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Relazioni & interventi

Convegno pastorale 2024: Sulla Tua Parola... tutti, tutti, tutti!

Vescovo Ivo Muser

Bressanone, Accademia Cusanus

Sabato 21 settembre 2024

Todos, todos, todos! Impressionanti suonavano, poco più di un anno fa, le parole del Papa durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. Io ero presente con una piccola delegazione della nostra diocesi, in mezzo a centinaia di migliaia di giovani. Con queste parole incoraggianti, il Papa riprende il compito che abbiamo ricevuto dal Signore risorto:Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…” (Mt28,19). 

Questo incarico si colloca al centro del nostro Convegno Pastorale. Ieri abbiamo potuto apprendere molte cose importanti attraverso relazioni e laboratori. Un filo rosso attraversa tutto: "klein aber fein – pochi ma buoni" non è un motto cristiano. L'incarico del Risorto è adempiuto solo quando tutti sono raggiunti dal Vangelo. Tutte le persone sono amate e volute da Dio. A loro siamo stati inviati, senza eccezioni e senza riserve, perché l'amore di Dio è senza limiti. 

Un anno fa, durante il Convegno Pastorale 2023, ho presentato qui, da questo pulpito, una visione per l'anno 2038. Oggi vorrei approfondire con voi due aspetti di questa visione. Portano i titoli: "Siamo animati dal Vangelo" e "Siamo cristiane e cristiani gioiosi". Questi due punti sono la base su cui poggia tutto il resto. Laddove la gioia per il Vangelo plasma la nostra azione, l’annuncio è efficace, il messaggio di Gesù si diffonde, le relazioni si sanano, le persone e le comunità rinvigoriscono. 

Al centro della nostra visione c'è qualcosa che non può essere pianificato o organizzato: la gioia! Non può essere prescritta come una ricetta, poiché la gioia in Gesù e nel suo Vangelo è un dono, è il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, affinché noi lo condividiamo con gli altri. 

La gioia di Cristo - la buona novella  

In cosa consiste questo regalo? È la lieta novella che Cristo ci ha portato, anzi: che lui stesso è:  

„Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo“(Mc 1, 15). Dio è vicino a tutti gli esseri umani. Egli agisce come forza creatrice della vita in tutte le cose: qui e oggi, in qualsiasi momento e in ogni luogo. In molte sfaccettature, Gesù ci ha trasmesso questo messaggio, che è così semplice, eppure così potente: Dio è amore! Egli agisce in noi attraverso il suo Spirito Santo e quando ci apriamo a lui, quando la metánoia, il cambiamento, ci guida, allora ci viene donata una vita che è più forte della morte. 

In Gesù, questo amore di Dio ha preso carne e sangue: questo è anche il fondamento della professione di fede dell'apostolo Pietro, che ho scelto come motto per il mio episcopato: “Tu sei il Cristo”! Pietro riconosce che in Cristo il regno di Dio è giunto tra noi. Nella sua morte e nella sua resurrezione, la vittoria dell'amore sulla morte è stata irrevocabilmente compiuta. Ognuno di noi può averne parte e diventare a sua volta un figlio di Dio, un figlio dell'amore. 

Ciò che distingue il messaggio di Cristo da altri annunci è che l'amore di Dio non è una ricompensa, ma un dono, nella lingua della Bibbia e della teologia: è grazia. L'amore di Dio viene prima e sopra ogni cosa, si estende anche a coloro che, secondo il giudizio umano, dovrebbero essere esclusi dall'amore. I criminali, i peccatori, i falliti, i meschini e i prepotenti... tutti ricevono la promessa dell'amore di Dio, indipendentemente da meriti o condizioni. Questo amore incondizionato e sconfinato è anche il nucleo della buona novella: esclude qualsiasi forma di calcolo, è un dono gratuito che supera tutte le convenzioni di merito e di colpa. Questo è il motivo per cui Gesù ha dovuto morire sulla croce e perché il messaggio di Gesù deve sfidare profondamente il mondo e noi come Chiesa, spingendoci alla conversione.  

Gesù stesso ha sempre sottolineato questa sfida: il regno di Dio e la conversione vanno di pari passo! Poiché l'amore di Dio è senza limiti, esso ci sfida ogni giorno a mettere in discussione la nostra ristrettezza, i nostri calcoli, le nostre abitudini e i nostri schemi, le nostre sicurezze e le nostre regole. Ogni giorno Gesù mi incoraggia a diventare una persona nuova e a superare la ristrettezza del mio cuore. Questo riguarda me come singolo e ci riguarda insieme, come Chiesa, come famiglia, come comunità parrocchiale, come gruppo o movimento. 

Costruire relazioni con gioia 

Qual è il nucleo della necessaria conversione? "Tu sei il Cristo": questo riconoscimento deve essere ripetuto di fronte a ogni persona! „Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me“(cf. Mt 25,40). Potete ora guardare a destra o a sinistra, verso le persone qui e ora al vostro fianco: Tu sei il Cristo: in te riconosco e incontro l'amore di Dio in forma umana. Poveri, malati, prigionieri, affamati e persone in lutto – ma anche ricchi, sazi, felici e soddisfatti: ogni persona è irrevocabilmente coinvolta nel mistero di Cristo. 

