In occasione della Giornata mondiale del malato, che si celebra annualmente l’11 febbraio, il vescovo Ivo Muser ha sottolineato che “nella nostra società c'è una privatizzazione strisciante e una crescente mancanza di parole di fronte alla malattia e alla morte. Abbiamo bisogno di persone che non abbiano paura del contatto, che trasmettano vicinanza umana ai malati e ai sofferenti, agli anziani e ai morenti, riconoscendo la loro dignità e il loro valore nonostante le fragilità.” Come cristiani, ha aggiunto il vescovo, “abbiamo avuto da Dio la promessa che accetta ogni vita e dice SÌ a ogni vita. Ma la “pienezza della vita” non significa essere sempre sani e produttivi all'infinito. Una tale visione della vita ci renderebbe insensibili e duri, e non corrisponde alla realtà della vita.”
Monsignor Muser ha ringraziato “tutti coloro che negli ospedali, nelle strutture di assistenza e nelle case di riposo svolgono un grande lavoro e dimostrano che ogni vita merita protezione, aiuto e partecipazione. Ringrazio coloro che visitano i malati o li assistono in vari modi, ringrazio chi è vicino alle persone che assistono i familiari.”
In questo Anno Santo, ha concluso il vescovo, “ci sono molti segni di speranza che possiamo e dobbiamo dare. Un segno di speranza profondamente umano e cristiano è la relazione rispettosa ed empatica con le persone malate.”