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Omelie

Tutti i Santi 2025 – Cimitero di Bolzano

Vescovo Ivo Muser

 

Bolzano/Oberau, 1 novembre 2025

Concedetemi di raccontarvi due incontri personali che ho avuto nell’arco di quest’anno.

Era il 16 giugno scorso. Un lunedì pomeriggio, in treno verso Roma. Per il giorno seguente papa Leone aveva invitato tutti i vescovi italiani per un primo incontro dopo la sua elezione. A Bologna un uomo di circa 40 anni si è seduto accanto a me. Si è rivelato essere un insegnante di scuola superiore in un liceo. Presto tra noi è nato un vivace dialogo. Abbiamo parlato dei terribili conflitti in Ucraina e nella Terra Santa, che attualmente dominano i notiziari, della crescente brutalità nel modo di relazionarsi e nel linguaggio, anche a scuola, delle evoluzioni sociali e politiche che evidentemente lo preoccupavano molto. Ma lo scambio più lungo è stato sulla morte. Aveva infatti appena perso suo fratello in un incidente stradale.

E questa esperienza, mi disse, lo sfidava particolarmente a porre la domanda sul senso e sulla presenza di Dio - come mai aveva fatto prima in vita sua. Le scienze naturali, che erano la sua passione e il suo campo di specializzazione, non lo aiutavano in questo. E poi, con un tono molto riflessivo, ha aggiunto: "La Chiesa oggi parla troppo di tutti i temi possibili per essere rilevante e attuale, e troppo poco del suo tema centrale: della morte e della vita dopo la morte. E quindi di Dio, che è l'unico a non lasciare l’ultima parola alla morte."

Parlare della morte e della vita dopo la morte non è un tema marginale, non è qualcosa di aggiuntivo o secondario, ma il tema principale dell’annuncio cristiano! Il mio compagno di viaggio sul treno per Roma lo ha affrontato in modo esistenziale: la questione della morte e della vita deve essere il fulcro dell'attività della Chiesa e deve rimanere tale. Questo è il motivo per cui la Chiesa deve sempre parlare della Pasqua in relazione a ciò in cui crede, ciò che annuncia, celebra e offre come questioni esistenziali e come aiuto per la vita.

Die zweite Begegnung: Ende August, bei einem Spaziergang auf den Bozner Virgl hinauf, begegnete ich einem jungen Mann, der in die Gegenrichtung unterwegs war. Er sieht mich, grüßt freundlich und fragt, ob er mich begleiten kann. „Gerne“, ist meine Antwort. Und dann sagte er zu mir ganz direkt: „Was sagen Sie einem Atheisten? Haben Sie für sich ein Argument, um zu glauben, dass es Gott gibt?“ Ziemlich überrascht und spontan antwortete ich: „Der Tod! Wenn es Gott nicht gibt, dann ist der Tod das totale Ende, das endgültige Aus. Dann wüsste ich nicht, wozu ich lebe". Meine Antwort hatte er sich nicht erwartet, aber er stieg darauf ein. 

Im weiteren Verlauf des Gesprächs kamen wir auch auf den Anfang des Lebens zu sprechen. Wenn es keinen Gott gibt, dann fällt nicht nur das Leben nach dem Tod weg, dann ist auch der Anfang reiner Zufall. Zufällig ist dann mein Leben, mein Dasein in dieser Welt. Ja, dann ist das Dasein dieser Welt selbst Zufall. Kein Plan, keine Absicht, kein Ziel. Alles ist ein blindes Spiel von willkürlichen Kräften. Der Ursprung der Welt, die Entstehung der Sonne, das Werden unseres Planeten, die Entwicklung des Lebens auf dieser Erde, bis hin zu uns Menschen: Alles nur Zufall. Und alles ohne einen letzten Sinn. Darauf sagte mein Begleiter: „Genau um diesen Sinn geht es mir. Ich werde nicht aufhören, danach zu fragen und zu suchen.“ Er verabschiedete sich und ging wieder in seine Richtung. Ich weiß nicht, wer er war. Mir geht diese berührende Begegnung bis heute sehr nach.

An Allerheiligen und Allerseelen geht es um das Fundament der christlichen Hoffnung: Wir sind im Leben und im Sterben in der Hand Gottes. Ein verweltlichtes, nur auf diese Welt bezogenes Christentum wäre eine Lüge und ein Betrug und zerbricht spätestens an den Gräbern unserer Verstorbenen. Allerspätestens an unserem eigenen Grab.

Ricordiamoci oggi non soltanto dei nostri cari ma anche di tutti coloro che hanno subito una morte atroce: tutti coloro che sono stati uccisi; coloro che si sono tolti la vita; tutte le vittime dell’odio, del terrorismo, del fanatismo, dei femminicidi e delle guerre; e non ci dimentichiamo delle migliaia di profughi che hanno perso la vita attraversando il deserto o il mare. Signore, donaci la grazia di non essere veloci nei nostri giudizi, superficiali, autoreferenziali e indifferenti!

Davanti alle tombe dei nostri defunti preghiamo per tutte le persone coinvolte nella terribile e atroce guerra contro l’Ucraina e nelle altre zone di conflitto e di guerra, spesso dimenticate. La guerra non inizia sui campi di battaglia, ma sempre nei pensieri, nei sentimenti e nelle parole delle persone. Non esistono vittorie ottenute attraverso la guerra, il nazionalismo, il disprezzo di altri popoli, lingue e culture. 

Auferstandener Herr, du bist unser Ziel, für unsere Verstorbenen und für uns alle, die wir noch auf dem Weg sind. Immer auf dem Weg zum Leben! Signore, donaci la grazia di rimanere pellegrini di speranza verso la vita che non conosce tramonto.