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Comunicati 2019

Comunicare in parrocchia usando lingue diverse

“Fare qualcosa insieme, quando si parlano lingue e si hanno culture diverse, è faticoso, ma alla fine è sempre fonte di arricchimento. Anche da qui può nascere una spinta verso l’innovazione per questa nostra Chiesa locale”. Lo ha detto questa mattina (30 ottobre 2019), nella sala di rappresentanza del Comune di Bolzano, Reinhard Demetz, direttore dell’Ufficio pastorale diocesano, presentando i risultati del sondaggio promosso dal gruppo di lavoro “Sprachen verbinden - comunicare tra lingue”, nato per volere del Sinodo diocesano per promuovere “la convivenza nella differenza” e per favorire la collaborazione tra i gruppi linguistici all’interno delle parrocchie. Quanto emerso dal sondaggio è stato tradotto in una serie di consigli pratici, che sono stati poi raccolti in un vademecum.

Superare stereotipi, incertezze e difficoltà facendo piccoli passi concreti, tenendo presenti le paure, ma senza lasciarsi condizionare da esse. Promuovere insieme progetti concreti di carattere caritativo, allenandosi nel dialogo aperto e sincero, rispettoso delle diverse lingue e culture. Aprendosi anche alle persone con un background migratorio: l’integrazione di migranti è, in parte, un processo faticoso che alla fine non manca di produrre un’arricchente molteplicità. Nelle sedute comuni dei consigli pastorali parrocchiali, inoltre, occorre fare in modo che ciascuno possa parlare nella lingua che preferisce e, in occasione di celebrazioni liturgiche comuni è bene prestare particolare attenzione al gruppo linguistico numericamente più esiguo.

Questi sono alcuni dei consigli contenuti nel vademecum elaborato dal gruppo di lavoro “Sprachen verbinden - comunicare tra lingue” dell’Ufficio pastorale della diocesi di Bolzano-Bressanone e presentato questa mattina nella sala di rappresentanza del Comune di Bolzano. Il vademecum nasce dal sondaggio, voluto dal gruppo di lavoro e condotto su un campione di 10 parrocchie, scelte in base a grandezza, posizione geografica e composizione etnica.

“Sappiamo che la diversità è occasione di arricchimento, ma quando cerchiamo di fare qualcosa insieme ci troviamo spesso di fronte alla paura di perdere qualcosa – commenta il direttore dell’Ufficio pastorale diocesano Reinhard Demetz –. Collaborare è certo più faticoso che lavorare ciascuno secondo i propri ritmi, ma alla fine se abbiamo il coraggio di fare il primo passo, allora scopriamo quanto realmente questo sia arricchente per tutti. Dal sondaggio è emerso che non porta frutto il soffermarsi dapprima sullo studio della lingua per poi passare a fare qualcosa insieme: l’apprendimento della lingua e la collaborazione devono andare di pari passo”. “Ci si confronta spesso con la paura di perdere qualcosa della propria tradizione – aggiunge Demetz –. Iniziative nuove, che coinvolgano più gruppi linguistici, possono essere avviate e realizzate più facilmente di quanto non lo sia il tentativo di estendere tradizioni già consolidate anche all’altro gruppo linguistico”.

Il sondaggio

Il compito di realizzare il sondaggio, avviato lo scorso anno, è stato affidato a Tobias Simonini, che ha incontrato e intervistato i parroci delle parrocchie prese a campione, nonché i rappresentanti dei diversi gruppi linguisti presenti in parrocchia. Le risposte sono state raccolte, ordinate e riassunte in ambiti tematici. Il gruppo di lavoro, al fine di offrire un sussidio per favorire la convivenza dei gruppi linguistici in parrocchia, ha convertito le osservazioni fatte in consigli pratici.

“Sprachen verbinden – comunicare tra lingue”

Il gruppo di lavoro “Sprachen verbinden – comunicare tra lingue” è formato da 11 persone, laici e sacerdoti provenienti da diverse parrocchie delle diocesi – Laura Paloschi, Brigitte Hofmann, Paola Cecarini, Josef Simonini, Fabio Righetti, Walter Visintainer –, i collaboratori dell’Eurac Verena Platzgummer e Günther Rautz, il responsabile diocesano per la consulenza parrocchiale Ricardo Brands da Silva, il responsabile diocesano per le parrocchie e le comunità Giuseppe Ganarini e il direttore dell’Ufficio pastorale Reinhard Demetz.

Incontro con la delegazione della diocesi di Gurk-Klagenfurt

La presentazione dei risultati del sondaggio e del vademecum è avvenuta in concomitanza con la visita di una delegazione di sloveni della Carinzia. L’incontro, organizzato dall’Ufficio pastorale diocesano e dal Centro Pace di Bolzano, ha offerto l’occasione per rafforzare i rapporti tra le diocesi di Bolzano-Bressanone e Gurk-Klagenfurt e per confrontarsi su tematiche comuni, quali il bilinguismo e il multilinguismo. “Questo scambio di esperienze è avvenuto in un’ottica europea – ha ricordato il direttore del Centro Pace Paolo Valente – tra Chiese sorelle che coltivano l’unità nella diversità”.

La delegazione – di cui fanno parte Tonč Rosenzopf-Jank, direttore della sezione slovena dell’Ufficio pastorale, Ani Boštjančič, direttrice dell’Azione cattolica e Janko Krištof, decano di Ferlach/Borovlje e direttore del Christlicher Kulturverband – ha visitato alcune parrocchie e l’Eurac ed ha incontrato il sindaco Renzo Caramaschi e il vescovo Ivo Muser.

“In questi giorni abbiamo potuto incontrare molte persone – sottolinea Tonč Rosenzopf-Jank – e la prima impressione è che qui in Alto Adige c’è una grande vitalità. A differenza da quanto accade in Carinzia, qui esistono premesse legislative che danno sicurezza anche al gruppo linguistico più piccolo. Ogni gruppo ha bisogno di un suo spazio, ma anche di avere la possibilità di entrare in contatto e di collaborare con l’altro. Per noi cristiani Dio è l’elemento che ci unisce”. Un pensiero è andato anche alle famiglie plurilingui, che “hanno grandi competenze linguistiche, ma che al tempo stesso vivono l’esperienza di essere ‘a cavallo’ tra culture diverse”.

Il prossimo anno sarà una delegazione della Chiesa altoatesina a ricambiare la visita nella diocesi di Gurk-Klagenfurt.