La conversione che l'amore ci chiede è una conversione verso l'essere umano. Non verso le persone che desideriamo o sogniamo, ma verso quelle che sono qui, ora. Questa conversione all’altro è il compito che Gesù ci ha affidato. Seguire lui significa evangelizzare, come ha fatto lui. Gesù ha annunciato il regno di Dio nel modo in cui è entrato in relazione con le persone. Il suo messaggio si manifesta nella relazione! Troppo spesso ce ne dimentichiamo nella pastorale e ci soffermiamo sui compiti e sui progetti, sulle "cose da fare". Non dobbiamo mai dimenticare: il primo annuncio consiste nel riconoscere Dio, che è già presente in chi mi sta accanto, e nell'accogliere il suo amore. Il processo attuale di trasformazione che stiamo vivendo come Chiesa comporta il rischio di trascurare questo punto essenziale. 

Tre strade  

Cito come esempio tre pericoli e tre strade per poterli affrontare. 

In primo luogo: Ridurre per gioire. Uno dei nostri problemi più grandi oggi è il sovraccarico dei collaboratori. Questo riguarda sia i sacerdoti che i volontari, i parroci come anche i team pastorali e i consigli parrocchiali. Una marea di compiti deve essere portata a termine, tanto che spesso restano pochissimi momenti per tirare il fiato, figurarsi per riflettere su progetti innovativi. Spesso cerchiamo di risolvere il problema organizzando meglio le cose e snellendo i processi. È un'intenzione lodevole e giusta. Ma il messaggio d'amore di Gesù non può essere organizzato e pianificato; ha bisogno di tempo per le relazioni, per la prossimità. 

Accade proprio nell'imprevisto e nell'imprevedibile. Oggi abbiamo bisogno del coraggio di ridurre. Non è necessario offrire tutto ovunque. Anche le belle tradizioni finiscono prima o poi. Ma come possiamo ridurre? È fondamentale avere chiarezza su ciò che è realmente importante. Si tratta della gioia! La gioia del Vangelo è il cuore della nostra azione. Riconosciamo con coraggio: dov’è in quello che facciamo la gioia che proviene dall'incontro con il Dio dell'amore ed è viva nelle buone e amorevoli relazioni con il prossimo? Dirigendo la nostra forza e attenzione dove la gioia è più grande, ci poniamo nel miglior modo possibile al servizio del Vangelo. Fuori dal sovraccarico, dentro la gioia! 

Durante il mio viaggio in Tanzania lo scorso luglio, uno dei vescovi che abbiamo incontrato mi ha detto: "Quando sono in Europa, ho sempre l'impressione che i problemi e le critiche siano davanti a tutto il resto, inclusi i problemi e le critiche che riguardano la Chiesa. Da noi, invece, ciò che viene messo al primo posto è la gioia di vivere e di credere. Ed è su questa base che dobbiamo poi affrontare i problemi e le critiche." 

Secondo: Il coraggio di accettare l’imperfezione. Spesso la relazione pastorale fallisce a causa di un perfezionismo frainteso, attraverso una critica inutile che attenua la gioia della testimonianza comune d'amore. Ricordiamo le parole dell'apostolo Paolo nell’Inno all’amore: tutto è imperfezione. La perfezione non ci è data qui e ora, ma l'amore, che completa e rende prezioso tutto, sì. Dalla profondità del nostro credere ci è donato il coraggio per affrontare le nostre frammentazioni imperfette. Dio è totalmente presente nel frammento, dove agiamo per amore. Perciò possiamo e dobbiamo, nella gioia del Vangelo, permettere i piccoli, graduali passi imperfetti. 

Non dobbiamo esigere la perfezione – nemmeno da noi stessi. Quanta bontà distruggiamo con critiche eccessive, con un'aderenza pedante alle regole e con scrupoli eccessivi. Il frammento, l'imperfezione e la piccolezza hanno un loro posto, anzi sono necessari per la gioia. "Non estinguete lo spirito dell'amore, la gioia del Vangelo", ci esorta l'apostolo Paolo in diversi passaggi delle sue lettere. Testimoniate la gioia del Vangelo con la grandezza del cuore. Gioite per i passi imperfetti degli altri. Fidatevi del potere trasformante dell'amore! 

