente adatti come supporto spirituale per le persone con demenza o deterioramento cognitivo, da un lato per il loro ancoraggio biografico, dall’altro anche per il loro carattere semplice e ripetitivo.
Oltre alla liturgia, nelle residenze per anziani la pastorale dovrebbe prestare buona attenzione all'approfondimento della fede. Questo può avvenire attraverso un'offerta formativa o un colloquio a carattere religioso, così come attraverso offerte ricreative appropriate in ambito pratico o artistico. Qui gli anziani possono - a seconda della loro situazione personale – assumere un ruolo attivo, raccontando ad altre persone le loro (buone o meno buone) esperienze di fede. Il racconto in prima persona della propria esperienza religiosa può essere un modo importante per continuare a scrivere la propria biografia spirituale e per integrarla nella situazione attuale.
Come terzo pilastro, l’amore concreto al prossimo (Caritas) è un elemento portante della pastorale. Qui è importante considerare gli anziani non solo come soggetti riceventi ma anche, secondo le loro possibilità, come soggetti attivi nell’ambito della caritas, dell’amore al prossimo. La possibilità di essere presenti per gli altri e di fare loro del bene è un elemento essenziale per l’efficacia dell’operato e per la scoperta di significato nella vita quotidiana. Perciò è anche compito della pastorale indicare possibili percorsi per permettere agli anziani di sperimentare il più a lungo possibile il loro essere sostegno concreto agli altri (anche attraverso la preghiera) e appartenere così a tutti gli effetti alla comunità dei fedeli.
Espressione della caritas cristiana per gli anziani sono anche tutti quei servizi legati alle visite, al trasmettere gioia o semplicemente al passare del tempo con loro. Questo aspetto apre un ampio spettro di possibilità in cui sia singoli che gruppi possono dare il loro attivo contributo.
Malattia – morte – lutto
La pastorale è imprescindibile nelle procedure definite da ogni casa per l’assistenza dei malati gravi e dei moribondi. Alle persone malate, ai loro parenti e anche al personale vengono mostrate e offerte con sensibilità le possibilità di accompagnamento pastorale, inteso sempre come un’opzione del tutto gratuita.
Gli elementi costitutivi dell’accompagnamento pastorale nelle malattie gravi e in prossimità del fine-vita sono:
La Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio) dovrebbe essere considerata nelle residenze per anziani come un'occasione importante per sensibilizzare alle situazioni di malattia e di lutto, e per ringraziare tutti coloro che sono impegnati nella rispettiva cura pastorale.
Ancoraggio istituzionale
L'Ufficio Pastorale è responsabile della formazione e del perfezionamento dei volontari nelle parrocchie. Collabora alla formazione e al perfezionamento delle coordinatrici/dei coordinatori della pastorale, specialmente in relazione ai contenuti.
L'Associazione delle Residenze per Anziani cura la formazione e il perfezionamento delle coordinatrici/dei coordinatori della pastorale e partecipa alla formazione e al perfezionamento dei volontari, in particolar modo per quanto concerne le procedure e gli standard nelle residenze.
Approvato la Domenica di Pentecoste, 23.05.2021
Nr. Prot. 2021/294
+Ivo Muser, Vescovo
Il Sinodo diocesano ha affidato al Consiglio pastorale e al Consiglio presbiterale i seguenti compiti:
Il Consiglio pastorale e il Consiglio presbiterale si sono occupati dei temi citati e hanno approvato le seguenti direttive nell’ambito di una seduta comune tenutasi il 24 aprile 2021, affinché esse siano presentate all’approvazione del Vescovo.
1. La parrocchia è una comunità nella quale si realizza concretamente la missione della Chiesa[4]. La comunione nella parrocchia è al servizio del mandato missionario, che Cristo ha dato alla Chiesa: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20). Cristo stesso è presente nella Chiesa e la rende un popolo di Dio sacerdotale, profetico e regale. La Chiesa annuncia la Buona Notizia di Gesù Cristo, celebra i misteri della fede e pratica il servizio della carità verso il prossimo. In tal modo invita gli uomini a divenire discepoli di Cristo e a partecipare all’edificazione della comunità.
2. La parrocchia è il luogo concreto dove si realizza la missione della Chiesa. Essa non è un comodo rifugio, ma è espressione della missione universale di salvezza della Chiesa. Prendendosi cura integralmente dell’uomo, e in particolare dei poveri e dei sofferenti, la parrocchia diviene espressione dell’amore di Dio. Essa si fa Sacramento, «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano»[5].
3. Dal momento che la Chiesa ha questa missione di salvezza per il mondo, vi sono in essa diversi carismi, ministeri e uffici. Tutti i battezzati sono corresponsabili dell’annuncio della Buona Notizia di Gesù Cristo, ciascuno mettendo al servizio degli altri le proprie capacità. In questa molteplicità si rivela l’azione dello Spirito Santo, che edifica e vivifica la Chiesa con la ricchezza dei suoi doni. I “carismi” sono doni particolari dello Spirito Santo; essi si manifestano in azioni concrete e sono al servizio della missione della Chiesa. Si distinguono da semplici inclinazioni o doti personali nella misura in cui si pongono in modo particolare al servizio della trasmissione della fede e dell’edificazione della Chiesa. Tramite i suoi doni, lo Spirito Santo fa sì che la Chiesa attui concretamente, nei diversi luoghi, il mandato di Gesù Cristo e si manifesti in tal modo come un popolo sacerdotale, profetico e regale. Il mandato missionario impegna dunque la parrocchia a lasciare spazio nell’azione pastorale anche a nuovi servizi e incarichi, che sorgono dalla comune responsabilità di tutti i battezzati e dai carismi donati dallo Spirito Santo[6]: “Infatti, lì dove c’è una necessità particolare, lo Spirito ha già effuso carismi che permettano di rispondervi.”[7]
4. Guidando la parrocchia che gli è affidata, il parroco, nel modo proprio del suo ministero, è a servizio di Cristo, il quale continua ad agire in modo concreto e visibile nella Sua Chiesa. Ciò avviene in due modi: ricordando che Cristo è il pastore, il sacerdote e il maestro della Chiesa e aiutando a far sì che si attui la “forma” che lo Spirito Santo vuole conferire alla parrocchia tramite i suoi doni e carismi. Il ruolo del presbitero consiste in un duplice ascolto: della tradizione apostolica e della fede che lo Spirito suscita nei membri della Chiesa. Di tutto ciò si fa esperienza sacramentalmente nella celebrazione dell’Eucaristia: Cristo è presente nella Chiesa e agisce in essa.
5. Il ministero di guida del presbitero non si trova dunque in concorrenza con altri incarichi di guida e altre forme di responsabilità apostolica che lo Spirito suscita nella Chiesa. Esso ha piuttosto il compito di esprimere l’unico agire dello Spirito nei diversi servizi e carismi e di ricondurre questi all’unità. Il ruolo di guida del presbitero, come analogamente ogni altro ruolo di guida nella Chiesa, ha perciò sempre un carattere sinodale[8] e come tale deve essere vissuto. La comune missione del popolo di Dio e la comune responsabilità di tutti i battezzati possono esprimersi solo se in ogni decisione l’ascolto dell’agire dello Spirito e il discernimento della Sua voce assumono un ruolo centrale. Ciò è possibile se in parrocchia sono vivi il dialogo e lo scambio reciproco. Dio già agisce già nella sua comunità e la accompagna nel cammino. Una guida a carattere sinodale inizia dall’ascolto reciproco e dal comune discernimento della voce di Dio nella Parola e nei segni dei tempi. Le decisioni che si rendono necessarie non manifestano l’opinione privata di colui che guida, ma rendono tangibile l’agire di Dio nella comunità. Chi guida non dovrebbe dunque conferire alla comunità una “forma” che rispecchi le proprie idee, ma portare alla luce e proteggere la “forma” che lo Spirto di Dio le dona tramite la sua azione carismatica. Essere guida non significa mettersi al di sopra dei carismi, come una coperta che li soffoca e toglie ossigeno alla fiamma dello Spirito, ma alimentare questa fiamma perché possa ardere e rigenerare così non solo la comunità ma anche chi la guida.
