In un duomo di Bolzano gremito il vescovo Ivo Muser ha celebrato la Pasqua di risurrezione, la festa centrale della fede cristiana. Nella sua omelia il vescovo ha ricordato anzitutto che quest’anno tutte le confessioni cristiane celebrano insieme la loro festa più grande. Nel Concilio di Nicea del 325, infatti, quindi 1700 anni fa, fu stabilito che la Pasqua sarebbe stata sempre celebrata la domenica dopo il primo plenilunio di primavera: “Che questa felice coincidenza del calendario 2025 – ha auspicato il vescovo – sia un incentivo a fissare finalmente una data comune per la Pasqua e a rafforzare così l'unità tra i cristiani proclamando nel mondo con una sola voce la professione che è fondamento della fede cristiana: Cristo è risorto!”
Certo la Pasqua non priva la nostra vita dell’esperienza della croce e della tomba, ha continuato monsignor Muser, “ma ci fa superare il cadere nel vuoto, la rassegnazione del ‘tutto inutile’ e del ‘tutto invano’. Con la Pasqua del Risorto le lacrime, il lutto, la violenza, le ingiustizie, la croce e la tomba, per quanto possano essere opprimenti, non hanno più l’ultima parola.” Per questo la fede pasquale è il fondamento nella vita dei cristiani, ha sottolineato il vescovo: “Quando non viene intesa come affare privato, quando i cristiani non si chiamano fuori ma partecipano nella società e come cristiani agiscono nella politica, nell’economia, nella scuola, in tutti i settori della vita pubblica.”
Da qui scaturisce l’impegno della comunità cristiana, ha specificato Muser, “per i valori nel matrimonio e nella famiglia, per la convivenza tra i gruppi etnici storici della nostra provincia, ma anche con i nuovi cittadini di culture e religioni diverse che arrivano nella nostra terra.” Un impegno pasquale che si traduce concretamente, secondo il vescovo, “quando i cristiani vivono la solidarietà e fanno sentire la loro voce per chi nella nostra società non ha peso e non ha voce; quando non rifiutano la mano della riconciliazione, perchè conflitti e odio sono sempre contro la vita; quando i cristiani non smettono di credere nel bene; quando danno l’esempio che la vita è degna di essere vissuta, anche se della vita fanno parte sacrificio, rinuncia e lati negativi; quando i cristiani non disperano neanche davanti alla malattia e alla tomba di una persona cara.”
Nel tempo attuale, proprio la nostra fede pasquale, ha sintetizzato il vescovo, “ci invita a schierarci contro ogni forma di cultura della morte, contro ogni forma di indifferenza e di smantellamento della solidarietà, contro ogni forma di disprezzo umano e di violenza, contro paure eccessive del futuro e del proprio destino, contro la presunzione di poter semplicemente disporre della vita, all’inizio, alla fine, in tutte le sue forme e circostanze.” Ecco perchè, ha concluso Muser citando il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, ucciso 80 anni fa dai nazisti come il beato Mayr Nusser, “chi conosce la Pasqua non può disperare”.