Terzo: Essere aperti agli altri. La perdita di significato della Chiesa nella società porta alla tentazione di cercare l'identità cristiana nella separazione e nella polarizzazione, fuggendo in un passato idealizzato. Vorrei qui affermare con decisione: Oggi il regno di Dio è vicino, qui e ora la messe è abbondante e matura! Non esiste per i cristiani un "noi contro gli altri". Ogni persona è una creatura amata da Dio. Noi non portiamo Dio da nessuna parte dove non fosse già prima. Dio è già presente nell'umanità. Non traiamo la nostra forza dal distinguerci dagli altri, ma dalla forza dell'amore che abbatte tutte le barriere. Dall'incontro con il Dio dell'amore nasce una comunità che apre, che invita, che si estende. Questa apertura non conosce veramente nessun limite se non quello che noi stessi ci imponiamo, quando pensiamo in modo più ristretto di quanto Dio ci mostra. 

Il Regno di Dio è vicino  

Il Regno di Dio è vicino! Al mondo è stato donato questo meraviglioso messaggio: Dio conduce il mondo al bene attraverso Cristo. Anche là dove la povertà e la violenza, l'ingiustizia e la colpa offuscano la vista, questa promessa rimane valida e dà sostegno. Nel bel mezzo delle attuali turbolenze, Dio ci incoraggia a modellare le nostre relazioni a partire dalla gioia dell'amore e dalla sua testimonianza. A partire da questo centro, le forme tradizionali risulteranno tanto fruttuose quanto gli esperimenti innovativi. Ciò che conta è che Dio ci promette e ci dona il Suo amore prima di ogni nostra azione, prima di ogni nostro merito. È importante che seguiamo questo amore nelle nostre relazioni e così lo testimoniamo al mondo. Tutte le nostre azioni devono essere orientate in modo che la buona novella possa raggiungere le persone. Qui e ora si richiedono creatività e coraggio! Tutto il nostro agire è misurato in base alla forza della gioia che lo pervade. Quando la gioia del Vangelo si sprigiona, tutto si rinnova. 

Ancora una volta, un flash sul viaggio in Tanzania. Ho chiesto a una giovane donna, che attualmente si sta formando come catechista, quale desiderio voleva consegnarmi per portarlo nella lontana Europa e in Alto Adige. La risposta è arrivata fulminea: "Gioia in Gesù e in ciò che fate”.  

„E rinasce la gioia“ 

Oggi, 21 settembre, il calendario ci presenta l'apostolo ed evangelista Matteo. Il suo nome è indissolubilmente legato al suo Vangelo, che inizia nel primo capitolo con l’antica promessa di Isaia a Giuseppe: „Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi“(Mt 1,23). E termina con la promessa del Risorto: „Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo“(Mt 28,20). 

Questo "Dio con noi e per noi", che è diventato uomo in Gesù Cristo: è questa la novità, l'elemento decisivo e rivoluzionario della fede cristiana! La situazione complessa in cui ci troviamo oggi come Chiesa e i diversi cambiamenti necessari a livello strutturale comportano il rischio di soffermarci troppo sul particolare e di perdere la visione del tutto. Per questo è importante affinare lo sguardo su ciò che è veramente necessario e sviluppare il coraggio di lasciare da parte ciò che è secondario. Non è l'eccezionale, ma il consueto, non è lo straordinario, ma l’ordinario che plasma e unisce. Non esigiamo troppo gli uni dagli altri! Non siamo noi a dover salvare la Chiesa, o addirittura il mondo. Questo lo fa un Altro – e lo ha già fatto con la sua vittoria pasquale. Questa serenità pasquale la auguro a tutti noi, ci fa bene ed è espressione della nostra fede! 

La Chiesa non deve preoccuparsi troppo di sé stessa! Essa non ha solo una dimensione orizzontale, ma prima di tutto e soprattutto una verticale. La prima immagine della Chiesa del Concilio Vaticano II è la Chiesa come Mistero, come Sacramento. Essa non è fine a sé stessa e, soprattutto, non è l'obiettivo della nostra fede e della nostra pastorale. Essa è "segno e strumento" al servizio dell'unità, per usare le parole del Concilio Vaticano II (LG 1). La perfetta unità con Dio e tra noi come esseri umani ci sarà donata in cielo. Oggi possiamo vivere e celebrare una prefigurazione di essa, annunciarla e prepararla. In questo senso, la Chiesa vive sempre un tempo di Avvento: il Grande, il Decisivo, l'Inaccessibile deve ancora venire! 

Vale la pena che ci poniamo spesso personalmente e nel nostro impegno pastorale la semplice, e allo stesso tempo così centrale domanda: Crediamo davvero nel cielo – non come metafora, ma come nostro desiderio, come nostro obiettivo, come nostra destinazione ultima, come nostra casa? 

 

Caro Vicario Generale Eugen, cari confratelli, cari religiosi, care collaboratrici e cari collaboratori nei vari ambiti della pastorale, vi chiedo di continuare insieme su questo cammino – alla luce della parola di Dio e anche uniti tra noi attraverso un dialogo sincero, aperto e costruttivo. 

Ricordo a tutti noi – a cominciare da me stesso – l'inizio della Lettera Apostolica "Evangelii gaudium" di Papa Francesco: "La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia."   

Giulan, De gra, un sentito e cordiale grazie, vergelt´s Gott!"