“Mai negli ultimi 14 anni così tante persone mi hanno espresso la loro preoccupazione come in questi giorni”, ha affermato il vescovo Ivo Muser in riferimento al dibattito pubblico sul caso del trasferimento di don Giorgio Carli. Il vescovo ha ricordato gli errori commessi nella gestione della situazione, assumendosi personalmente la responsabilità e sottolineando l'importanza della trasparenza, dell'analisi critica e dell'azione coerente.
Esperti esterni, ha specificato il vescovo, sono stati incaricati di analizzare le procedure relative alla decisione e alla successiva revoca e di elaborare misure concrete che saranno integrate nel processo di riforma della curia già avviato e nel progetto “Il coraggio di guardare” per elaborare e prevenire gli abusi nella Chiesa. L'obiettivo è quello di evitare errori futuri, ripristinare la fiducia e rendere la Chiesa un luogo sicuro, soprattutto per i bambini e gli adolescenti. “La fiducia non può essere pretesa, si può solo chiederla”, ha sottolineato Muser. Ciò che conta non sono le parole, ma le azioni concrete.
Sinodalità da vivere, non come metodo
Entrando nel tema del nuovo anno di lavoro, il vescovo ha approfondito il cammino sinodale e la visione del futuro della diocesi che aveva immaginato nel convegno pastorale del 2023. In linea con i principi guida precedenti, quest'anno l'attenzione si è concentrata sul motto “Siamo forti nelle relazioni”.
La sinodalità è più di un metodo organizzativo, ha sottolineato Muser, è un atteggiamento fondamentale della Chiesa: “La Chiesa vive di relazioni, non di funzioni.” Dal rapporto personale con Cristo nasce la missione della Chiesa di andare incontro alle persone nella loro vulnerabilità, soprattutto a quelle ai margini della Chiesa e della società. “Il nostro compito è un compito relazionale”, ha sottolineato il vescovo riferendosi a papa Francesco e alla sua lettera Dilexit nos.
Rinnovare le strutture ecclesiali
Alla luce dei profondi cambiamenti nella società e nella Chiesa, il vescovo ha annunciato un radicale rinnovamento delle strutture ecclesiali. Parrocchie, unità pastorali, decanati e curia vescovile dovranno riorganizzarsi per consentire relazioni solide e vivaci. I modelli applicati finora – ha detto – sono spesso nati in un'epoca caratterizzata da una forte presenza sacerdotale e da una Chiesa di popolo territoriale, ma queste condizioni non sussistono più.
Un esempio concreto è l’elezione dei consigli parrocchiali nell’ottobre 2026. La forma dei consigli parrocchiali deve rispondere alle nuove realtà, ad esempio nei casi di parrocchie senza più parroci residenti (oggi quelle con parroco residente sono 70 su 281) o prive di un numero sufficiente di volontari. In futuro, ha spiegato Muser, non saranno più le direttive centrali a determinare il percorso, ma i processi sinodali locali: “Il compito della curia è quello di accompagnare, mettere in rete e sostenere, affinché a livello locale possano essere individuate e fatte proprie le soluzioni più adeguate.”
Riforma di curia: accompagnamento, non direttive
La stessa curia vescovile deve cambiare per consentire la trasformazione in senso sinodale. Il vescovo ha annunciato che nel corso dell'anno pastorale esaminerà e riorganizzerà gli uffici di curia insieme ai suoi collaboratori. In questo riassetto confluiranno sistematicamente le esperienze maturate nella pastorale sul territorio, sia i feedback positivi che quelli critici.
Anche durante il convegno pastorale i partecipanti sono stati invitati a formulare in gruppi di lavoro le loro aspettative e indicazioni concrete sui futuri servizi pastorali. Questi stimoli costituiranno la base per ulteriori passi di riforma, ha assicurato Muser.
Pellegrine e pellegrini di speranza
In conclusione, il vescovo ha invitato a considerare l'Anno Santo 2025 come un invito spirituale a camminare uniti come Chiesa e pellegrine e pellegrini di speranza. “La sinodalità non è una forma organizzativa, ma un atteggiamento spirituale: un camminare insieme in cui nessuno è escluso. E la speranza nasce dove si rinnovano le relazioni e si modificano le strutture, sostenute dall'ascolto e dalla fiducia che anche in tempi di cambiamento si possa sperimentare la presenza di Dio. Anche ora, in un contesto difficile e impegnativo per tutti, il nostro tempo è un tempo di salvezza”, ha concluso il vescovo.