Distinte Autorità delle Forze armate, cari militari nel servizio attivo o già in congedo, cari confratelli, cari fedeli!
Betania era una casa dove Gesù andava volentieri. Là vi trovava il calore dell’amicizia: di Lazzaro, di Marta e di Maria, i tre fratelli. Là riceveva il balsamo dell’accoglienza e occupava lo spazio del riposo. La cittadina si trovava a pochi chilometri da Gerusalemme.
Ci colpiscono i gesti di Maria: cosparge i piedi di Gesù di olio profumatissimo, come solo si trova in quelle regioni mediorientali, li asciuga coi suoi capelli… Tutta la casa si riempie di quel profumo.
Tuttavia c’è poca poesia da fare su questo episodio, perché esso comincia, sì, con gesti pieni di tenerezza, ma finisce in tragedia; i capi dei sacerdoti decisero di uccidere anche Lazzaro, oltre che Gesù. Tutto l’episodio è infatti orientato alla morte di Gesù. Le parole del Signore dette a Giuda, che aveva avanzato forti dubbi sulla bellezza e sulla esemplarità del gesto di Maria, sono chiare: “Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. Così dicendo dichiara che il gesto è profetico perché preannuncia l’unzione del corpo del Signore, cioè la sua sepoltura e quindi la sua morte. Insomma su questo idilliaco momento, intriso di amicizia e di tenerezza, incombe l’ombra minacciosa e tetra della morte di Gesù.
O meglio, incombe la prospettiva della Pasqua del Signore. Sarà una tragedia a livello umano. Gesù infatti muore ucciso come un malfattore, crocifisso tra due briganti, con un supplizio che di solito veniva inflitto dai romani solo per gli schiavi e per i malfattori non-romani. Ma per noi la sua morte non è una tragedia: è anzi una vittoria; è, direbbe san Giovanni l’evangelista, la manifestazione della gloria di Dio, della potenza dell’amore, della vita che esplode dopo la morte (Cfr. Gv 17,1).
Il discepolo di Gesù vive la medesima esperienza. E’ come il servo di cui ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura (Cfr Is 42, 1-7). Il discepolo ha lo spirito di Dio su di lui, è stato preso per mano da Dio, fin dal grembo materno, è stato chiamato ad essere luce per gli altri. Il discepolo sa che la Pasqua è anche per lui una prospettiva; unito a Gesù risorgerà; anche nell’ora della prova, nel cammino della vita, in mezzo alle tribolazioni e alle fatiche quotidiane lo illumina la fede, lo sorregge la speranza.
Auguro che il vostro impegno, il vostro lavoro quotidiano e la vostra missione siano animati dallo Spirito di Dio e che aiutino all´intera società umana a rispettare la dignità e il valore di ogni uomo e di ogni donna. Che il vostro servizio sia un contributo alla crescita e alla promozione del singolo e della comunità intera! Che il vostro servizio sia animato dal mistero pasquale: il male non ha più l´ultima parola!
Fratelli e sorelle nella fede, ieri, con la Domenica delle Palme, siamo entrati nella Settimana Santa dedicata alla celebrazione della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, culmine dell´anno liturgico e della nostra fede. Mai come in questi giorni della Settimana Santa sperimentiamo il mistero dell’amore divino, un amore folle e incondizionato che si è donato per noi. Gesù nella sua croce ha abbattuto tutti i muri di separazione. Cristo solo è la vera riconciliazione e a lui ci rivolgiamo in questi giorni che precedono il Triduo Pasquale, chiedendo la riconciliazione degli uomini con Dio, la riconciliazione degli uomini fra di loro, e anche la riconciliazione dell’umanità con tutto il creato.
Tocca a noi di convertirci all’esempio del Signore, nella speranza che lui completerà ciò che noi non siamo stati in grado di compiere. Il Signore morto e risorto per noi e per la salvezza del mondo doni a tutti noi la grazia e la speranza della sua Pasqua.
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