Cari fratelli detenuti, stimato direttore, cari collaboratori e operatori di questa struttura, caro don Giorgio, cari rappresentanti delle varie associazioni e istituzioni che sostengono nel corso dell’anno le attività di questa struttura, cari volontari, stimate autorità!
“Il carcere è diventato una basilica”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco il 26 dicembre 2024 dopo aver aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia.
Una frase che porta con sé un significato profondo e dirompente. Trasformare un luogo spesso percepito come simbolo di esclusione, sofferenza e punizione in uno spazio sacro e comunitario ribalta la prospettiva comune, ricordandoci che la presenza di Dio non conosce barriere.
Con questo gesto, il Papa ha voluto ricordarci che dietro ogni sbarra si nascondono storie, dolori e speranze. E proprio rivolgendosi ai detenuti, Papa Francesco ha ricordato che “ognuno di noi può scivolare”, sottolineando quanto sia importante non perdere mai la speranza e quanto abbiamo il dovere di proteggere sempre la dignità umana, anche in situazioni di errore o fragilità.
Ed è proprio la speranza il cuore di questo Anno Santo: con il motto “Pellegrini di speranza”, il Giubileo si fa portavoce di un messaggio universale di misericordia e riscatto, che abbraccia ogni persona, senza esclusioni.
Il riconoscimento e la garanzia della dignità umana per tutti i detenuti è un tema che è stato trattato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine anno 2024. Il Presidente diceva: “I detenuti devono poter respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine”. Con queste parole ci ha voluto ricordare quanto sancito dalla Costituzione Italiana, all’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Questo principio non è solo giuridico: è un imperativo morale. Garantire condizioni dignitose nelle carceri non è una concessione, è un obbligo!
Questo Anno Santo 2025, con il suo messaggio di speranza, ci offre l’opportunità di cambiare. Ma il cambiamento richiede coraggio. Coraggio per affrontare il problema del sovraffollamento, per migliorare le condizioni di vita nelle carceri, per investire in percorsi di rieducazione che diano una reale possibilità di riscatto.
Perciò non mi stanco di ripetere la mia ferma convinzione: La costruzione del nuovo carcere di Bolzano, di cui si parla ormai da decenni, deve essere una priorità! Anche chi ha sbagliato ha il diritto di espiare la sua pena in condizioni dignitose. E anche agli operatori bisogna garantire un ambiente di lavoro altrettanto dignitoso. Solo in questo modo sarà possibile aiutare i detenuti a svolgere attività sociali e lavorative secondo la nuova visione dell’istituzione carceraria.
Affinché la funzione giudiziaria penale non diventi un meccanismo cinico e impersonale, occorrono persone equilibrate e preparate, ma soprattutto appassionate della giustizia, consapevoli del grave dovere e della grande responsabilità che assolvono. Solo così la legge – ogni legge, non solo quella penale – non sarà fine a sé stessa, ma al servizio delle persone coinvolte, siano essi i responsabili dei reati o coloro che sono stati offesi.
Ringrazio di cuore quanti in questa struttura si adoperano ogni giorno per tenere accesa la luce della speranza. So che questo servizio non è facile, ma vi prego – anche nei momenti più complicati e più tesi- di essere sempre testimoni di umanità, di vicinanza e di compassione. Grazie a tutti voi se tentate di rendere umano questo ambiente! È una missione pasquale!
Cari detenuti, nessuno di noi minimizza ciò che avete fatto. Dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma nonostante tutto: nessuno di voi deve perdere la propria dignità, il proprio valore, la propria speranza. Credete in un Dio che non vi esclude, che non vi dimentica, che sta dalla vostra parte. E chiedete perdono a tutti coloro che avete tradito, ingannato, imbrogliato, truffato, calpestato.
La speranza, per chi vive dietro le sbarre, non è un lusso: è un diritto. E per tutti noi è un dovere trattare con dignità chi ha sbagliato, che non è solo un atto di misericordia, ma una vera e propria prova di forza, oltre che un segno di civiltà.
Che questo Anno della Speranza ci insegni a guardare alle carceri non come luoghi di vendetta, ma come spazi di cambiamento e di vita nuova. Perché un Paese che abbandona i più vulnerabili tradisce sé stesso. Ma un Paese che offre a tutti una possibilità di riscatto è un Paese che può rinascere. Che il 2025, nel segno della “basilica” di Rebibbia, sia l’anno in cui il silenzio delle carceri si trasforma in voce di speranza. Per i detenuti, per le loro famiglie, per tutti noi.
A tutti voi, anche a quelli che non sono cristiani ma che condividono con noi la fede in un Dio della vita e della misericordia: Buona e Santa Pasqua, piena di speranza e misericordia!
Versöhnung und neues Leben: Das ist die Osterbotschaft, an die Christen glauben; und diese Botschaft macht Ostern zum größten christlichen Fest. Von Herzen wünsche ich euch diese österliche Hoffnung – durch alles hindurch.