6. Nella nostra diocesi, alla diversità dei doni e al carattere particolare che lo Spirito Santo conferisce ad ogni chiesa locale, appartiene anche l’eredità complessa della convivenza di lingue e culture diverse. Tale ricchezza di manifestazioni dell’unico Vangelo nelle diverse lingue e culture è il dono e il compito speciale che Dio ha dato alla nostra Chiesa locale e, in modi diversi, alle nostre parrocchie. Pertanto, nella nostra situazione concreta, uno dei particolari compiti affidati al ministero di guida è quello di curare l’unità della Chiesa nella molteplicità, di promuovere la pace e di guarire le ferite, affinché tutti i cristiani testimonino insieme in modo credibile la Buona Notizia del Regno di Dio.
7. I seguenti ruoli rispecchiano gli ambiti che risultano maggiormente significativi nel cambiamento attuale dell’azione e delle strutture pastorali. Sono radicati nei fondamenti teologici sopradescritti e sono comprensibili in base ad essi. L’accento è posto sui rapporti che intercorrono fra i diversi ruoli, mentre sono presupposte le disposizioni del diritto ecclesiale in materia, senza che queste debbano essere ulteriormente specificate[9].
8. Per tutti i ministeri di guida vale quanto segue: la responsabilità degli ambiti fondamentali della vita cristiana è propria della comunità dei battezzati, i quali pur nella diversità di ministeri e compiti sono chiamati come unico popolo di Dio al servizio del Regno. Il compito di chi guida viene perciò descritto come una “cura” oppure con il corrispondente verbo “curare”. Ciò indica da un lato una responsabilità di ordine superiore, quella cioè di favorire la realizzazione di determinate perfezioni della comunità, da promuoversi se necessario anche con insistenza. Dall’altro si vuole sottolineare come l’attuazione delle attività corrispondenti a tali perfezioni sia compito della comunità stessa e non possa essere da questa delegata a chi la guida. Allo stesso modo, la cura di chi guida non può sostituirsi alla responsabilità propria dei battezzati. Tale cura non consiste in primo luogo nell’agire, ma nell’avere uno sguardo attento e di stima e gratitudine per tutto ciò che lo Spirito di Dio suscita nella comunità, affinché tutto possa concorrere all’unità. Questa cura si esercita principalmente là dove una comunità o singole persone o gruppi abbiano bisogno di aiuto per mettere al servizio dell’edificazione della comunità i doni ricevuti dallo Spirito.
9. «Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma del diritto»[10].
Finalità
10. Il parroco cura assieme al Consiglio pastorale parrocchiale e al team pastorale (cfr. nr. 8) che nelle parrocchie a lui affidate si sviluppi una comunità vivace, che si orienti continuamente di nuovo al mandato missionario di Cristo e incoraggi le persone a crescere fianco a fianco nella fede e nel servizio assunto. Aiuta i singoli fedeli e la comunità a crescere nella relazione con Cristo, tramite l’amministrazione dei sacramenti, il servizio della Parola, la condivisione e la carità nei confronti del prossimo. Promuove, rafforza e collega fra loro i carismi donati alla comunità e la guida sulla via del necessario discernimento. Egli sostiene e accompagna specialmente coloro che assumono compiti di guida in ambito pastorale a favore della comunità; favorisce l’apertura della comunità ad un confronto vivo con le parrocchie dell’unità pastorale e del decanato, nonché con la diocesi.
Compiti principali
11. Il compito principale del parroco è la cura pastorale, cioè l’annuncio della Parola e l’amministrazione dei sacramenti, la trasmissione della fede e l’accompagnamento delle persone sul loro cammino di vita e di fede. I compiti organizzativi e di ordinaria amministrazione, che tradizionalmente competono al parroco ma non sono strettamente legati all’ordinazione sacerdotale o alla rappresentanza legale della parrocchia, dovrebbero essere delegati a collaboratori. Di fronte ai cambiamenti che interessano la figura e il ruolo del presbitero nella pastorale e alle sfide che essi comportano, la formazione permanente, l’accompagnamento spirituale e la supervisione si rivelano parte integrante del servizio pastorale; i presbiteri hanno perciò diritto ad usufruire di adeguate offerte formative e ad ottenere sostegno dagli uffici diocesani competenti.
Il ministero di guida
12. Il parroco fa sì che gli organi della parrocchia funzionino a norma delle direttive diocesane. Fra di essi vi sono il Consiglio pastorale parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici, il team pastorale, nonché eventualmente ulteriori gruppi di lavoro e incarichi. Il parroco promuove l’autonomia di azione di tali organi, li sostiene fattivamente e con il proprio consiglio, e li accompagna con la preghiera. Si preoccupa affinché i lavori all’interno degli organi citati siano caratterizzati dal discernimento comunitario, dall’ascolto della Parola di Dio e dell’azione dello Spirito e non da meccanismi di potere o di pura maggioranza.
13. Il parroco stima e cura le strutture e le consuetudini proprie della parrocchia a lui affidata e la incoraggia a riconsiderarle e svilupparle alla luce del Vangelo. Assieme al team pastorale si preoccupa affinché i carismi che lo Spirito Santo dona alla comunità possano emergere e contribuire all’edificazione della Chiesa. Assieme al team pastorale si adopera affinché coloro che assumono un servizio siano adeguatamente preparati a svolgerlo e distribuisce con chiarezza gli incarichi; accompagna i propri collaboratori e crea un ambiente in cui al servizio prestato corrispondano la stima e la gratitudine dovute. È al corrente dei conflitti che possono sorgere e sostiene il team pastorale nella loro soluzione, sia tramite colloqui personali sia tramite il ricorso a consulenti. Eventuali conflitti gravi o situazioni particolarmente problematiche dovranno essere comunicati anche all’Ufficio pastorale.
14. Il parroco fa sì che le parrocchie affidate alla sua cura siano rappresentate nel Consiglio pastorale unitario e incoraggia coloro che in esse abbiano un incarico particolare a collaborare fra loro a livello di unità pastorale.
15. In quanto responsabile legale della parrocchia, il parroco amministra e utilizza i beni della parrocchia in un’ottica evangelica, con l’aiuto del Consiglio per gli affari economici. Affinché l’amministrazione sia svolta secondo le norme vigenti, il parroco conferisce l’incarico di collaboratore in ambito amministrativo a persone adatte. Assieme al team pastorale fa in modo che i registri parrocchiali siano redatti a norma, affidando tale compito a persone adeguatamente formate.
16. Il parroco coordina, in base agli accordi e agli incarichi affidati, il ministero pastorale dei collaboratori[11] e dei coadiutori pastorali, dei diaconi permanenti nonché degli assistenti pastorali attivi nelle sue parrocchie, e conviene regolarmente con loro ad incontri di lavoro. Fa sì che il loro ministero sia svolto in comunione con altri ruoli di guida presenti in parrocchia.
17. Il parroco è responsabile dei collaboratori assunti in parrocchia, ove presenti. Assieme al team pastorale e il Consiglio pastorale parrocchiale redige una chiara descrizione dei compiti e dei servizi loro affidati e svolge regolari incontri di confronto e comunicazione.
18. Pertengono alla guida di un’unità pastorale anche i seguenti compiti, che si aggiungono a quelli specifici del parroco: il responsabile dell’unità pastorale invita in particolar modo i presbiteri, i collaboratori volontari ed eventuali collaboratori assunti, nonché gli stessi fedeli, ad assumere responsabilità per la propria parrocchia, senza dimenticare l’unione che si realizza al livello di unità pastorale. Fa sì che il Consiglio pastorale unitario funzioni regolarmente e che ne siano assicurate la presidenza e la verbalizzazione; sono altresì necessarie una giunta esecutiva e particolari commissioni. Il responsabile dell’unità pastorale si occupa in particolar modo delle questioni sovra-parrocchiali e favorisce la collaborazione fra i presbiteri e fra le parrocchie dell’unità pastorale. Si preoccupa costantemente della formazione permanente dei presbiteri e dei collaboratori assunti e/o volontari e li incoraggia a prendere parte a proposte formative adatte.
