Monsignor Muser ha incaricato il vicario generale Runggaldier, assieme al Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e al gruppo di esperti, di definire la pianificazione e l’avvio del percorso di elaborazione dei casi di abuso nella Diocesi. Il lavoro di elaborazione e l’opera di prevenzione sono questioni centrali per la Chiesa locale: “La sofferenza inflitta alle vittime è riconosciuta e presa sul serio. La Diocesi si assume la responsabilità di assicurare che sia fatta giustizia nei loro confronti“, così monsignor Muser.
Il progetto di uno studio, già preparato su incarico del vescovo, servirà come base per i prossimi passi concreti. “Il lavoro svolto finora fa già parte dell‘elaborazione. Ora è importante fare un passo alla volta. Ad esempio, esaminando in modo differenziato e approfondito i casi finora segnalati. In alcune circostanze uno sguardo più attento è certamente importante per capire le dinamiche degli abusi e per trarre indicazioni per il lavoro di prevenzione. In questo modo saremo in grado di fornire in breve tempo un aiuto uniforme alle parrocchie e alle istituzioni sul territorio e di offrire iniziative di formazione specifica", dice il vescovo.
Il lavoro di elaborazione si sviluppa gradualmente, condotto da esperti indipendenti e su base scientifica. A questo scopo si prenderanno contatti con specifiche istituzioni e si faranno accordi vincolanti. La Diocesi fornirà le risorse per le singole unità del percorso e aggiornerà periodicamente sui passi compiuti. I primi progetti concreti saranno presentati in autunno.
La Diocesi incoraggia tutti a parlare della sofferenza che hanno sperimentato o della loro conoscenza dell'abuso di potere e della violenza sessualizzata da parte di sacerdoti e collaboratori ecclesiali. Le istituzioni ecclesiastiche e le parrocchie saranno coinvolte nel processo di elaborazione.
Affrontare la storia dei casi di abuso in ambito ecclesiale è da intendersi come un processo di apprendimento che porta al cambiamento. Così ad esempio si punta a sviluppare e introdurre in tutte le comunità parrocchiali, istituzioni, organizzazioni e associazioni ecclesiali concetti uniformi di tutela per bambini e giovani.
Tutti i responsabili e i collaboratori della Diocesi e delle istituzioni ecclesiastiche sono chiamati a favorire il coinvolgimento del maggior numero possibile di persone nel processo di elaborazione dei casi, che deve essere inteso come un contributo per elaborare i casi di abuso verificatisi non solo nella Chiesa, ma in tutti gli altri ambiti della società.