Nella solennità del Corpus Domini i cattolici testimoniano la presenza di Gesù Cristo nel sacramento dell’Eucarestia: in duomo a Bolzano il vescovo Ivo Muser ha presieduto la celebrazione trilingue, cui ha fatto seguito – come in tante parrocchie della Diocesi – la tradizionale processione nella quale l’ostia consacrata viene portata sotto un baldacchino ed esposta alla pubblica adorazione. La processione con centinaia di fedeli si è snodata lungo il centro storico e i portici fino alla benedizione finale in piazza Walther.
Quella del Corpus Domini è la processione più importante dell’anno liturgico: portando l’Eucarestia nelle strade e nelle piazze, i credenti vogliono immergere Cristo nella quotidianità della loro vita: “Questo pane, che è Gesù stesso, vuole unire e far convergere in un solo corpo, il suo corpo. È proprio questo il senso di celebrare insieme il Corpus Domini: i cristiani hanno sempre la missione di costruire ponti, di colmare divari, di condividere, di rendere possibile un cammino comune. Il cammino cristiano non si traduce nell’escludere, nello sminuire gli altri, nel favorire la radicalizzazione, e nemmeno nel manipolare la paura delle persone”: queste le parole di monsignor Muser.
Nell’omelia il vescovo ha ricordato che il predecessore Wilhelm Egger aveva scelto la parola greca syn per il suo servizio di pastore, che significa “con l'altro”, insieme, in comune. “Questo syn – ha ricordato Muser – è espressione profonda di missione cristiana, eucaristica: per la città di Bolzano, per la società altoatesina nel segno delle diverse culture e gruppi linguistici, per la convivenza nella nostra terra, anche con coloro che ci sono ancora estranei per via della loro cultura, del loro modo di vivere, delle loro tradizioni e spesso anche della loro religione.”
Alla solennità dell'Eucarestia il vescovo ha associato un augurio per la comunità altoatesina: “Che Bolzano e la nostra società abbiano un'anima, e che ci siano tante persone che se ne prendano cura! Quest'anima è qualcosa di più dei paesaggi meravigliosi che ci circondano, del lavoro, dell'economia, del turismo e del commercio, più del benessere e della cultura. Noi abbiamo bisogno di qualcosa di più del materiale, del funzionale e dell'effimero. Abbiamo bisogno di più perché siamo di più! Quest'anima, che per noi cristiani non è altro che il Cristo vivo e presente che ci unisce, fa bene a noi, a questa città, alla convivenza delle persone nella nostra terra e al futuro della nostra società. Oggi in special modo, in questo tempo di grandi sconvolgimenti culturali, sociali e anche religiosi, il nostro stare insieme ha bisogno di più coesione, meno rivalità e nessuna pretesa di poter fare a meno gli uni degli altri.”
Da qui l’invito di monsignor Muser: “Viviamo questo syn nelle nostre famiglie e comunità domestiche, come parrocchie e movimenti cattolici, ma anche con persone di altre confessioni cristiane e di altri credi religiosi. Non c'è alternativa alla convivenza, al dialogo comune! E lavoriamo insieme per far sì che la religione non sia bandita dalla sfera pubblica.”
Dopo la processione si è tenuta negli spazi attorno al Centro pastorale la Festa della famiglia promossa da alcune associazioni ecclesiali e sostenuta dalla Diocesi: pranzo in comune preparato dall’Associazione alpini, giochi per i bambini, conoscenza reciproca e scambio di esperienze: “Sono felice di questa iniziativa, dedicata soprattutto alle famiglie multilingui presenti a Bolzano e nella nostra terra. Possono essere un esempio concreto di come la fede vissuta vada di pari passo con luoghi in cui persone di lingue e culture diverse si incontrano, vivono insieme e condividono esperienze di vita e di fede”, ha detto il vescovo.