Il ministero dell’annuncio
19. Il parroco annuncia la fede in modo vivo e pone al centro l’incontro con Cristo nella Parola. L’annuncio si realizza tramite la testimonianza della propria vita e i colloqui con i fedeli, favorendo la trasmissione della fede nella comunità. Il parroco incoraggia e accompagna la comunità nello sviluppo di nuove vie di evangelizzazione e nel dare una bella testimonianza di fede comunitaria e personale. Accompagna i volontari della parrocchia attivi nella pastorale dell’annuncio e nella catechesi e promuove e accompagna la formazione di “Piccole comunità cristiane”.
20. È compito particolare del parroco incoraggiare e rafforzare i fedeli tramite la predicazione (l’omelia) e dischiudere loro il tesoro della Parola di Dio. Egli intrattiene con loro uno scambio fecondo sul messaggio delle letture del giorno e si sforza così di mostrare la relazione vitale della Parola con gli interrogativi della vita. Rimanda alla testimonianza di coloro la cui esperienza di vita e formazione possono essere di aiuto alla comunità e riflette sul Vangelo della domenica con le persone che nella parrocchia hanno ruolo di guida, per scoprire assieme a loro il messaggio che la Parola rivolge alla comunità stessa.
Il ministero della santificazione
21. Il parroco, assieme agli incaricati dei team pastorali, promuove nelle comunità a lui affidate lo sviluppo un vivace modus celebrandi. Questo consiste nella cura e nello sviluppo dei diversi elementi e delle diverse forme delle celebrazioni liturgiche; un ruolo non meno importante ha altresì il collegamento profondo fra la celebrazione liturgica e il servizio al prossimo.
22. Il parroco ha il dovere dedicarsi assiduamente alla preghiera, in comunione con il Vescovo e con il clero della Chiesa locale, per invocare la divina misericordia per il popolo e di celebrare la S. Messa con e per le comunità parrocchiali a lui affidate.
23. Il calendario delle celebrazioni liturgiche viene sviluppato all’interno del Consiglio pastorale unitario con il coinvolgimento attivo delle rappresentanze delle singole parrocchie e in accordo con le direttive diocesane. Se nelle parrocchie dovessero essere presenti presbiteri attivi come collaboratori pastorali o si rendesse necessario invitare presbiteri da fuori per la celebrazione dell’Eucarestia, si deve tuttavia rispettare la buona consuetudine che vuole che il parroco presieda personalmente, a intervalli di tempo regolari, la S. Messa in ognuna delle parrocchie a lui affidate.
24. Il parroco accompagna e sostiene le guide della celebrazione della Parola e delle diverse forme di preghiera presenti in parrocchia. Le guide si sentiranno così rafforzate nel loro servizio e le comunità potranno essere nutrite con la Parola di Dio anche in sua assenza, nonché sviluppare una vita liturgica attiva e partecipe. Il parroco fa sì che un maggior numero di fedeli faccia l’esperienza di guidare le celebrazioni e si metta a disposizione per partecipare alla formazione corrispondente. Favorirà così lo sviluppo di una comunità orante in grado di animare e celebrare la liturgia.
25. Egli è responsabile dell’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione, dei Sacramenti della riconciliazione e del matrimonio, dell’Unzione degli infermi e della celebrazione delle esequie. In relazione a ciò, egli si occupa di coordinare il ministero dei presbiteri e dei diaconi presenti, nonché dei laici incaricati.
26. Il parroco pratica l’accompagnamento spirituale e pastorale dei fedeli e delle famiglie, specialmente di coloro che sono in necessità e, assieme al team pastorale, fa in modo che nasca una rete viva di persone che si pongono a disposizione del prossimo offrendo aiuto spirituale e materiale nella concretezza del quotidiano. Anche egli stesso si prodiga nella prassi della carità e testimoniando così il legame inscindibile tra la liturgia e la lavanda dei piedi.
Prerogative e attribuzioni
27. Il parroco agisce nelle parrocchie a lui affidate in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio[12]. È tenuto ad attenersi alle indicazioni dell’Ordinario e ad orientare la sua azione pastorale alle direttive e ai temi guida diocesani.
28. Il parroco presiede gli organi della parrocchia: il Consiglio pastorale parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici, il team pastorale. In quanto rappresentante legale e responsabile ultimo, ha diritto di veto sulle decisioni prese, come si evince dagli Statuti e dai Regolamenti del Consiglio pastorale parrocchiale. Ciononostante, i predetti organi direttivi hanno, in accordo con il parroco, potere decisionale anche in assenza dello stesso, a condizione che l’ordine del giorno ed eventuali temi specifici siano stati oggetto di previa chiarificazione. Se il parroco, dopo aver preso visione dell’ordine del giorno e avendo espresso eventuali sue preferenze, decide di delegare determinate decisioni, queste sono da considerarsi accettate.
L’incaricato parrocchiale
29. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone si designa con il nome di “incaricato parrocchiale” un presbitero che, in una parrocchia vacante, «è il moderatore della cura pastorale con la potestà e le facoltà di parroco». In tale parrocchia, il vescovo diocesano affida tramite decreto «ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell'esercizio della cura pastorale»[13]. Mentre l’incaricato parrocchiale è investito delle stesse potestà e facoltà del parroco, nascono dalla situazione particolare le seguenti differenze nei compiti e doveri.
30. L’incaricato parrocchiale svolge il suo esercita il suo servizio a tempo parziale e non è tenuto all’obbligo di residenza. In particolar modo gli competono quei compiti e facoltà il cui esercizio è connesso con il carattere sacerdotale, in particolare la presidenza delle celebrazioni eucaristiche e l’amministrazione dei sacramenti.
31. Riguardo a quei compiti il cui svolgimento non è legato all’ordine sacerdotale, vale quanto segue: essi vengono svolti dai membri del team pastorale in modo autonomo, in conformità dell’incarico ricevuto dal vescovo. Nell’esercizio di tali compiti, essi sono responsabili nei confronti del vescovo e dell’incaricato parrocchiale
32. Il diacono permanente, in qualità di ministro consacrato, si pone al servizio della parrocchia esplicando il suo mandato missionario attraverso la proclamazione della Parola, la celebrazione della liturgia e le opere di carità. Nella consacrazione e nella vita quotidiana lavorativa e famigliare egli testimonia la dedizione di Cristo, al servizio del suo popolo[14].
Finalità
33. Il diacono si pone al servizio della costruzione di una comunità parrocchiale viva. Egli proclama la Parola di Dio, presiede a delle Celebrazioni liturgiche, amministra i sacramenti e i sacramentali e testimonia Cristo tramite l’amore al prossimo che si traduce in opere di carità. Egli fa questo nei diversi servizi che svolge in base alle sue attitudini e alle necessità della parrocchia e nei suoi impegni lavorativi, famigliari e sociali.
Compiti principali
34. L’ambito di servizio del diacono permanente può variare in base alle sue attitudini e alla situazione. «È di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere, a seconda delle loro possibilità, il proprio ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati a impegni marginali, a funzioni meramente suppletive»[15]. La forma concreta di collaborazione in parrocchia o nell’unità pastorale viene definita in accordo con il parroco e la moglie con in coinvolgimento del Consiglio pastorale parrocchiale. Essa viene messa per iscritto e continuamente rivista ed eventualmente aggiornata[16].
Il ministero di guida
35. I diaconi permanenti sono chiamati secondo le loro possibilità alla collaborazione nel team pastorale[17]. In base alle capacità personali e agli incarichi già in essere, possono assumere un determinato ambito di competenza o la presidenza del Consiglio pastorale parrocchiale e di conseguenza il coordinamento del team pastorale.
36. Il carattere di servizio proprio del diaconato si mostra in particolar modo nelle opere di carità nei confronti del prossimo e nella costruzione di una comunità solidale. In questo modo il diacono rende tangibile il carattere ministeriale del suo ufficio ecclesiale, così come di ogni altra funzione e incarico nella Chiesa.
Il ministero dell’annuncio
37. In qualità di ministro consacrato, il diacono si fa annunciatore della Parola di Dio nella vita quotidiana lavorativa, famigliare e sociale. Egli si prodiga inoltre per la costruzione di piccole comunità cristiane, nonché nelle diverse forme della catechesi e della trasmissione della fede.
38. È compito particolare del Diacono l’annuncio della Parola e la predicazione nella liturgia. Egli vi integra anche la testimonianza e il patrimonio esperienziale dei fedeli (cfr. nr. 20).
