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Omelie

Giovedì Santo 2023

Mons. Ivo Muser

Giovedì Santo, 6 aprile 2023

Bolzano, Parrocchia Cristo Re

Fratelli e sorelle, per noi cristiani questo è un giovedì meraviglioso. Con questa celebrazione, infatti, entriamo nella Pasqua di Risurrezione, nel Triduo Pasquale del Signore crocifisso, sepolto e risorto, fonte e culmine di tutto l´anno liturgico.

Recupero solo due gesti del primo Giovedì Santo nel Cenacolo di Gerusalemme che anche noi stasera rivivremo.  

Il primo gesto che Gesù fa è di prendere tra le sue mani i piedi degli apostoli e lavarli. Il racconto del vangelo dice che Gesù si alzò da tavola e depose le vesti. Per il vangelo di Giovanni “deporre” è una tipica espressione per indicare il gesto di “offrire la vita”, Gesù si spoglia della propria vita per donarla all’uomo. Poi Gesù prende l’asciugatoio, che era e ancora oggi è lo strumento del servizio, e se lo cinge ai fianchi!

Gesù non è un servo part-time, non fa servizio a ore, tutta la sua persona è servizio, il suo nome stesso è “Servo del Signore”. Il suo è un servizio permanente, tant’è vero che quando riprende le vesti non viene detto che si toglie il grembiule. 

Gesù lava i piedi agli apostoli. Nella cultura ebraica era compito dello schiavo stare alla porta e lavare i piedi sporchi degli ospiti che arrivavano dopo un lungo viaggio. Lavare i piedi impolverati era un rito di purificazione e di ospitalità. Lo doveva compiere lo schiavo, un uomo che nella classifica sociale valeva “zero”.

Ma qual è il significato del gesto di lavare i piedi ? Perché Gesù lo compie come uno degli ultimi gesti della sua vita terrena? E perchè proprio i piedi? Perchè i piedi rappresentano il luogo in cui gli uomini vengono feriti. Qualcuno di voi ricorderà la storia di Achille, l’eroe che aveva il suo punto vulnerabile nel piede e durante l’assedio di Troia fu colpito al tallone e morì dissanguato. La Bibbia ci ricorda che il serpente insidierà il calcagno di Eva. Il valore simbolico del piede sta nel fatto che, permettendoci il contatto con la terra, rappresenta il punto di appoggio per la nostra postura verticale. “Stare in piedi” è decisivo per l’uomo. Se stai in piedi sei libero di muoverti e di realizzare i tuoi scopi. Se hai il piede ferito significa che sei limitato nei movimenti e la tua stabilità è compromessa. Gesù lava i nostri piedi perché li vuole purificare, perché ci vuole rialzare, ci vuole rimettere in piedi.

Una comunità sta in piedi quando serve, quando apprende l’arte di servire, quando corre il rischio di servire. Stendiamo i nostri piedi davanti a Gesù che passa per lavarli; lasciamoci lavare dalle sporcizie, in una parola: lasciamoci amare, salvare, redimere da Gesù.

Sapete che lasciarsi amare talvolta è più difficile che amare? Si insinua in noi il sospetto di non essere amabili, degni dell’attenzione di qualcuno: perché qualcuno dovrebbe interessarsi a me, essere buono con me? È il virus di Pietro, più pericoloso del coronavirus, che pensa di essere autosufficiente, di farcela da solo e per questo respinge il servizio di Gesù. Voglio essere autonomo, dagli altri e da Dio: è il virus presente in tutti noi!

C’è poi l´altro gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo: quello di mettere il suo corpo tra le mani dei discepoli. Nelle sue mani Gesù prende i nostri piedi; nelle nostre mani, invece, depone, come fossero un trono regale, un frammento del suo corpo.

Carissimi, viviamo in una società in cui percepiamo con forte intensità il valore del corpo, la sua vitalità, la promessa di felicità di cui il corpo è portatore. Ma proprio in questo ambito della corporeità si possono consumare grandi ambiguità: il corpo può essere una centralina di impulsi, di bisogni, di eccitazioni, di emozioni da gratificare; oppure può essere il luogo dell’incontro, della comunione, della comunicazione. La vocazione dell’uomo è far diventare parlante il corpo, trasformare un ammasso biologico in un volto che parla, sorride, bacia, vive lo sguardo, l’ammirazione, il canto e l’incanto dei sentimenti che nascono quando ci si trova in presenza dell’altro.

Quel corpo che Gesù depone nelle nostre mani è un corpo spezzato, offerto, condiviso. È un corpo parlante dell’eterno amore di Dio. Dio ama così tanto l’uomo che si preoccupa di nutrire la sua vita. Questo corpo eucaristico noi lo chiamiamo semplicemente “comunione”: bellissima abbreviazione che dice tutto perché quel Corpo è in grado di nutrire il nostro corpo dell’amore di Dio e trasformarlo da corpo che vuol possedere per soddisfarsi a corpo che si lascia spezzare per nutrire la vita di altri. 

L´eucarestia della mensa e l´eucarestia del servizio! Acqua per i piedi, perché Gesù vuole metterci in piedi.

Pane sulle mani, perché Gesù vuole trasformarci in comunità di comunione. Ecco il mistero che celebriamo stasera, ecco il testamento di Gesù che ci lascia nelle ultime ore della sua vita terrena. Gesù non smette di donarsi per riunire la sua comunità, per renderci una comunità di amici, per vincere il male che tanta sofferenza genera, per farci camminare.

E infine, in questo giorno santo dedicato anche al sacerdozio, vi chiedo una preghiera per me, per tutti i nostri sacerdoti, perché con tutti i nostri limiti e le fragilità della nostra umanità possiamo essere testimoni di disponibilità e di servizio. Preghiamo che ci siano anche oggi e tra di noi giovani disposti a dire di sì alla chiamata al sacerdozio.