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Il Vescovo sul servizio del Papa

Papa Francesco viene periodicamente criticato in modo aspro, spesso persino attaccato. Anche divese prese di posizione, dichiarazioni e titolazioni lette e ascoltate in queste settimane attorno all’esortazione “Querida Amazonia“ suscitano in me preoccupazione. Per questo ritengo importante richiamare alcune riflessioni di base sul servizio e sul compito del Papa.

  1. Che Gesù proclami proprio il pescatore Simone come „Pietro“, come roccia, non è frutto di una prestazione particolare né tantomeno di un carattere forte, bensì espressione di un servizio, di una vocazione divina. Per il suo carattere, Pietro è tutt’altro che una personalità salda. Il Nuovo Testamento non lo nasconde: entusiasmo e paura, professione di fede e tradimento convivono l’una accanto all’altro nella sua persona. E proprio questo Simone è il Pietro. Nel Nuovo Testamento, vicino e dopo Gesù, non incontriamo nessun‘altra figura così spesso e in modo così evidente come lui. Riconoscersi in Gesù, nel Cristo, è strettamente collegato con la vocazione di Simone ad essere Pietro!
  2. Il Papa è il Pietro di oggi. I vescovi sono, assieme al Papa e con lui a capo, il collegio degli apostoli di oggi. I vescovi non sono i funzionari del Papa, bensì tramite la loro ordinazione un principio visibile e il fondamento dell’unità nelle loro Chiese particolari, così come il vescovo di Roma in qualità di successore di san Pietro “è il perpetuo e visibile fondamento per l’unità della Chiesa“, come insegna il Concilio Vaticano II. Papa e vescovi devono servire soprattutto l’unità della Chiesa intera. A tutti deve essere chiaro: papa Francesco è il Pietro di oggi, così come lo sono stati nel loro pontificato Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI.
  3. Il dibattito sul cammino della Chiesa fa parte della natura e della missione della Chiesa stessa. Come Chiesa siamo sempre in cammino attraverso la storia e non siamo ancora al traguardo!  Per questo ci possono essere anche divergenze di opinione, confronti, punti di vista differenti, quando si tratta di cercare risposte e soluzioni che corrispondano al Vangelo. Ritengo tuttavia preoccupante e persino pericoloso il fatto che determinati gruppi sostengano il Papa solo fin quando assume decisioni che corrispondono alle loro aspettative e alle loro posizioni. È una tendenza che avverto già da tempo. Vi sono gruppi che mettono in dubbio addirittura l’ortodossia dell’attuale Papa e che contrappongono il servizio petrino di precedenti pontefici con quello dell’attuale. E vi sono gruppi e voci che ora mettono alla gogna papa Francesco e lo criticano aspramente perchè nella questione del celibato sacerdotale e nella questione del sacerdozio femminile la pensa diversamente ed agisce diversamente da come essi vorrebbero. Trovo molto preoccupante che un’esortazione così profetica e coraggiosa come “Querida Amazonia“ venga ridotta alle aspettative che dovrebbero corrispondere a desideri personali. Stiamo parlando di una parte del mondo che brucia, non di noi! Stiamo parlando di conversione sociale, culturale, ecologica e ecclesiale, non di narcisismo!
  4. Alcuni titoli dei media, giudizi e atteggiamenti mettono a rischio principi che per noi cristiani dovrebbero essere scontati. Stare dalla parte del Papa e dietro al Papa non ha nulla a che fare con la semplice simpatia. Per dirlo chiaramente: io non sto dalla parte del Papa perchè mi è simpatico o solo fino a quando fa e dice cose che accetto e mi piacciono, ma perchè egli è il Pietro di oggi. E dopo papa Francesco ci sarà un altro vescovo di Roma che eserciterà il servizio petrino per il suo tempo. Questo è un caso che richiede un intervento di emergenza della mia professione di fede e del mio amore per la Chiesa concreta. La disponibilità ad ascoltare il Papa, proprio anche nel suo servizio per l’unità, è espressione della dimensione oggettiva della nostra fede, non espressione di uno stato d’animo soggettivo. Il pensare, il parlare e il credere cattolico non possono mai essere un pensiero, una parola e una fede polarizzanti: nero o bianco, uno o l’altro, a favore o contro. Nella mentalità polarizzante si incontrano spesso voci e posizioni che solo a prima vista sono contrapposte. Crediamo che Cristo sia il Signore della Chiesa e che sicuramente non abbandoni la barca della sua Chiesa, malgrado tutto e attraverso tutto? In tutte le discussioni si trasmette a sufficienza la gioia per Gesù e la gioia di poter essere cristiani e cristiane? Siamo consapevoli che dobbiamo questa gioia della fede alle persone di oggi?
  5. In ogni celebrazione eucaristica, che per noi rappresenta anche l’espressione concreta dell’unità della Chiesa, preghiamo con queste o con parole simili: “Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell'amore in unione con il nostro Papa N., il nostro Vescovo N., i presbiteri, i diaconi e tutto il popolo cristiano.“ Invito tutti alla preghiera per papa Francesco e a pensare, parlare e agire al servizio dell’unità della Chiesa.   
  6. In questo mi è di aiuto una riflessione che ho incontrato già nei miei anni di studio a Innsbruck: “Anche nella Chiesa del futuro ci saranno un papa peccaminoso, vescovi peccaminosi, sacerdoti peccaminosi, religiosi peccaminosi, donne e uomini peccaminosi. Ma in questa Chiesa ci saranno sempre la SUA fedeltà verso di noi e il coraggio della conversione verso di LUI. E per questo dico con tranquillità e gioia: credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.“

Buon cammino verso la Pasqua. Gesù Cristo, il Signore crocifisso e risorto, è il capo e il centro della Chiesa. Di LUI ci deve importare. A noi è concesso di essere la SUA Chiesa. La gioia in LUI è la nostra forza.

 

+ Ivo Muser

1. Domenica di Quaresima, 1 marzo 2020