Il ministero della santificazione
39. È compito dei diaconi adoperarsi «per promuovere celebrazioni che coinvolgano tutta l’assemblea, curando la partecipazione interiore di tutti e l’esercizio dei vari ministeri»[18]. Ciò si realizza tramite l’assistenza ai presbiteri nella celebrazione della liturgia e nella preparazione stessa di celebrazioni liturgiche. In entrambi i casi, i diaconi si adoperano per la partecipazione attiva dei fedeli e per un ampio coinvolgimento dei ministeri liturgici.
40. Il diacono è amministratore ordinario del sacramento del battesimo. Egli presiede in assenza di un presbitero alla liturgia domenicale, alla celebrazione del matrimonio, alla benedizione degli sposi e al rito delle esequie. Egli impartisce inoltre benedizioni e amministra i sacramentali[19]. Tutte queste azioni liturgiche e sacramentali si compiono d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale, nell’ambito della pianificazione delle Celebrazioni nell’unità pastorale e del programma pastorale.
Prerogative e attribuzioni
41. Il ministero del diacono permanente in parrocchia si nutre di una viva comunione con il vescovo e il suo presbiterio. In parrocchia si attiene alle indicazioni del parroco o dell’incaricato parrocchiale e orienta la sua attività al programma pastorale.
42. I diaconi permanenti sono membri d’ufficio del Consiglio pastorale della parrocchia di appartenenza e del Consiglio pastorale unitario della relativa unità pastorale e partecipano ai lavori di questi organi con il consiglio e l’azione.
43. Se non sono membri di quest’ultimo, i diaconi permanenti operano in stretta collaborazione con il team pastorale e concordano la loro attività con gli incaricati dei diversi ambiti pastorali.
44. I consigli parrocchiali e sovra-parrocchiali sono espressione della comune responsabilità dei battezzati per la missione della Chiesa. Il loro ruolo di guida è un’importante realizzazione concreta di questa responsabilità comune ed è allo stesso tempo parte di una molteplicità di ministeri e incarichi, tramite i quali singole persone e gruppi partecipano a tale responsabilità.
Finalità
45. I consigli parrocchiali e sovra-parrocchiali promuovono i molteplici carismi con i quali lo Spirito di Dio edifica e rinnova la comunità. Essi osservano e valutano alla luce del Vangelo e della missione della Chiesa la situazione e lo sviluppo della comunità parrocchiale e dell’unità pastorale, nonché lo sviluppo della società nel loro territorio. Rendono visibile e sostengono il rinnovamento che lo Spirito di Dio suscita, aiutando la comunità ad aprirsi ai Suoi doni. Stabiliscono il programma pastorale della parrocchia e dell’unità pastorale e ne accompagnano l’attuazione.
Compiti principali
46. Attraverso i suoi membri, il Consiglio parrocchiale mantiene i contatti e la collaborazione con le varie associazioni, movimenti, gruppi, fasce d'età, gruppi linguistici, strati e ambienti sociali della parrocchia e della società civile locale. Cerca di leggere i segni dei tempi e di presentare risposte adeguate per conto della parrocchia alle necessità degli uomini, affinché questi sperimentino l’aiuto e il sostegno che nascono dal Vangelo. Si sforza di coinvolgere quanti più possibile nella vita parrocchiale e nei ruoli e compiti ad essa collegati e incoraggia la comunità a percorrere un cammino di fede ricco di gioia. Promuove la formazione permanente dei volontari della parrocchia e contribuisce così ad aumentare la qualità dei servizi prestati e a portare maggior gioia nel servire insieme. Promuove la buona collaborazione dei gruppi linguistici della parrocchia. Accompagna le attività dei presbiteri, del team pastorale e degli altri collaboratori in parrocchia e fornisce ad essi puntuali feedback perché possano crescere nella fedeltà al mandato missionario di Cristo. Consiglia il team pastorale e il parroco o l’incaricato parrocchiale nello svolgimento dei loro compiti. Stabilisce il programma pastorale a lungo termine della parrocchia e si occupa di questioni che vanno al di là dell’ordinaria amministrazione della parrocchia. Nel far ciò tiene conto delle indicazioni del Consiglio pastorale unitario e del programma dell’unità pastorale.
47. Il consiglio per gli affari economici della parrocchia ha il compito, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale, di amministrare in modo prudente i beni parrocchiali. Ciò richiede una rendicontazione ordinata e trasparente delle entrate e delle uscite della parrocchia, la salvaguardia dei beni immobili attraverso la stipulazione di contratti ed accordi, la manutenzione degli edifici sacri e la salvaguardia del patrimonio artistico, nonché l’uso responsabile dei fondi provenienti da offerte, contributi e proventi, in ordine alle necessità della cura pastorale. Se vi sono incaricati preposti alla realizzazione delle risoluzioni del consiglio per gli affari economici, essi, pur tenuti a rispondere del proprio operato, svolgono la loro funzione in spirito di cooperazione e nella consapevolezza della comune responsabilità.
48. Il Consiglio pastorale unitario è espressione del senso di responsabilità solidale di tutte le parrocchie facenti parte di un’unità pastorale per un positivo sviluppo della Chiesa sul loro territorio. Rafforza le comunità vive del suo territorio, ne coordina le attività e promuove sinergie e cooperazioni. Si fa promotore di attività sovra-parrocchiali. Stabilisce linee guida e procedure che aiutino le parrocchie a trovare una risposta comune in ambiti significativi della pastorale, ad es. riguardo al calendario delle celebrazioni liturgiche, all’amministrazione dei sacramenti o alle attività caritative. Pone particolare attenzione alla formazione dei volontari in ambito sovra-parrocchiale.
Prerogative e attribuzioni
49. Il lavoro del Consiglio pastorale parrocchiale è espressione della missione e della responsabilità comuni di tutta la comunità parrocchiale. Perciò provvede a informare regolarmente la comunità sulle proprie attività e la coinvolge in modo opportuno nelle decisioni di maggior portata. Regolari assemblee parrocchiali sono uno strumento adeguato a promuovere l’informazione e la partecipazione.
50. Il Consiglio pastorale parrocchiale elegge il team pastorale per un mandato corrispondente al suo. Orienta le attività del team pastorale e degli incaricati dei diversi ambiti e dà loro utili feedback su ogni passo intrapreso. Il team pastorale prepara le sedute del Consiglio pastorale parrocchiale, ne cura l’ordinato svolgimento e ne mette in pratica le risoluzioni.
51. Dove il team pastorale coincide con il Consiglio pastorale parrocchiale, come nel caso delle parrocchie più piccole, il Consiglio pastorale parrocchiale ne attribuisce i ruoli a persone scelte allo scopo. Lo stesso gruppo di persone in questo caso svolge sia il compito di discernimento e di orientamento e il compito operativo di coordinamento del team pastorale. In questo caso è particolarmente importante che tramite regolari assemblee parrocchiali venga garantita la partecipazione di una cerchia più ampia di persone ai processi di discernimento e di decisione.
52. Secondo il can 536 CIC il Consiglio pastorale parrocchiale è sottoposto alla giurisdizione del parroco o dell’incaricato parrocchiale. Perciò le risoluzioni del Consiglio pastorale parrocchiale entrano in vigore in virtù del loro assenso. Se questi ultimi si avvalgono del loro diritto di veto devono farlo per iscritto e darne comunicazione all’Ufficio pastorale. Obiettivo del discernimento comunitario nel Consiglio pastorale parrocchiale è rispondere insieme alla voce dello Spirito Santo nella Sua Chiesa. L’uso del diritto di veto è sempre già segno del fatto che questo discernimento comunitario non è riuscito come sarebbe auspicabile. Lo stesso avviene a riguardo del rapporto fra il Consiglio pastorale unitario e il responsabile dell’unità pastorale.
53. Il team pastorale è composto da 3-5 persone elette dal Consiglio pastorale parrocchiale e dal Consiglio parrocchiale per gli affari economici per un mandato corrispondente a quello dei due Consigli e nominate dal parroco. Nelle parrocchie dove vi sia un incaricato parrocchiale, il team pastorale agisce su incarico del vescovo[20].
