Nella seconda giornata del convegno pastorale all’Accademia Cusano a Bressanone l’intervento del vescovo Ivo Muser ha delineato la visione di come potrebbe essere la diocesi tra 15 anni, con le comunità celebranti ridimensionate e la Chiesa meno rilevante. Bisogna quindi imparare “a convivere con questa realtà e a interpretarla alla luce del Vangelo. Chi sceglie Cristo nel 2038 lo fa consapevolmente e vuole vivere il comandamento dell'amore per Dio e per il prossimo.” Per questo, ha auspicato Muser, i fedeli si fanno più missionari: “Partecipiamo alla vita delle persone, condividiamo le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi.” È la visione di un futuro in cui “la comunità sa affrontare problemi ed errori e condividere la responsabilità”, con il metodo della sinodalità “accettato come stile pastorale, che ci aiuta a superare i blocchi, le polarizzazioni e i circoli viziosi.”
Il vescovo si augura che nel 2038 la comunità dei credenti altoatesini sarà stata capace di sviluppare in particolare due punti di forza: “Il primo: siamo forti nell'ascolto. Cerchiamo di essere vicini alle persone, di ascoltarle, di compartecipare. Le piccole comunità cristiane, circoli di vicinato e di amicizia, sostengono la vita cristiana nella nostra diocesi, si prendono cura delle persone che non potrebbero essere raggiunte dalla struttura parrocchiale tradizionale. Una parte del nostro tempo e delle nostre energie appartiene sempre agli esclusi, ai poveri, ai malati, ai senzatetto, ai disabili. Coltiviamo un costante scambio con le associazioni e le istituzioni civili perché per noi le persone sono importanti e perché vorremmo essere vicini a coloro che vivono ai margini della società.”
Il secondo punto di forza in questa futura visione di Chiesa locale sono le relazioni, ha spiegato il vescovo: “Abbiamo imparato che le relazioni buone e salde ci danno la misura delle nostre azioni. Le nostre parrocchie promuovono una buona collaborazione tra le persone, ma anche tra associazioni, movimenti, istituzioni. Nell'unità pastorale le parrocchie si aiutano a vicenda”, anche grazie alla guida dei team pastorali, “che sono riusciti a dare fiducia e responsabilità alle comunità e che hanno dato nuove prospettive ai sacerdoti. Con compiti gestibili, significativi e chiari, i sacerdoti percepiscono il loro ministero come appagante.”
Nel 2038, ha riassunto monsignor Muser, “celebriamo la domenica e l'anno liturgico, accompagniamo le persone nei momenti gioiosi e in quelli tristi della vita, testimoniamo un senso che va oltre la vita materiale: è così che siamo presenti e tangibili nei paesi e nelle città. Noi ci siamo, come comunità ispirata dal Vangelo, forte nell'ascolto, forte nelle relazioni, ben organizzata. È questo il mio sogno per la nostra Chiesa tra 15 anni.” In workshops e nello scambio con il vescovo, i partecipanti hanno poi approfondito questi spunti.