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Omelie

Visita al reparto di cure palliative dell'ospedale di Bolzano 2024

Vescovo Ivo Muser

Domenica, 15 dicembre 2024, 3ª domenica di Avvento

Bolzano, ospedale

Il protagonista del vangelo di oggi è Giovanni Battista, l´ultimo e il più grande dei profeti dell´Antico Testamento, il predicatore esigente alle rive del Giordano, il grande precursore di Gesù. A lui si rivolgono diverse categorie di persone, porgendogli la domanda: “Che cosa dobbiamo fare?” Questo interrogativo porta in sé un forte bisogno di senso. Giovanni non impone grandi pesi, le sue risposte nascono dal fulcro della sua predicazione: “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino!” (Mt 3,2). Dividete quello che avete, siate onesti, non maltrattate niente e nessuno!

Mi sono chiesto: Se noi, oggi, in questo reparto di cure palliative, facessimo al Battista questa domanda, che cosa ci risponderebbe?

Forse ci direbbe: Venite, mettetevi in ascolto e imparate le priorità della vostra vita.

Questo reparto di cure palliative non è un luogo dove si può essere superficiali, frettolosi, autoreferenziali, distratti. È un luogo che ci invita a essere attenti, svegli e sensibili per confrontarci con le domande decisive della nostra vita: Cosa conta? Cosa rimane? Esiste un senso che regge? Che cosa sarà di tutti noi dopo la nostra morte? Nell´esperienza della fragilità, della malattia, del dolore, dell´angoscia e della morte, dove possiamo attingere speranza, senso, fiducia, relazioni che reggono?

Credo che la risposta la leggiamo sul volto di tutti noi qui presenti: è sul volto dei nostri ammalati che con la loro sofferenza ci insegnano a riscoprire quelle preziose realtà che veramente valgono. È sul volto dei medici e del personale di questo reparto che noi leggiamo la grandezza del servire, dell’essere capaci di chinarsi verso le nostre sorelle e i nostri fratelli più deboli e più bisognosi. È negli occhi dei volontari che offrono il loro tempo per ascoltare, per sostenere, per mettersi al servizio di chi ha ancora molto da dare e da dire con la testimonianza della sua sofferenza. 

Celebrare l’eucaristia in questo luogo che non permette la superficialità e l´indifferenza significa: in Gesù Dio stesso si è chinato verso l´essere umano. Si è fatto uomo fino in fondo, senza privilegi e senza fughe. Conosce l´esistenza umana, la sua fragilità, il fatto innegabile che siamo uomini e donne bisognosi e mortali. In Gesù Dio stesso si è fatto compagno di viaggio – non dall´alto e dall´esterno, ma dal basso e dall´interno. Ha condiviso tutto con noi – fino alla morte atroce e ignobile della croce. E l´ultima parola non spetta alla morte ma al Signore Risorto che viene per sanare tutte le nostre ferite e per rispondere a tutte le nostre domande. Questo è il mistero del suo Natale, della sua Pasqua, della sua Eucaristia. 

Der heutige dritte Adventssonntag ist in der Tradition der Kirche der Sonntag „Gaudete“, der Freudensonntag, der Sonntag der Vorfreude auf das bereits nahe Weihnachtsfest. Ist es nicht eine Zumutung, ja sogar ein Hohn und eine Respektlosigkeit, hier, an diesem Ort, wo Menschen in besonderer Weise ihre Gebrechlichkeit, ihr Ausgeliefertsein und ihre Hilfsbedürftigkeit erleben, von Freude zu sprechen. Ist das nicht eine billige Vertröstung und eine geschmacklose Durchhalteparole?

Nein, diese  Freude will nicht vertrösten und ablenken; diese Freude leugnet nichts von der Realität, die gerade auch diesen Ort bestimmt; diese Freude hat nichts zu tun mit Respektlosigkeit und Oberflächlichkeit. Diese Freude hat ihren Grund in der zentralen Überzeugung des christlichen Glaubens: Der Herr ist nahe! Der Herr teilt alles mit uns. Er ist da – auch an diesem Ort. Er geht alle Wege mit. Er steht nicht unbeteiligt und erhaben über den Dingen. Er ist für uns Mensch geworden. Er trägt alles mit. Er hat uns vorgelebt und gezeigt, dass er auch dort noch nicht am Ende ist, wo wir Menschen am Ende sind.

Christen wird man immer daran erkennen müssen, wie sie umgehen mit den Schwachen, mit den Kranken, mit behinderten Menschen, mit den Nicht-Siegern und mit den Nicht-Erfolgreichen in unserer Mitte und in unserer Gesellschaft. Das ist der Segen, der ausgeht von diesem Ort. Das ist die wichtige Botschaft dieses Ortes für unsere Gesellschaft und für einen jeden und eine jede von uns persönlich.

Con grande rispetto ringrazio tutti coloro che si prendono cura, che assistono tutti gli ammalati qui e altrove ricoverati. Questo non è un luogo di indifferenza, ma un luogo di vicinanza, di relazione, di aiuto, di stupore dinanzi al mistero della vita e della morte. Non è un luogo di scarto, ma di accoglienza, di rispetto e di dignità. Questo luogo così significativo ci aiuti a essere svegli, attenti e sensibili. Questo luogo così prezioso ci aiuti ad imparare a essere profondamente umani. 

Grazie a tutti voi. Voi tutti siete un dono prezioso che poniamo insieme al pane e al vino su questo altare formato oggi dalle vostre attese, dalle vostre sofferenze, dal vostro generoso impegno per incoraggiare, aiutare, sostenere.