Finalità
54. Il team pastorale guida l’attuazione organizzativa e il disbrigo delle attività nella parrocchia e s’incarica dell’attuazione del programma pastorale e delle decisioni del Consiglio pastorale parrocchiale. Vigila affinché la parrocchia, in quanto comunità sacerdotale, profetica e regale, dia testimonianza di Gesù Cristo e agisca in modo missionario nel suo territorio. Invita e incoraggia i fedeli a prendere parte alla vita della parrocchia a seconda dei carismi ricevuti e alla sequela attiva di Cristo. Affinché questo avvenga, il team pastorale trae forza, nei suoi incontri, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dalla preghiera.
Compiti principali
55. Il team pastorale s’incarica dell’attuazione delle attività pastorali ordinarie della parrocchia e, assieme al Consiglio pastorale parrocchiale, dello sviluppo di nuove iniziative, in particolare nell’ambito dell’evangelizzazione. In tal senso, tramite i rappresentanti della parrocchia, collabora anche a livello di unità pastorale. Favorisce un buon flusso di informazioni all’interno della parrocchia, nonché fra di essa e il parroco o l’incaricato parrocchiale, l’unità pastorale e la diocesi. Prepara le sedute del Consiglio pastorale parrocchiale e ne attua le risoluzioni. I membri del team pastorale svolgono, ciascuno a seconda del proprio compito, funzioni di coordinamento negli ambiti di attività riportati sotto. Di essi sono anche primi interlocutori, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale. Agiscono in stretta collaborazione fra loro e rimangono costantemente in contatto. Se nella parrocchia dovessero verificarsi dei conflitti, il team pastorale ne dà comunicazione al parroco o all’incaricato parrocchiale e si adopera per conseguire una soluzione pacifica degli stessi attraverso colloqui personali e/o facendo ricorso ad una consulenza.
Liturgia
56. La persona incaricata per della liturgia promuove la preghiera e le celebrazioni comunitarie e fa sì che la liturgia abbia una forma viva, rispecchi la fede gioiosa della comunità e inviti anche i lontani dalla vita parrocchiale a prendere parte alle celebrazioni. Promuove le diverse forme della liturgia e la musica sacra, coordinando fra loro i servizi e i compiti liturgici; cura e allestisce il luogo di culto e s’incarica dell’inventario liturgico. Pianifica e prepara le celebrazioni liturgiche previste dal calendario liturgico e quelle che dovessero di volta in volta presentarsi e collabora alla redazione del piano delle celebrazioni liturgiche nell’unità pastorale.
Annuncio
57. La persona incaricata per l’annuncio incoraggia la comunità ad assumere un atteggiamento costantemente missionario. Propone iniziative di evangelizzazione e si incarica dell’annuncio e dell’istruzione cristiana. Sostiene la formazione di “Piccole comunità cristiane”[21]. Coordina la preparazione ai sacramenti, si incarica della formazione e della catechesi per adulti e dell’organizzazione di pellegrinaggi e iniziative comunitarie.
Carità
58. La persona incaricata per la carità sostiene e accompagna le persone e la comunità sulla via dell’amore al prossimo. Aiuta le persone a saper vedere le necessità e i bisogni dei poveri e dei sofferenti della comunità e a riconoscere in loro Cristo povero e sofferente. Promuove e sostiene le esperienze e le attività di solidarietà già presenti nella comunità e indica ad essa situazioni di necessità, ingiustizia e sofferenza. Ricorda a tutti il dovere di assumersi delle responsabilità per il bene comune e promuove l’accompagnamento, l’aiuto e la condivisione con persone in difficoltà.
Amministrazione
59. La persona incaricata per l’amministrazione promuove un uso dei beni e delle strutture della parrocchia conforme ai valori del Vangelo. Si occupa della redazione dei registri parrocchiali conformemente alle norme in vigore, della cura dei beni materiali e della funzionalità delle strutture della parrocchia. Vigila sull’amministrazione delle offerte e tiene conto delle entrate e delle spese della parrocchia; cura l’osservanza delle norme sulla sicurezza. Si preoccupa affinché l’amministrazione sia avveduta e trasparente, dell’assicurazione del patrimonio tramite la stipulazione di contratti e dell’attuazione di progetti rientranti nell’amministrazione ordinaria e straordinaria della parrocchia. La persona incaricata dell’amministrazione è membro d’ufficio del Consiglio per gli affari economici, ma non svolge in esso la funzione di vicepresidente.
Coordinamento
60. Il/la presidente del Consiglio pastorale parrocchiale assume anche il coordinamento del team pastorale. Il coordinatore/la coordinatrice armonizza fra loro le mansioni degli altri membri del team e l’attività di questi con il parroco/l’incaricato parrocchiale. Fa sì che s’instauri un regolare flusso d’informazioni e risolve eventuali dubbi concernenti l’attribuzione di competenze fra i membri del team pastorale. Mantiene contatti con le associazioni e i movimenti presenti in parrocchia; d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale cura i rapporti con l’esterno e mantiene le relazioni a livello di unità pastorale e diocesano.
Prerogative e attribuzioni
61. Il team pastorale è responsabile di fronte al parroco, nelle parrocchie la cui cura pastorale è regolata dal can. 517 §2 CIC, di fronte al Vescovo e l’incaricato parrocchiale. Il parroco o l’incaricato parrocchiale è presiede il team ed è sempre legittimato a partecipare alle sedute. Non vi è tuttavia tenuto, specialmente laddove fosse incaricato della cura pastorale di diverse parrocchie. Anche in assenza del parroco o dell’incaricato parrocchiale, il team pastorale può e deve riunirsi e prendere decisioni, posto che ciò avvenga d’accordo con il parroco o l’incaricato parrocchiale, ed egli sia informato delle decisioni prese. Il parroco o l’incaricato parrocchiale all’interno del team ha il compito particolare di tenere sempre orientato il lavoro comune secondo le prospettive del Vangelo; egli incoraggia e rafforza gli altri membri sulla via della sequela. Promuove il lavoro autonomo del team e delega ad esso le attività che non sono legate ai suoi compiti principali legati all’ordine sacro e alla rappresentanza legale della parrocchia.
62. Il team pastorale presenta regolare resoconto delle proprie attività al Consiglio pastorale parrocchiale e riceve da esso indicazioni e suggerimenti per il proprio servizio. Le decisioni che vanno al di là dell’ordinaria amministrazione o che riguardano la pianificazione a lungo termine delle attività pastorali, vengono prese dal Consiglio pastorale parrocchiale.
63. Il team pastorale coordina i gruppi di lavoro del Consiglio pastorale parrocchiale e i diversi servizi prestati in parrocchia ed è per essi, insieme al parroco o all’incaricato parrocchiale, il primo interlocutore, tenendo conto che ogni membro del team coordina il suo specifico ambito di attività.
64. Collaboratori assunti con regolare contratto prendono parte alle sedute del team pastorale in funzione di consiglieri ed esecutori. Il team pastorale stesso è tuttavia formato esclusivamente da collaboratori volontari della parrocchia.
65. La Chiesa scaturisce dal mistero del Dio Uno e Trino e trova in Lui il suo centro e il suo fine (cfr. LG 2-4). Ciò che determina la Chiesa non è il suo agire, ma l’apertura all’azione di Dio nel nostro mondo. Al di sopra e al di là di ogni organigramma di ruoli direttivi, la pastorale è caratterizzata e nutrita dalla ricerca di Lui, fondamento e adempimento di tutte le speranze e di tutti i desideri più veri dell’umanità.
Approvato la Domenica di Pentecoste, 23.05.2021
Nr. Prot. 2021/290
+ Ivo Muser, Vescovo
[1] Nr. 395
[2] Nr. 417
[3] Nr. 451
[4] «La parrocchia è la comunità dei fedeli che realizza in forma visibile, immediata e quotidiana il mistero della Chiesa». Commissione teologica internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2018, 83.
[5] Concilio Vaticano secondo, Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium”, 1.
[6] «Ma la missionarietà della parrocchia esige che gli spazi della pastorale si aprano anche a nuove figure ministeriali, riconoscendo compiti di responsabilità a tutte le forme di vita cristiana e a tutti i carismi che lo Spirito suscita» (Conferenza Episcopale Italiana, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, Nota pastorale, 12).
