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Relazioni & interventi

Convegno Pastorale 2023 - "L’ascolto ci cambia": un sogno per la nostra chiesa locale tra 15 anni

Vescovo Ivo Muser

Bressanone, Accademia Cusanus

Sabato 23 settembre 2023

Oggi il mio sguardo si porta lontano. Ho preparato uno spunto di riflessione su come potrebbe essere la nostra diocesi tra 15 anni. Non ho potuto qui tenere presente i preziosi contributi che abbiamo ascoltato ieri, ma vi invito a farlo nei workshop che seguiranno: mettete in relazione ciò che sentirete oggi con le impressioni di ieri e con le vostre esperienze personali. Vorrei guardare avanti insieme a voi e azzardare un sogno. Attendo con fiducia le vostre testimonianze!   

Come potrebbe essere la nostra chiesa locale tra 15 anni? 

Cosa vediamo, se ci inoltriamo con il pensiero nell’anno 2038? Quali sono stati i passi che hanno condotto a ciò che vediamo? 

Nel 2038, siamo meno numerosi, più umili e più impotenti. Le nostre comunità celebranti si sono radicalmente ridimensionate, la Chiesa è meno rilevante e meno accettata a livello sociale. Abbiamo imparato a convivere con questa realtà e a interpretarla alla luce del Vangelo. Abbiamo capito che questa è la realtà in cui Dio ci incontra, ci chiama e ci invia. Più siamo diventati umili e impotenti, più abbiamo capito che Dio è il nostro sostegno e la nostra forza. La perdita di influenza sociale ci ha aiutato a diventare una Chiesa delle Beatitudini che trae la sua forza e la sua credibilità dalla sua debolezza.   

Siamo ispirati dal Vangelo. Chi sceglie Cristo nel 2038 lo fa consapevolmente e vuole vivere il comandamento dell'amore per Dio e per il prossimo. Per questo siamo diventati più spirituali. Le nostre comunità cristiane sono caratterizzate da persone che cercano Dio, pregano intensamente, ascoltano la Sua Parola e celebrano la fede. 

Poiché l'amore al prossimo e l'amore per Dio sono inseparabili, siamo diventati anche più missionari: le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo! (GS1) Ispirati dal Vangelo, partecipiamo alla vita delle persone e annunciamo così la Buona Novella di Cristo.  

Amiamo essere cristiani. Poiché siamo ispirati dal Vangelo, troviamo nella fede la nostra gioia e condividiamo un'esperienza positiva di chiesa. Quando pensiamo alla chiesa, pensiamo innanzitutto alla comunità viva che noi stessi sperimentiamo a livello locale. Abbiamo superato le lamentele su ciò che manca, affrontando ed elaborando apertamente problemi ed errori, grandi e piccoli. Abbiamo condiviso la responsabilità. La sinodalità è stata accettata come stile pastorale e ci ha aiutato a superare i blocchi, le polarizzazioni e i circoli viziosi, che in passato hanno talvolta distolto lo sguardo dalla bellezza del Vangelo. Le esperienze positive che si vivono nelle concrete comunità di fede dispiegano così le loro potenzialità e hanno un effetto contagioso.  

Nel 2038 siamo arrivati lì dove siamo perché abbiamo sviluppato in particolare due punti di forza:  

Primo: siamo forti nell'ascolto. Poiché amiamo Dio e il prossimo, cerchiamo di essere vicini alle persone, di ascoltarle, di partecipare alla loro vita.  Ascoltiamo la Parola di Dio, in particolar modo nelle piccole comunità cristiane. Le persone si incontrano in circoli di vicinato e di amicizia, leggono insieme la Bibbia e si prendono cura di chi è intorno a loro. Questi piccoli gruppi sostengono la vita cristiana nella nostra diocesi e avvicinano persone che non potrebbero essere raggiunte dalla struttura parrocchiale tradizionale. Lo scambio comune delle diverse esperienze di vita e di fede rappresenta per molti un’importante sorgente di forza.  

L'ascolto della Parola di Dio e l'ascolto delle persone per noi vanno di pari passo. Per questo la domanda "chi ha bisogno della nostra vicinanza?" è sempre all'ordine del giorno quando ci incontriamo come cristiani, indipendentemente dal fatto che ciò avvenga in un consiglio parrocchiale, in un'associazione, in un movimento o in un semplice gruppo. Quando ci ritroviamo insieme, una parte del nostro tempo e delle nostre energie appartiene sempre agli esclusi, ai poveri, ai malati, ai senzatetto, ai disabili. Coltiviamo un costante scambio con le associazioni e le istituzioni civili perché per noi le persone sono importanti e perché vorremmo essere particolarmente vicini a coloro che vivono ai margini della società.     
L'ascolto trova il suo centro nella celebrazione della liturgia, soprattutto dell'Eucaristia. Qui, nella Parola e nel Sacramento, incontriamo Dio e il nostro prossimo e ne traiamo un orientamento per la vita quotidiana. Spendiamo tutte le nostre forze nella presenza missionaria della comunità celebrante, anche nei piccoli paesi. La celebrazione della Parola ha un ruolo importante perché ci aiuta ad ascoltare intensamente la Parola di Dio e ci apre all’avvenimento e al compito dell'Eucaristia. Come i discepoli di Emmaus, riconosciamo l'intenso legame della SUA presenza nella Parola e nel Sacramento.  
Per la mia visione cito una voce dal passato della nostra chiesa locale. Il vescovo Wilhelm Egger ha scritto nel suo opuscolo Mistero della fede. Breve spiegazione della Santa Messa: “Nella comprensione cattolica della fede, l'Eucaristia costituisce il centro della vita della Chiesa, della comunità parrocchiale, di tutti i battezzati. ... Uno stile eucaristico di pensare e vivere si pone in contrasto con alcuni modi di pensare e di comportarsi oggi molto diffusi. Corriamo il pericolo di fare affidamento solo su noi stessi. Uno stile di vita nel quale trova spazio anche il saper dire grazie ci fa riconoscere quanto siamo debitori nei confronti di Dio - e anche del prossimo”.  
Così facendo, abbiamo imparato a non guardare al numero dei fedeli, ma a Cristo che è in mezzo a noi, dove due o tre sono riuniti nel suo nome. 

