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Messaggi

In memoria del papa emerito Benedetto XVI

Vescovo Ivo Muser

Bolzano, dicembre 2022

L’uomo, il teologo, il Papa

L'umiltà, il coraggio di servire: questa è a mio parere la chiave della personalità di Joseph Ratzinger, del suo pensiero, della sua teologia, del suo concepire il ministero, del modo in cui è stato il nostro Papa. Infine, ma non meno importante, le sue dimissioni volontarie e consapevoli dal ministero petrino sono un'espressione di questo coraggio di servire.

Per lui era fondamentale la sintesi tra ragione e fede. Se la fede vuole rimanere autentica, non umilia la libertà umana e la ragione. Perché, si chiedeva spesso, la fede e la ragione dovrebbero avere paura l'una dell'altra quando possono presentarsi al meglio nel momento in cui iniziano a dialogare tra loro e rimangono in costante dialogo? La fede libera ed espande la ragione. Ma anche la fede ha bisogno della ragione, se vuole davvero rendere giustizia agli esseri umani, alle loro domande, alla loro ricerca e ai loro sforzi.

La teologia e l‘annuncio di Joseph Ratzinger come professore, vescovo e Papa sono espressione di questa sintesi, che vuole dare espressione alla razionalità della fede cristiana. E questa sintesi sa che ogni "parlare di Dio" deve sfociare in un amorevole, intimo e sorprendente "parlare con Dio".

È mia ferma e personale convinzione: Joseph Ratzinger/Papa Benedetto è un Dottore della Chiesa del nostro tempo e ben oltre il nostro tempo! La sua morte renderà ancora più luminosa la sua teologia e il suo servizio alla Chiesa.

 

Ricordi…

Come Vescovo della nostra Diocesi di Bolzano-Bressanone, ricordo ora con grande apprezzamento e gratitudine quelle parti della sua biografia e del suo pontificato che lo legano in modo speciale a noi: al nostro seminario, a Bressanone e alla sua cattedrale, alla Chiesa locale e alla nostra terra. 

Joseph Ratzinger conosceva molto bene l'Alto Adige e ha coltivato rapporti molto concreti con le persone nella nostra terra. Dal 1967 è venuto più volte a Bressanone e da qui ha visitato vari luoghi della provincia. Da cardinale ha trascorso dieci vacanze a Bressanone, ospite del nostro seminario, l'undicesima volta è venuto da Papa: dal 28 luglio all'11 agosto 2008. È stata una sorta di dichiarazione d'amore a Bressanone e al nostro seminario quando l'11 agosto si era accomiatato dalla finestra della biblioteca del seminario con le parole: "Tutte le cose belle finiscono e così purtroppo anche le mie vacanze a Bressanone. Ma posso dirvi che è stato meraviglioso! E anche se esternamente questi giorni finiscono, rimane un tesoro di ricordi che porto con me e attraverso i quali posso essere sempre con voi. E soprattutto voglio essere con voi attraverso il ponte della preghiera".

Alla preghiera dell'Angelus in piazza Duomo a Bressanone, il 3 agosto 2008, aveva detto che un "tesoro di ricordi" lo legava a Bressanone e che era venuto con il bisogno umano di riposare un po' qui da noi. Era venuto, disse, per "trascorrere ancora una volta una vacanza nella bella Bressanone, questa terra dove si uniscono arte e cultura e la gentilezza della gente". In quell‘occasione aveva aggiunto che “le cose più grandi della nostra vita non si possono comprare, non si possono pagare, ma che le cose più importanti, più elementari della vita ci possono essere solo donate". Ci aveva ricordato quanto sia importante "una giornata strutturata, una giornata in cui Dio trova sempre spazio" e che “la fede non solo ha un futuro, ma è il futuro".

Nel ricevere la cittadinanza onoraria di Bressanone il 9 agosto 2008, aveva voluto ricordare alla città di Bressanone e alla nostra terra qual è la nostra vocazione: l'incontro tra lingue e culture, "di cui oggi abbiamo tanto bisogno". Sappiamo che è un incontro non sempre facile, ma che è sempre fruttuoso e porta doni. Questa vocazione aiuta tutti e ci rende più ricchi, più aperti e più umani".

Durante il suo pellegrinaggio a Oies, nella casa natale del nostro san Giuseppe Freinademetz, il 5 agosto, aveva ricordato che “la fede non è uno straniamento per nessuna cultura o popolo, perché tutte le culture attendono Cristo e non sono distrutte dal Signore: al contrario, raggiungono la loro maturità".

Il 6 agosto, all'incontro con i sacerdoti, i diaconi e i seminaristi nella cattedrale, aveva parlato della sua grande convinzione che ragione e cuore, bellezza e verità si toccano, ma anche ricordato che la disponibilità e la capacità di accettare la sofferenza e coloro che soffrono sono la misura della vera umanità. Nella sua risposta a una domanda postagli dal professor Karl Golser, poi diventato nostro vescovo, il Papa aveva sottolineato l'importanza della meraviglia come prima fonte della nostra responsabilità per il creato.

Alla preghiera dell'Angelus del 10 agosto, si era presentato davanti a noi con la convinzione che il Signore ci porge la sua mano: attraverso la bellezza della domenica, attraverso la liturgia festiva, nella preghiera, nell'incontro con la Parola di Dio, nelle diverse situazioni della vita quotidiana. Ci tende la mano perché noi, nel suo nome, si possa porgerla ad altri. Una donna, nel frattempo deceduta, mi aveva confidato: "È bello vedere una volta il Papa, ma è ancora più importante ascoltarlo bene. Ha molto da dire.“

Due doni del Papa consegnati all‘allora vescovo Wilhelm Egger - un paramento da Messa per la cattedrale di Bressanone e un calice per il seminario - ci ricorderanno sempre di lui. Le parole del Papa al commiato da Bressanone sono ora, al suo commiato da questo mondo, un'eredità di speranza: "Così siamo insieme, e ci commuoviamo e gioiamo insieme nel nome del Signore, cercando di fare ciò che è giusto per oggi e per domani" (11 agosto).

 

Profonda riconoscenza

Poiché credo che i nostri defunti vivano con Dio, mi rivolgo direttamente a lui: Onorato papa emerito Benedetto, la Sua lunga vita terrena è giunta al termine. Ora Lei dimora - come speriamo e crediamo - dall'altra parte della vita. Le rinnovo un sentito grazie, personale e a nome della nostra diocesi. Grazie per il Suo grande lavoro di una vita, per il Suo servizio petrino, per il Suo rapporto personale con la nostra diocesi e con la nostra terra. Lei ha nominato Karl Golser e me vescovi della nostra diocesi. Anche attraverso ciò Lei resta indissolubilmente legato alla storia della Chiesa nella nostra diocesi.

Gli incontri che ho avuto ancora con Lei negli anni successivi alle Sue dimissioni appartengono ora a un "tesoro di ricordi" speciale e prezioso per me. Rimaniamo uniti attraverso il ponte della fede, della gratitudine, della speranza e della preghiera. Chiedo la Sua benedizione dal cielo per il Suo successore, il nostro papa Francesco, e per tutta la Chiesa. Chiedo la Sua benedizione su di me e sulla nostra diocesi. Che il Signore incarnato, crocifisso e risorto Le permetta di vivere definitivamente e per sempre ciò che la sua mangiatoia e la sua croce ci promettono: salvezza e pienezza di vita.

 

+ Ivo Muser, vescovo