[7] Papa Francesco, Esortazione apostolica postsinodale “Querida amazonia”, nr 94.
[8] La sinodalità è «lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice» (Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 6).
[9] Oltre alle disposizioni del diritto universale (specialmente can. 515-552 CIC), a livello diocesano cfr. FDBB 2021, 165-168 (Team pastorale); FDBB 2021, 105 s. (Statuto e regolamento degli organismi della Parrocchia e dell’Unità pastorale); FDBB 2009, 426-436 (Orientamenti per la pastorale nelle unità pastorali).
[10] Can. 519 CIC.
[11] Cfr. FDBB 48 (2011), 197-204.
[12] “Il parroco… collabori con il proprio Vescovo e con il presbiterio della diocesi, impegnandosi anche perché i fedeli si prendano cura di favorire la comunione parrocchiale, perché si sentano membri e della diocesi e della Chiesa universale e perché partecipino e sostengano le opere finalizzate a promuovere la comunione.” CIC, Can 529 § 2.
[13] Can. 517 §2 CIC.
[14] Cfr. Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla chiesa “Lumen gentium”, 29; Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, 27.
[15] Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, 40.
[16] FDBB 2013, 432 s., ivi 438.
[17] Cfr. Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, 41.
[18] Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, 30.
[19] Cfr. Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, 28-36.
[20] I dettagli sulla formazione del team pastorale si trovano in FDBB 2021, 165-168.
[21] Cfr. Sinodo diocesano 2013-2015, nr. 385.
Gesù Cristo conduce la sua Chiesa ad un futuro di speranza. In questo nostro tempo, caratterizzato da molti cambiamenti, i cristiani sono chiamati, in virtù del battesimo, ad assumere responsabilità nella Chiesa e a far sì che la Parola di Dio sia annunciata nella liturgia e nella vita, e porti frutti di carità. I segni dei tempi c’invitano a scoprire un nuovo modo di sentire e vivere la Chiesa, che si ritrova attraversata da cambiamenti profondi di cui desideriamo essere partecipi. La comune responsabilità di presbiteri e laici nel sostenere la vita della Chiesa trova particolare espressione nella guida delle parrocchie. A partire dalla pubblicazione del regolamento diocesano per incaricati parrocchiali e responsabili parrocchiali (FDBB 2002, 308-312) sono state compiute in quest’ambito esperienze preziose. Il Sinodo diocesano (nr. 395) ha confermato la via intrapresa. Nel settembre 2019 sono state approvate ad experimentum le linee guida riguardanti i team pastorali nelle parrocchie (FDBB 2019, 225-227). Le presenti linee guida unificano e sostituiscono i testi nominati, adattandoli alle esigenze attuali. Esse sono da intendersi approvate ad experimentum, e verranno sottoposte a valutazione entro maggio 2026.
Approvato ad experimentum la Domenica di Pentecoste, 23.05.2021
Prot. Nr. 2021/272
+Ivo Muser, Vescovo
[1] Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero, 20.07.2020
Statuto e regolamento degli organi della parrocchia e delle unità pastorali
A. Statuto del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
I. Fondamento teologico
Art. 1 La Chiesa, comunità dei credenti in Cristo, è edificata dal Signore stesso con “pietre vive” e arricchita di molteplici doni di grazia (cfr. 1 Pt 2,5). Le comunità parrocchiali rivestono un ruolo particolare nella comunità della Chiesa, perché esse rendono presente in un certo qual modo la Chiesa visibile diffusa su tutta la Terra (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla liturgia, SC 42).
I membri della comunità parrocchiale partecipano, in virtù del battesimo e della cresima, all’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo e collaborano al compito e alla missione della Chiesa nel mondo di oggi (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica “Christifideles laici”, n. 23).
È compito particolare del parroco provvedere alla cura pastorale della comunità a lui affidata e compiere come pastore le funzioni di insegnare, santificare e governare (cfr. can. 519 CIC).
In questo compito il parroco è coadiuvato in parrocchia dal Consiglio pastorale parrocchiale, che collabora nell’attività pastorale con il consiglio e l’azione. Nell’unità pastorale le parrocchie in essa associate collaborano strettamente in conformità agli “Orientamenti per la pastorale nelle unità pastorali” (FDBB 2009, pp. 426-436). In questa collaborazione, il responsabile dell’unità pastorale è coadiuvato dal Consiglio pastorale unitario.
II. Composizione del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
Composizione del Consiglio pastorale parrocchiale (CPP)
Art. 2 Il Consiglio pastorale parrocchiale (CPP) viene istituito in ogni parrocchia e si compone:
Art. 3 In ogni parrocchia della Diocesi vi deve essere un solo Consiglio pastorale parrocchiale.
La composizione dei CPP nelle parrocchie plurilingui deve rispecchiare approssimativamente la composizione etnica della comunità parrocchiale stessa, tenendo presente le realtà del posto. Il CPP uscente stabilisce la composizione etnica del CPP (sia nella scelta dei delegati sia in quella dei membri da eleggersi tramite apposita lista elettorale). Se in una comunità parrocchiale un gruppo linguistico fosse tanto esiguo, che l’elezione di un suo/una sua rappresentante non sia di fatto possibile, è tuttavia necessario assicurarne la rappresentanza nel Consiglio.
Art. 4 Il CPP resta in carica per cinque anni. Qualora circostanze particolari lo suggeriscano, la durata dell’incarico può essere ridotta o prolungata con il consenso dell’Ordinario.
Composizione del Consiglio pastorale unitario (CPU)
Art. 5 Se più parrocchie sono associate in una unità pastorale, si istituisca il Consiglio pastorale unitario (CPU) che coadiuva il responsabile dell’unità pastorale con il consiglio e l’azione. Il CPU si compone:
Art. 6 Il CPU resta in carica per cinque anni, e cioè fino a che, in seguito alla nuova costituzione dei CPP, sono nuovamente eletti i rappresentanti delle singole parrocchie nel CPU. Per il resto si faccia riferimento alle norme vigenti per i CPP e al “Regolamento dei Consigli e degli organi della parrocchia e dell’unità pastorale”.
Decadenza del mandato
Art. 7 Il mandato di un membro del Consiglio pastorale decade qualora egli dia le dimissioni o sia permanentemente impedito a partecipare alle sedute o sia assente ingiustificato per tre sedute consecutive.
Alla decadenza di un mandato fa seguito il subentro del candidato/della candidata non eletto che al momento delle elezioni abbia ricevuto il maggior numero di voti. In caso di parità, subentra il più anziano in età. Se a decadere è il mandato di un/a delegato/a, esso/a viene sostituito/a da un altro/un’altra delegato/a dello stesso ambito di provenienza. Se ciò non fosse possibile, il CPP può determinare un altro ambito pastorale che provvederà ad inviare un/a delegato/a nel CPP.
Qualora il mandato di un membro del Consiglio pastorale unitario decada per dimissioni, per impedimento permanente o per tre assenze ingiustificate consecutive, il CPP della parrocchia di appartenenza deve provvedere a nominare un sostituto.
Qualora la metà dei membri restituisca il proprio mandato o decada da esso contemporaneamente, il Consiglio è da ritenersi sciolto. Un’eventuale nuova elezione è da concordarsi con la Curia vescovile.
III. Compiti del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
Art. 8 Il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio pastorale unitario hanno il compito di analizzare la situazione pastorale nella parrocchia o nell’unità pastorale, valutarla alla luce del vangelo, promuovere iniziative pastorali e fissare – tenendo conto degli orientamenti del Sinodo (2013-2015) e dei temi proposti dalla Diocesi – le priorità pastorali negli ambiti dell’annuncio, della liturgia e della carità.
In collaborazione con il parroco o con il responsabile dell’unità pastorale, i Consigli si impegnano affinché il mandato e la missione della Chiesa trovino concreta attuazione nella parrocchia e nell’unità pastorale. Ciò si concretizza in modo particolare:
Art. 9 Il CPU formula un programma pastorale, che si può estendere a uno o più anni, e lo mette per iscritto.
Art. 10 In campo amministrativo il CPP ha queste competenze:
IV. Modalità operative del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
Art. 11 Il CPP e il CPU si riuniscono almeno quattro volte all’anno. Le sedute si svolgono secondo il “Regolamento dei Consigli e degli organi nelle parrocchie e dell’unità pastorale”.
