Cari fratelli di questa casa circondariale,caro don Robert, cara direttrice Nuzzaci, cari agenti della polizia penitenziaria, cari operatori di questa struttura, caro signor Bertoldi,sono veramente felice di essere qui con voi, quest’oggi. Mancano meno di dieci giorni a Natale e la liturgia odierna propone il Salmo 24, che abbiamo appena ascoltato.“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. Tutti quanti noi siamo persone in cammino. Come lo sono stati Maria e Giuseppe, che lasciano la loro casa di Nazareth e si mettono in cammino verso Betlemme per il censimento. Come lo sono stati i pastori, che lasciando le loro tende nel cuore della notte si sono messi in cammino su invito degli angeli, per andare alla grotta dove era nato Gesù. Come lo sono stati i Magi, che partiti da molto lontano, seguendo la stella, arrivano a Betlemme. Le vicende della vita alle volte ce lo fanno dimenticare: siamo persone in cammino. Può succedere che, se le cose vanno bene, ci impigriamo e ci fermiamo a bearci di noi stessi, così come può succedere che, quando incontriamo una difficoltà, ci facciamo prendere dallo sconforto e dalla disperazione e ci fermiamo perché ci convinciamo che non c’è speranza, non c’è alternativa. Non è così. Tutti quanti noi siamo persone in cammino. Ognuno di noi ha una strada da percorrere. Il salmista ci ricorda che per orientarci lungo questo cammino abbiamo a disposizione una bussola eccezionale. È il Signore la nostra bussola, che ci indica la salvezza.Dio ci è sempre accanto, non si stanca mai di camminare al nostro fianco. Egli ci indica la strada, la via della giustizia e dell’amore. Ma non ci impone nulla, ci lascia liberi di scegliere. E quando capita che imbocchiamo la strada sbagliata, Dio ci offre la sua misericordia, che non conosce confini. Noi siamo chiamati a confrontarci con la realtà, ad aprire gli occhi e il cuore a quello che è il nostro presente. E questo non per cedere alla disperazione o per lasciarsi prendere dallo sconforto. Perché nell’istante stesso in cui apriamo gli occhi alla realtà, scopriamo che, insieme alle difficoltà c’è sempre una luce, un motivo per sperare, una ragione per ricominciare il cammino. Il Natale che festeggiamo tra meno di dieci giorni ce lo ricorda: Gesù nasce in una grotta, povero tra i poveri, per donare all’uomo speranza e salvezza.Gesù nasce tra mille difficoltà: l’evangelista Luca ci ricorda che non c’era posto in albergo per Giuseppe e per Maria che era prossima al parto.Non solo. Gesù sarà profugo in Egitto, in fuga dalla furia del re Erode. Le difficoltà e le persecuzioni non fermano Gesù, ieri come oggi. Il suo messaggio di amore, di misericordia e di pace non si ferma di fronte agli ostacoli della vita.Gesù è pronto a nascere ancora nel nostro presente, a portarci la sua luce e la sua speranza. Basta solo che noi siamo disposti ad accoglierlo, come lo accolsero Maria e Giuseppe, che non si fecero scoraggiare dalle avversità e dai problemi, ma che si fidarono di Dio e delle sue vie di salvezza. Ogni realtà, anche la più faticosa da vivere, anche la realtà di questa casa e la realtà della situazione dolorosa nella quale voi adesso vi trovate può essere un’occasione per far spazio a Gesù che viene e che si fa nostro compagno di cammino. Ogni cuore, per quanto ferito e stanco, può trasformarsi in una grotta accogliente per ricevere l’amore che Dio, in Gesù, ci dona con infinita bontà. In diesen Tagen vor dem Weihnachtsfest bewegt viele von uns vielleicht auch die Frage: Warum sollen wir Weihnachten überhaupt feiern? Was hat sich denn verändert seit der Geburt Christi? Es gibt ja immer noch Hass und Gewalt in der kleinen und in der großen Welt und offenbar sind Gefängnisse auch heute nicht überflüssig geworden. Es stimmt, dass es all dies auch heute noch gibt. Aber es gilt auch: Dort, wo Menschen Christus einlassen in ihr Leben und in ihre Welt, dort geschieht wirkliche Veränderung. Er zwingt uns nicht, aber er wartet auf uns. Er kommt nicht mit Gewalt – damals nicht und heute nicht. Er kommt, wenn wir ihn aufnehmen. Er kommt auch in dieses Gefängnis. Das ist Weihnachten.
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