visualizzare il contenuto principale

Spunti introduttivi

Durante il Sinodo diocesano e nel corso di questi anni, in qualità di direttore dell’Ufficio pastorale, mi sono spesso chiesto quale debba essere il futuro della pastorale diocesana e se sia necessario stilare un piano pastorale. Più volte ho preso in mano la penna e mi sono accinto a questo compito. Oggi devo farvi una confessione. Ho lasciato perdere. Preferisco dedicarmi al momento presente, nel tentativo di indicarvi una direzione e di dare l’avvio a processi nuovi. Ma un piano dettagliato e preciso, quello non ce l’ho. Sarete forse sorpresi o irritati. Penso tuttavia che vi sia qualcosa di migliore e di più importate di un piano. Si tratta di non meno della promessa, che Dio ci dona. Più importante di ogni piano è il sogno che scaturisce dalla promessa di Dio, e che dà senso al nostro essere e al nostro operare. Non un piano, ma un sogno cambierà la nostra Chiesa e il mondo.

Perciò oggi, a mia personale introduzione al tema annuale “Darsi il tempo per…” e al Convegno pastorale, non temo di raccontarvi del mio sogno, della promessa nella quale credo. Essa è la stella polare che guida ogni mia pianificazione e attività.

Io credo che Dio ci doni a piene mani il suo amore infinito. Egli desidera che trasmettiamo questo amore gli uni agli altri e giungiamo così alla perfezione.

Io credo che Dio abbia riempito la nostra Chiesa locale di ricchi doni. Tanti e tali doni ci ha fatto, che dobbiamo solo aprire i nostri occhi e le nostre mani per vedere e toccare i carismi che edificano la nostra Chiesa.

Oso sognare che nelle nostre parrocchie fiorirà nuova vita, perché Dio ci ha già donato le persone che con i loro carismi la faranno sbocciare.

Oso sognare che sempre più persone si sentano accolte nelle nostre comunità e desiderino camminare insieme perché sentono di essere apprezzate e di poter essere un dono per gli altri.

Oso sognare che le nostre parrocchie saranno un giorno il cuore pulsante delle nostre comunità, perché in esse si rende tangibile una carità che abbraccia tutti nella loro vulnerabilità e fragilità. Così potrà germogliare la speranza di un futuro migliore.

Oso sognare che Dio ci liberi dalle tensioni che ci legano ai conflitti, alle inimicizie passate e alle vecchie storie e faccia crescere in noi la gioia del suo Vangelo e del servizio reciproco.

Oso sognare che un giorno saremo in grado di accettare le nostre imperfezioni. Esse sono il luogo in cui Dio può operare in noi.

Oso sognare che le difficoltà che incontriamo siano la culla di una nuova Chiesa, che Dio edifica in mezzo a noi. La sua volontà è già all’opera.

Oso sognare che un giorno apriremo gli occhi e ci accorgeremo che Dio ha già preparato per noi una tavola imbandita. Abbiamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere la sua Chiesa. Tutto ci è già stato donato.

Come potete vedere: io non ho alcun piano. Io ho un sogno. Con questo sogno nel cuore, vorrei introdurre il Convegno pastorale di oggi e accompagnarvi in questo nuovo anno pastorale, che si annuncia, sotto molti aspetti, particolare e difficile.

 

Reinhard Demetz, Direttore dell'Ufficio pastorale