Art. 12 Dove sia presente un CPP plurilingue, esso si riunisce in forma integrale. Argomenti particolari (riguardanti ad es. un solo gruppo linguistico, oppure un ambito particolare della pastorale) possono essere discussi in seduta separata, ed essere poi sottoposti a delibera nel CPP.
Art. 13 Le delibere entrano in vigore se il parroco o il responsabile dell’unità pastorale vi danno la propria approvazione. Se ciò non avviene, si veda quanto previsto nel “Regolamento” (cfr. nr. 10).
Art. 14 Le decisioni prese nel CPP o nel CPU con l’approvazione del parroco o del responsabile dell’unità pastorale sono vincolanti nel rispettivo ambito (parrocchia o unità pastorale), a condizione che, in caso di affari straordinari, anche la Curia vescovile vi abbia dato il suo assenso. Tali decisioni devono essere portate a conoscenza della comunità parrocchiale o delle parrocchie dell’unità pastorale nella forma più idonea.
V. Organi del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
Il/La presidente del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio pastorale unitario
Art. 15 Il ruolo particolare del parroco e del responsabile dell’unità pastorale, secondo il can. 536 CIC, si intende salvaguardato anche se viene eletta, a maggioranza dei voti, a presidente delle sedute un’altra persona, che sarà di seguito chiamata semplicemente “presidente”.
Art. 16 Il/La presidente rappresenta pubblicamente il CPP o il CPU e si sente corresponsabile della vita ecclesiale insieme con il parroco o il responsabile dell’unità pastorale. Egli convoca le sedute del CPP/CPU, e ne modera lo svolgimento. In caso di impedimento del/della presidente subentra il/la vicepresidente, il quale/la quale viene eletto/a a maggioranza semplice.
La giunta esecutiva del Consiglio pastorale unitario
Art. 17 La giunta esecutiva, laddove venga formata, si compone del responsabile dell’unità pastorale e del/la presidente del CPU, nonché di altri 2-4 membri eletti al suo interno dal CPU. Presidente della giunta è il/la presidente del CPU.
Art. 18 I compiti della giunta esecutiva sono:
Art. 19 La giunta esecutiva rimane in carica fino alla formazione di una nuova giunta nel corso della riunione costituente del neo-eletto CPU.
Il team pastorale e la giunta esecutiva del Consiglio pastorale parrocchiale
Art. 20 In tutte le parrocchie si auspica la formazione di un team pastorale secondo le relative linee guida diocesane (FDBB 2019, 225-227). Dove il team pastorale venga costituito per la prima volta, ciò deve avvenire in accordo e in collaborazione con l’Ufficio pastorale diocesano. Laddove vi sia già un team pastorale, questi viene nuovamente costituito nel corso della riunione costituente del neo-eletto CPP. Il team pastorale svolge a livello parrocchiale i compiti propri della giunta esecutiva di cui all’art. 18.
Art. 21 Nelle parrocchie dove non vi sia ancora un team pastorale si può formare una giunta esecutiva. Essa si compone del parroco e del/la presidente del CPP, nonché di altri 2-4 membri eletti al suo interno dal CPP. Presidente della giunta è il/la presidente del CPP. La giunta esecutiva svolge a livello parrocchiale i compiti di cui all’art. 18, fino a che il neo-eletto CPP, nel corso della sua riunione costituente, non abbia formato una nuova giunta.
Art. 22 È compito del team pastorale ovvero della giunta esecutiva del Consiglio pastorale parrocchiale, fra le altre cose, preparare e convocare le assemblee parrocchiali.
Le commissioni e i gruppi di lavoro
Art. 23 Per ambiti specifici (ad es. liturgia, catechesi, formazione degli adulti, Caritas, missioni, pastorale giovanile, pastorale familiare, pubbliche relazioni, ecc.) il CPU può formare delle commissioni corrispondenti o incaricare dei responsabili. Il loro compito consiste nel formulare proposte pastorali in conformità con il programma pastorale dell’unità pastorale e presentarle al CPU. Quest’ultimo ha il compito di prendere le decisioni strategiche per la pastorale dell’unità pastorale (per es.: la liturgia, il modo di preparare la catechesi per i sacramenti…). A sua volta, il CPP può costituire, per gli stessi ambiti, dei gruppi di lavoro o incaricare dei responsabili. Il loro compito nelle parrocchie è coordinare e promuovere il lavoro pastorale nei rispettivi ambiti, in accordo con il programma pastorale, stabilito dal CPU, e con le risoluzioni del CPP.
Art. 24 Dei gruppi di lavoro e delle commissioni possono far parte anche persone che non sono membri del CPP o del CPU. I gruppi di lavoro e le commissioni permanenti rimangono in carica per cinque anni, alla stregua del CPP e del CPU.
Art. 25 Ogni commissione e ogni gruppo di lavoro elegge al suo interno un/a responsabile, un/a vice-responsabile e un/a segretario/a, che ha il compito di redigere il verbale delle sedute.
Art. 26 I gruppi di lavoro e le commissioni si attengono, nello svolgimento del loro lavoro, alle indicazioni generali del CPP o del CPU e presentano importanti decisioni all’approvazione di questi. Una volta all’anno esse presentano al Consiglio di riferimento una relazione del lavoro svolto, relazione che viene in seguito discussa nel Consiglio stesso.
L’assemblea parrocchiale
Art. 27 Tutti i parrocchiani dovranno essere invitati una volta all’anno ad un’assemblea parrocchiale, avente lo scopo di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità parrocchiale, dare informazioni dirette sulla vita e sulle iniziative della parrocchia e offrire a tutti la possibilità di collaborare alla vita parrocchiale con proposte e prese di posizione. Assemblee di tal genere sono raccomandabili anche sul piano dell’unità pastorale.
Art. 28 Nel corso dell’assemblea parrocchiale il CPP, il CPAE e i vari gruppi di lavoro, oppure il CPU e le sue commissioni sono tenuti a:
Art. 29 I lavori dell’assemblea devono essere verbalizzati e i relativi atti conservati nell’archivio parrocchiale.
B. Statuto del Consiglio per gli affari economici della parrocchia
I. Natura e finalità
Art. 1 Il Consiglio per gli affari economici della parrocchia (CPAE) è istituito in ogni parrocchia in conformità al can. 537 CIC ed è l’organo nel quale si esprime la collaborazione responsabile dei laici nell’amministrazione dei beni ecclesiastici.
Art. 2 Compito del CPAE è assistere il parroco nell’amministrazione dei beni della parrocchia (can. 1280 CIC) e provvedere affinché, tramite un’oculata amministrazione, questi beni servano ai fini loro propri, e cioè odinare il culto divino, provvedere ad un onesto sostentamento del clero e delle altre persone al diretto servizio della Chiesa, esercitare opere di apostolato sacro e di carità, specialmente a servizio dei poveri (cfr. can. 1254 § 2 CIC).
II. Composizione
Art. 3 Il CPAE si compone del parroco, che lo presiede quale rappresentante legale della parrocchia in conformità al can. 532 CIC, e di altri membri in numero minimo di due e massimo di sei. Di essi, una metà viene designata dal Consiglio pastorale parrocchiale (CPP) e l’altra metà dal parroco.
Art. 4 Tra i membri del CPAE viene designato il/la vicepresidente nonché un/a segretario/a che redige il verbale delle sedute ed è responsabile della custodia dei documenti.
Art. 5 Il CPAE rimane in carica cinque anni in corrispondenza del periodo di carica del CPP. Il CPAE svolge le proprie funzioni fino alla costituzione del nuovo CPAE. È ammessa la rielezione o la riconferma dei membri del CPAE.
Art. 6 Qualora un membro del CPAE cessi dal proprio incarico per dimissioni, impossibilità permanente di partecipare alle sedute o per assenza ingiustificata a tre sedute consecutive, entro un mese verrà sostituito da un nuovo membro conformemente alle relative modalità di nomina (elezione da parte del CPP o nomina da parte del parroco).
