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Omelie

Carcere di Bolzano 2022

Vescovo Ivo Muser

Lunedì 19 dicembre 2022

Carcere di Bolzano

Cari fratelli detenuti, stimata direttrice e stimati agenti della polizia penitenziale, carissimi operatori nelle diverse associazioni, cari volontari, stimate autorità presenti!

Il Vangelo che abbiamo sentito non suscita in noi un sentimento natalizio e in un primo momento sembra che non abbia a che fare con la grande festa alla quale ci stiamo preparando in questi giorni.

Il punto centrale di questo testo biblico tocca però in pieno il mistero del Natale: Dio in Gesù Cristo si è fatto uomo e così partecipa alla realtà umana. Questo vuol dire che partecipa e vive anche le sofferenze, i dolori, le domande aperte, le delusioni, le infedeltà che noi uomini dobbiamo sopportare. Di questi dolori, di queste sofferenze Gesù ci parla direttamente nel Vangelo: avere fame e sete e non aver da mangiare, essere forestiero e sentirsi escluso, essere senza tetto o senza vestiti, essere malato, ed anche essere carcerato.

Gesù ci fa riflettere che ogni persona può sopportare queste carenze e sofferenze se si sente accompagnata e riceve aiuti concreti. Questi aiuti consistono prima di tutto nello stare vicino a chi ne ha bisogno. Ed è questo il messaggio natalizio per noi in questo luogo: Gesù ci invita a portare umanità in ogni situazione della nostra vita, soprattutto nei momenti e nei luoghi di dolore, solitudine e sofferenza.

Lo dico tante volte e lo ripeto anche in questo luogo e in questo incontro prenatalizio: Non abbiamo bisogno di una società perfetta, ma di una società umana! Gesù nel mistero del suo Natale si china verso l´uomo. Ancora di più: Dio si fa uomo. Questa è la novità e anche la bellezza del Natale! Attendere e festeggiare il Natale del Signore significa: Prendere tutto ciò che è umano e aprirlo a Dio.

Il Vangelo appena proclamato culmina nell´affermazione di Gesù: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” Ciò significa: Ogni volta che abbiamo fatto del bene agli altri l’abbiamo anche fatto a Dio.

Questa identificazione di Gesù con l’umanità è la conseguenza radicale dell’incarnazione di Dio nella sua persona. Fare del bene agli altri, portare umanità e rispetto nei diversi ambiti della nostra società e ad ogni persona vuol dire onorare Dio e rispettarlo veramente.

Cari fratelli detenuti, vi auguro che possiate fare l’esperienza concreta che ci sono delle persone che vi stanno vicino, che non vi dimenticano anche durante la vostra permanenza qui. La storia passata, anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma la storia che guarda al futuro, è ancora tutta da scrivere, con la grazia di Dio e con la vostra personale responsabilità. Imparando dagli sbagli, dalle infedeltà, dai peccati del passato, si può aprire un nuovo capitolo della vita.

Nessuno di noi minimizza ciò che avete fatto. Anche con questa funziona religiosa nessuno vuol dirvi: È tutto in ordine. Non c`è problema. Dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma nonostante tutto: Nessuno di voi deve perdere la propria dignità e la speranza. Con il suo perdono Dio vuole aiutarvi a cambiare la vostra vita proprio nei punti dove avete commesso un reato. Nessuno – nonostante tutto -  nessuno si merita di essere disprezzato e di sentirsi scartato!

Noi tutti abbiamo bisogno di speranza! Non deve venire meno neppure in questa casa. Una cosa è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il respiro della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno. La speranza non può essere tolta a nessuno, perché è la forza per andare avanti; è la tensione verso il futuro per trasformare la vita; è una spinta verso il domani.

Ringrazio quanti in questa casa si adoperano ogni giorno per tenere accesa la luce della speranza. So che il vostro non è un servizio facile, ma vi esorto – anche nei momenti più complicati - ad essere sempre testimoni di misericordia.

Un grazie particolare dico a tutti i volontari che operano in questa casa circondariale, che danno un volto alla carità, venendo incontro alle tante necessità di chi si trova a trascorrere un periodo della sua vita in questa casa.

Ganz bewusst habe ich für diese vorweihnachtliche Begegnung jenen Text aus dem Matthäusevangelium gewählt, der uns an die leiblichen Werke der Barmherzigkeit erinnert: Hungrige speisen, Durstigen zu trinken geben, Nackte bekleiden, Fremde aufnehmen, Kranke pflegen, Gefangene besuchen und die Toten begraben. Und vergessen wir auch nicht die geistigen Werke der Barmherzigkeit: den Zweifelnden recht raten, die Unwissenden lehren, die Sünder zurechtweisen, die Betrübten trösten, Beleidigungen verzeihen, die Lästigen geduldig ertragen und für die Lebenden und Verstorbenen beten.

Questo è il dono del Natale: Cristo nel mistero della sua incarnazione si identifica con ogni uomo – anche con l´uomo che ha offuscato con le proprie scelte la propria dignità. Nasce ed è presente  anche in questo carcere! Per questo vi auguro: Buon Natale. Tanta speranza, tanta umanità e tanta solidarietà.