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Mattia Vicentini: Tra presente e futuro

Di Mattia Vicentini, teologo e filosofo, insegna all’ISSR di Bolzano

La Diocesi di Bolzano-Bressanone si appresta a festeggiare i 25 anni dell’istituzione del diaconato permanente. Quella del diacono è una figura tanto antica quanto tesa verso il futuro, che assume un peso sempre più importante nella realtà ecclesiale.

Attualmente sono 28 i diaconi permanenti che vivono e operano nel nostro territorio. Il loro posto è la soglia, l’essere tra il sacro e il profano. Nell’ottica di una Chiesa in uscita, che entra nel mondo e con questo si relaziona, il diacono permanente può assumere il ruolo di punto di incontro e figura intermedia. Si fa prossimo partecipando attivamente ed evangelicamente nella vita pubblica e sociale della realtà in cui è inserito. Questa è la sua vocazione, ma per comprendere appieno il ruolo di questa figura, occorre entrare più nel dettaglio della sua storia.

Scavando nel passato, è possibile trovare questa figura già alle origini della Chiesa e ne possiamo trovare testimonianza in diversi passi biblici. Ne parla anche Luca negli Atti degli Apostoli (At 6,1-7), dove i diaconi vengono descritti come persone che godono di buona reputazione, che vengono ordinate tramite l’imposizione delle mani e che svolgono un servizio pastorale. Nella Lettera ai Romani (Rm 16,1-2) Paolo parla anche di figure femminili a cui viene attribuito questo ministero. Per tutta la storia della Chiesa antica questa figura rimane presente, ma le sue tracce si perdono nel medioevo. Da questo momento il diaconato rimane semplicemente un ordine di passaggio per accedere al sacerdozio. Il diaconato è infatti il primo dei tre gradi del sacramento dell’ordine (a cui seguono il presbiterato e l’episcopato) e il diacono permanente è colui che decide di ricevere solo questo sacramento.

Nella vita di tutti i giorni

Sarà poi il Concilio Vaticano II a ripristinare questa figura per gli uomini che decidono di dedicarsi al servizio della comunità pur continuando a svolgere la propria vita, fatta di impegni lavorativi e vita familiare. La parola greca diakonos è stata utilizzata sin dall’inizio della storia della Chiesa per indicare colui che si poneva nella comunità a servizio del prossimo e su questa linea, con l’ordinazione, il diacono permanente riceve alcuni incarichi riassumibili con tre immagini: santificare, farsi prossimo e annunciare. Santificare perché può amministrare il battesimo, distribuire la comunione e presiedere le esequie. Si fa prossimo perché si rende attivo nelle realtà sociali e caritative e annuncia nel senso che porta l’annuncio nel mondo.

Il diacono permanente si configura oggi come una persona che vive la sua quotidianità con una spiccata sensibilità evangelica. Vive il suo ministero nel suo mondo, fatto di relazioni, legami e rapporti, portandovi al suo interno un esempio di vita evangelica. Lo ricorda anche il rito di ordinazione diaconale, con il Vescovo che porge nelle mani del diacono il Vangelo, come simbolo di consegna e invito alla partecipazione dell’annuncio.