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Comunicati 2014

Siamo disposti ad affrontare cambiamenti?

Richieste chiare agli incontri aperti del Sinodo diocesano. Conversione e ammissione di colpe da parte della Chiesa; trarre conseguenze dalla fine della Chiesa popolare; percepireil dialogo come opportunità; riconoscere bambini e giovani come segni di Dio. Gli incontri tematici aperti del Sinodo diocesano questo Sabato sono stati all’altezza dell’appello del Vescovo Ivo Muser: “Possiamo crescere come chiesa soltanto se parliamo sinceramente e apertamente e se lasciando spazio ad idee nuove.”Questo Sabato quattro commissioni del Sinodo diocesano hanno presentato e discusso pubblicamente i risultati del loro lavoro. Il Vescovo Ivo Muser aveva incoraggiato un dialogo libero ed aperto: “Il Sinodo diocesano ci aiuta a trovare le risposte, che la parola di Dio offre alle domande della nostra vita. Come chiesa dobbiamo imparare a parlare liberamente ed apertamente e di sopportare la differenza e la tensione delle opinioni presenti. Se riusciamo ad ascoltare la Parola di Dio e la grande comunità della chiesa, e ad ascoltarci a vicenda, allora insieme possiamo giungere a decisioni condivise.” Grande è la varietà di proposte e riflessioni con le quali i ben 400 partecipanti hanno contribuito ai lavori del Sinodo.La maggior partecipazione si è vista al tema dei sacramenti a Bolzano: “Dobbiamo accettare la fine della chiesa popolare e trarre le dovute conseguenze”, ha detto un partecipante. Una delle conclusioni è di scollegare battesimo, cresima ed eucarestia da un età prefissata e dal legame con la scuola, mettendo al centro la decisione libera e consapevole di chi chiede e riceve il sacramento. Grande consenso trova anche l’osservazione di un'altra partecipante: “I sacramenti sono la pastorale della chiesa, il momento in cui in contra le persone.” Non si dovrebbe quindi trasformare il sacramento in un privilegio degli “impegnati”, ma evidenziare piuttosto la gratuità dell’aiuto offerto da Dio per la vita di ciascuno. Per la maggioranza dei partecipanti da ciò segue anche un nuovo approccio alle coppie divorziate e risposate. La riconciliazione invece dovrà essere maggiormente offerta come sacramento forte e autonomo, capace di sostenere ed aiutare le persone nelle crisi e nelle colpe che segnano la vita.Il nuovo clima che si respira a Roma si è fatto sentire nell’incontro brissinese sul dialogo interreligioso e interculturale. Il portavoce di uno dei gruppi di lavoro ha dichiarato di essere fiero di appartenere a una Chiesa che come dice papa Francesco cerca di essere una casa per tutti. Sarebbe perciò importante creare luoghi d’incontro quotidiano: soltanto così potrà essere superata la paura da chi è diverso. Alla paura dilagante nei confronti degli immigrati e delle persone di altre fedi un altro partecipante oppone l’osservazione che “la nostra identità è continuamente arricchita e modificata, crescendo nel dialogo e nello scambio con altri.” Questo dialogo non è visto soltanto nel rapporto con gli “stranieri” ma anche con la popolazione storica del nostro paese: “Il maggior gruppo di persone di altra fede sono coloro, che hanno voltato le spalle alla Chiesa, ma che cercano un senso nella vita. Che luoghi di ristoro e conforto offriamo a loro come Chiesa?”Il pomeriggio a Bressanone è stato messo a tema la “chiesa con bambini e giovani”. Con tutta chiarezza è stato richiesto un cambiamento di prospettiva. Non si tratta più di riempire le messe con bambini e giovani, ma di imparare da loro: “C’è spazio per la ribellione, per la voglia di rischiare, per nuove vie? Siamo pronti ad affrontare cambiamenti?”, ha chiesto un partecipante in plenaria. Bambini e giovani a modo loro sono già Chiesa, e non soltanto quando partecipano nel mondo degli adulti. Proprio in questa prospettiva, di partire dai bambini e dai giovani, una partecipante propone di vedere in loro dei segnavia, che ci indicano una strada per incontrare Dio. Una Chiesa quindi che attivamente coinvolge i giovani e che da spazio e ascolto alle loro idee, alla loro fantasia e alla loro fede, favorendo una loro partecipazione attiva.Contemporaneamente a Bolzano è stato messo a tema l’amore attivo per il prossimo: qui i sinodali e i partecipanti propongono la visione di una chiesa che s’impegna per una vita buona delle persone sul nostro territorio e che promuove il mutuo aiuto e sostegno. Con molta chiarezza sono state nominate le debolezze attuali: “Nel suo quotidiano e nelle sue strutture la Chiesa spesso contraddice il Vangelo: divorziati risposati, donne, omosessuali, vittime di abusi.” Anche altri partecipanti confermano: “Come chiesa dobbiamo riconoscere i nostri errori e imparare da essi. ”Per molti partecipanti ciò implica un maggiore equilibrio nell’attività della Chiesa: La carità operante spesso passa in secondo piano rispetto alla liturgia e alla catechesi: “Che aspetto avrebbero le nostre parrocchie, se investissero nella carità operante le stesse risorse, la stessa fantasia e la stessa intensità di partecipazione che investono nelle liturgie?” “Gli incontri odierni ci consegnano un gran numero d’indicazioni per il proseguimento del lavoro nelle commissioni”, ha detto Reinhard Demetz, segretario del Sinodo.Le proposte dei partecipanti ora saranno verbalizzate e pubblicate sul sito internet del Sinodo. Le commissioni integreranno i contributi raccolti nelle loro visioni per la chiesa locale che saranno dibattute e decise nelle sessioni plenarie del Sinodo a gennaio e febbraio. Entro dicembre 2015 saranno elaborati provvedimenti e riforme concrete per la diocesi di Bolzano-Bressanone.