III. Compiti e modalità di lavoro
Art. 7 Il CPAE opera nell’ambito dell’amministrazione ordinaria dei beni ecclesiastici della parrocchia e ha questi compiti:
Art. 8 Il CPAE collabora con il CPP soprattutto in questi ambiti:
Art. 9 Gli atti di straordinaria amministrazione (Folium Dioecesanum 2015, 300-1) sono discussi nel CPAE e decisi tenendo conto delle necessarie autorizzazioni e perizie. Si presenti in seguito istanza di approvazione alla Curia vescovile.
Art. 10 Il CPAE si riunisce almeno tre volte all’anno e ogni qualvolta il parroco lo ritenga necessario o lo richiedano almeno due membri del CPAE. Per le sedute ci si attiene al “Regolamento dei Consigli e degli organi della parrocchia e dell’unità pastorale”.
IV. Rendiconto amministrativo
Art. 11 Al termine di ogni anno finanziario, che si estende dal 01.01 al 31.12, il CPAE, ovvero le persone da esso incaricate, revisiona il rendiconto finanziario della parrocchia in base ai documenti contabili. Dopo averne dato informazione al CPP (statuto del CPP, art. 10 c.), il rendiconto annuale, recante la firma del parroco e del/la vicepresidente del CPAE, viene presentato alla Curia vescovile entro il 30 giugno dell’anno successivo.
Art. 12 Una volta all’anno il CPAE rende conto anche alla comunità parrocchiale nella forma adeguata (assemblea parrocchiale, notiziario parrocchiale, ecc.) dell’amministrazione dei beni ecclesiastici, informando sulle voci più rilevanti delle entrate e delle uscite e sulla situazione economico-finanziaria della parrocchia.
V. Corresponsabilità nell’amministrazione
Art. 13 Il parroco con il consenso del CPAE può affidare affari di ordinaria amministrazione a singole persone, le quali ne sono responsabili davanti al parroco e al CPAE e ne rendono conto.
Art. 14 Per affidamenti di responsabilità di maggior portata nell’amministrazione come pure per l’esercizio della rappresentanza legale in atti di straordinaria amministrazione è necessario il consenso dell’Ordinario diocesano.
VI. Norme generali
Art. 15 Per tutto ciò che non è regolato dai presenti statuti si applicano le norme del Codice di Diritto Canonico, le disposizioni dell’Ordinario diocesano e le norme del diritto civile.
C. Regolamento dei Consigli e degli organi della parrocchia e dell’unità pastorale
Gli organi della parrocchia e dell’unità pastorale (CPP, CPAE, CPU, team pastorale, giunta esecutiva, gruppi di lavoro, commissioni) operano in conformità ai rispettivi statuti e in base a questo regolamento:
I presenti Statuti del Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio pastorale unitario, Consiglio per affari economici della parrocchia, come pure il Regolamento degli organi della parrocchia e dell’unità pastorale sono con ciò approvati ed entrano in vigore la Domenica di Pasqua 4 aprile 2021. Essi sostituiscono gli statuti del 1 settembre 2016.
Bolzano, Solennità di san Giuseppe 19 marzo 2021.
Prot. 2021-172
+Ivo Muser
Vescovo di Bolzano-Bressanone
ASSISTENTI PASTORALI REGOLAMENTO PER L’ATTIVITÀ NELLE PARROCCHIE E NELLE UNITÀ PASTORALI
I. Profilo professionale, posizione e compito nella Chiesa
Come Chiesa siamo chiamati a vivere e operare insieme con Cristo nella comunità. Questa fondamentale vocazione, che proviene dai sacramenti del battesimo, della cresima e dell’eucaristia, si manifesta nei vari servizi, incarichi e uffici della Chiesa, fra i quali ha un posto particolare quello di assistente pastorale.
“Assistente pastorale” indica un servizio pastorale professionale aperto a donne e uomini e precisamente una collaborazione pastorale qualificata con i responsabili nelle parrocchie, nelle unità pastorali, nei decanati come pure nelle associazioni ecclesiali sul piano diocesano.
Per il servizio di assistenti pastorali è richiesta una matura personalità, vita di fede, rapporto personale con Cristo e senso di appartenenza alla Chiesa in unità con il Vescovo. Concretamente ci si attende dall’assistente pastorale:
II. I particolari settori di attività
I particolari ambiti di lavoro nei quali gli assistenti pastorali devono mostrare capacità e competenza sono:
III. Indicazioni per l’assunzione, l’organizzazione del lavoro e il regolamento di servizio
Normalmente l’assistente pastorale è assunto in base a un contratto da parte della parrocchia o dell’ente particolare; il legale rappresentante firma il contratto di assunzione. Per l’assistente pastorale viene nominata da parte della parrocchia o dell’ente particolare una persona di riferimento, che può essere il parroco o un’altra persona da lui nominata, la quale ha la competenza di dare le direttive in base agli accordi presi e di fare regolari verifiche. Tenendo conto delle esigenze pastorali locali e delle attitudini e qualifiche personali, vengono concordati – d’accordo con il direttore dell’Ufficio pastorale – i punti principali dell’attività e i corrispondenti compiti e competenze, in forma scritta e sottofirmata. Ogni anno si fa una verifica del lavoro svolto.
L’assunzione di un assistente pastorale prevede questi punti:
Datore di lavoro è la parrocchia o l’istituzione nella quale viene svolto il servizio. Se il servizio riguarda più parrocchie o un’unità pastorale o un decanato, viene concordato quale parrocchia si incarica dell’assunzione e in quale proporzione si dividono le spese fra le parrocchie.
Gli assistenti pastorali sono assunti normalmente:
La retribuzione si orienta, nel caso di un ciclo di studi teologici completi, sullo stipendio degli insegnanti di religione nella scuola media (con indennità di bilinguismo, senza supplemento provinciale).
Nel contratto sono determinati l’ambito di lavoro, l’orario di lavoro, la retribuzione o l’onorario, il pagamento dei contributi sociali e altri punti.
Il contratto collettivo del settore commercio e servizi terziari prevede fra il resto:
Le spese sostenute nel lavoro sono retribuite dietro presentazione delle fatture.
I viaggi di servizio devono essere autorizzati per ragioni di assicurazione. Il viaggio dalla residenza al luogo di lavoro non va considerato viaggio di servizio. Le spese di viaggio sono rimborsate secondo le regole della Curia.
Gli assistenti pastorali sono persone incaricate della pastorale parrocchiale ordinaria e perciò sono membri d’ufficio del consiglio pastorale parrocchiale.
All’assistente pastorale spetta un proprio ambiente di servizio e i sussidi che gli competono.
IV. Preparazione, accompagnamento e formazione permanente
La formazione dell’assistente pastorale si compie in una facoltà teologica o istituto superiore o in apposite istituzioni.
L’Ufficio pastorale offre agli assistenti pastorali – specialmente nel primo anno di servizio – un accompagnamento pratico. Una volta all’anno ha luogo un colloquio con il direttore dell’Ufficio pastorale. Si svolgono anche regolari incontri e scambi di esperienze fra di loro.
Gli assistenti pastorali sono invitati ai corsi di aggiornamento pastorale, con il compenso previsto al n. 12 c e con queste regole:
V. Contributo diocesano per la copertura del costo del personale
Per calcolare esattamente il costo di una assunzione (cfr. n. 10) bisogna considerare che come base va preso il contratto collettivo per il commercio e i servizi terziari e in base a questo va calcolato lo stipendio lordo, i contributi sociali, l’IRAP, il contributo per il fondo pensione e il TFR. Per il calcolo esatto ci si rivolga a un commercialista.
Per quanto riguarda il contributo diocesano per la copertura del costo vale quanto segue:
Un contributo diocesano per la copertura del costo annuale viene garantito a ogni parrocchia che lo richiede nella misura del 20%. Questo contributo – in considerazione della particolare situazione finanziaria della parrocchia – può essere elevato fino al 50%. Il contributo vale per tre anni e la richiesta può essere ripetuta.
Per usufruire di questo contributo deve essere presentata all’Ufficio amministrativo della Curia vescovile la relativa richiesta. Allo scopo sono necessari i seguenti documenti:
Approvo il “Regolamento assistenti pastorali” il quale entra subito in vigore. Questo sostituisce il regolamento in vigore dal 18.3.2003.
Bolzano, 29 giugno 2009
+ Karl Golser, Vescovo
Prot. nr. 585/09