Secondo: la nostra forza è nelle relazioni. Abbiamo imparato che le relazioni buone e salde ci danno la misura delle nostre azioni. Coltiviamo relazioni a tutti i livelli. Le nostre parrocchie promuovono una buona collaborazione tra le persone, ma anche tra associazioni, movimenti e istituzioni. Nell'unità pastorale, le parrocchie si aiutano a vicenda, si sostengono e traggono ispirazione le une dalle altre. La Curia vescovile ha un buon collegamento con le parrocchie, le associazioni, i movimenti e le istituzioni e offre loro consigli e sostegno. Infine, ma non meno importante, la nostra esperienza di Chiesa, sempre in convinta unità con il Papa, è forgiata da un dialogo vivo tra la nostra diocesi, quelle a noi vicine e quelle presenti in tutto il mondo. Non siamo una chiesa nazionale, ma una comunità di fede missionaria che opera nel mondo intero! Queste buone relazioni sono per noi una priorità e sono un'espressione incoraggiante e viva del nostro essere cattolici.    
Essere forti nelle relazioni significa anche per noi essere ben organizzati. Le nostre parrocchie sono guidate da team pastorali riconosciuti dal diritto ecclesiastico e dal diritto civile. Il nostro Sinodo diocesano 2013-2015 ha posto qui accenti importanti. Abbiamo indirizzato il nostro cammino insieme al cammino sinodale delle Chiese in Italia e lo abbiamo integrato nel processo sinodale mondiale.  

I Team pastorali sono riusciti a dare fiducia e responsabilità alle comunità locali. In questo modo, a livello locale sta crescendo un'esperienza di Chiesa forte e positiva. Il ministero sacerdotale ha guadagnato attraverso i Team pastorali nuove prospettive. Grazie a compiti gestibili, significativi e chiari, i sacerdoti percepiscono il loro ministero come appagante. Anche i giovani riscoprono la bellezza di essere chiamati al sacerdozio. Il "sacerdozio comune di tutti i credenti", che ha la sua base nel battesimo e nella cresima, e il ministero sacramentale conferito attraverso il sacramento dell'ordinazione, modellano le nostre relazioni e la nostra stima reciproca. Abbiamo edificato la chiesa locale, vicina alla gente e vicina alla vita. Di conseguenza, la nostra chiesa è diventata più eterogenea e diversificata. Viviamo una diversità di forme associative e celebrative, di ministeri, di impulsi spirituali. Questa diversità è una ricchezza e la chiesa sta ricominciando a crescere.  

Nel 2038 sperimentiamo che la fede è un dono. Da questo riconosciamo che siamo sulla strada giusta: molte persone sentono la nostra gioia per il Vangelo e di conseguenza si rendono conto del dono che hanno ricevuto. Molti hanno riscoperto ciò che mancherebbe a noi e alla nostra società se il messaggio di Gesù e la presenza della Chiesa non esistessero più. Come cristiani non viviamo per noi stessi, ma contribuiamo alla vita buona di tutti. Celebriamo la domenica e l'anno liturgico, accompagniamo le persone nei momenti gioiosi e in quelli tristi della vita, testimoniamo un senso che va oltre la vita materiale: è così che siamo presenti e tangibili nei nostri paesi e nelle nostre città. Noi ci siamo, come comunità ispirata dal Vangelo, forte nell'ascolto, forte nelle relazioni, ben organizzata. È così che diamo testimonianza di Cristo e del suo Vangelo. È così che la fede è un dono per le persone.  

È questo il mio sogno per la nostra chiesa tra 15 anni. Un sogno sostenuto dalla forza e dalla speranza della nostra fede pasquale! Un sogno che confida nel fatto che il Signore risorto è nella barca della sua Chiesa e che sicuramente non la abbandonerà mai! Senza dubbio la nostra realtà stride con questa visione in molti punti e situazioni, certamente alcune cose saranno molto diverse.  

Oggi le domande che vi rivolgo sono queste: cosa vi attrae di questo sogno? Come sarebbe il vostro, cosa ci sarebbe di diverso? Dove il vostro sogno si scontra con la realtà? Come possiamo essere noi a plasmare la nostra realtà, cosa possiamo fare oggi, cosa posso fare io oggi, per avvicinarmi un po’ di più a questo sogno - con LUI al centro e insieme come SUA Chiesa in cammino nella storia? 

Nel 2038 la nostra diocesi - secondo la nostra umana e limitata previsione di oggi - avrà un altro vescovo, il 104° nella lunga lista dei vescovi di Sabiona, Bressanone e Bolzano - Bressanone. Ringrazio tutti coloro che, ora e nelle condizioni odierne, con gioia, speranza, impegno e responsabilità, continuano con me il cammino della nostra Chiesa locale, confidando nella promessa del Signore risorto: "Ecco: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).