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Omelie

Carcere di Bolzano - 19 dicembre 2019

Vescovo Ivo Muser

19 dicembre 2019

Carcere di Bolzano - 19 dicembre 2019

Testo biblico: Is 9,1-6

 

Cari fratelli detenuti, stimata direttrice e stimati agenti della polizia penitenziale, caro don Giorgio, caro signor Bertoldi, cari volontari, cari operatori nelle diverse associazioni, stimate autorità presenti!

Papa Francesco recentemente, il 15 novembre di quest´anno, ha tenuto un discorso al congresso dell’Associazione internazionale di diritto penale che offre spunti utili anche per noi. Riporto qui la parte del discorso che riguarda le pene e il carcere, in particolare l’idea della “giustizia restaurativa” o “riparativa” che va oltre un atteggiamento solo punitivo o vendicativo e apre alla riconciliazione in un’ottica di assunzione di responsabilità.

“Ogni persona chiamata ad assolvere un compito in questo ambito dovrà tenere continuamente presente, da un lato, il rispetto della legge, le cui prescrizioni sono da osservare con un’attenzione e un dovere di coscienza adeguati alla gravità delle conseguenze. D’altro lato, occorre ricordare che la legge da sola non può mai realizzare gli scopi della funzione penale; occorre anche che la sua applicazione avvenga in vista del bene effettivo delle persone interessate… Affinché la funzione giudiziaria penale non diventi un meccanismo cinico e impersonale, occorrono persone equilibrate e preparate, ma soprattutto appassionate – appassionate! - della giustizia, consapevoli del grave dovere e della grande responsabilità che assolvono. Solo così la legge – ogni legge, non solo quella penale – non sarà fine a sé stessa, ma al servizio delle persone coinvolte, siano essi i responsabili dei reati o coloro che sono stati offesi… Dobbiamo andare, certamente, verso una giustizia penale restaurativa.”

E noi Vescovi della Regione Ecclesiastica del Nordest abbiamo scritto in una lettera del 27 novembre scorso  indirizzata ai cappellani delle carceri del nostro territorio: “Il mondo del carcere è una realtà complessa. In esso devono convivere le giuste istanze della giustizia e della sicurezza della società, con l´impegno a percorsi di recupero delle persone che hanno anche gravemente sbagliato, di carattere rieducativo e riconciliativo, al fine di permettere un loro reinserimento nella società.”

Nel Natale celebriamo il mistero di una luce che dal cielo si apre sul mondo e, nell’oscurità della notte, lo irradia. È una luce che è anticipazione di eternità. Una luce che è annuncio di salvezza, che risplende soprattutto là dove la sofferenza e il dolore sono più grandi. Una luce che risplende anche davanti alle tante porte chiuse, che ci sono ancora nel nostro mondo e che filtra, flebile ma sicura, sotto uno stipite o attraverso la fessura di una serratura. Questo è il messaggio antico e sempre nuovo del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella lettura biblica che ho scelto per questo nostro incontro di preghiera: Lasciamo che la luce del Natale arrivi ad illuminare le piccole o grandi oscurità del presente e anche di questa struttura!

Cari fratelli detenuti, la storia passata, anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma la storia che guarda al futuro, è ancora tutta da scrivere, anche con la vostra personale responsabilità. Nessuno di noi minimizza ciò che avete fatto. Anche con questa funziona prenatalizia nessuno vuol dirvi: Va bene così. È tutto in ordine. Quello che avete fatto l´avete fatto bene. No, dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma nonostante tutto: Nessuno di voi deve perdere la propria dignità, il proprio valore, la propria umanità. Papa Francesco direbbe: Nessuno si merita di essere e di sentirsi scartato!

Una cosa è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il respiro della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno. La speranza non può essere tolta a nessuno, perché è la forza per andare avanti; è la tensione verso il futuro per trasformare la vita; è una spinta verso il domani.

Non lasciamo che quanto fatto nel passato cancelli il futuro! Non lasciamoci prendere dallo sconforto e dalla disperazione. Ve lo dico con il cuore: non lasciamo prevalere la voglia di farla finita. Anche nel buio più profondo, nei momenti in cui il dolore è più grande e la nostalgia più pungente, riempiamo i nostri polmoni con il respiro della speranza. Lasciamo che sia la speranza a respirare in noi.

Gesù nasce per noi e viene ad abitare nelle grotte – spesso fredde e desolate – della nostra esistenza per far risplendere una luce nuova, per riempire il nostro cuore di speranza. E lo fa perché vuole scrivere con noi un nuovo capitolo della nostra vita.

Ringrazio di cuore quanti in questa struttura si adoperano ogni giorno per tenere accesa la luce della speranza. So che questo servizio non è facile, ma vi prego – anche nei momenti più complicati e più tesi- di essere sempre testimoni di umanità, di vicinanza e di compassione. Grazie a tutti voi se tentate di rendere umano questo ambiente! È una missione natalizia!

Lassen wir uns gerade an diesem Ort treffen von der uralten Verheißung des Propheten Jesaja: „Das Volk, das im Dunkel lebt, sieht ein helles Licht; über denen, die im Land der Finsternis wohnen, strahlt ein Licht auf“ (Jes 9,1). Zünden wir dieses Licht wieder an! Verbreiten wir dieses Licht. Helfen wir alle mit, dass dieses Licht nicht auslöscht. Wir alle brauchen die Hoffnung, die uns dieses Licht schenkt!