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Omelie

Requiem per il papa emerito Benedetto XVI

Vescovo Ivo Muser

Duomo di Bressanone, 3 gennaio 2023

"Tu mi ami?": questa è la domanda che normalmente fanno solo i bambini e gli sposi novelli - e in modo chiaro anche Gesù. Non chiede genericamente: "Io sono amato?". Chiede in modo molto diretto, a Pietro personalmente: "Mi ami tu?".

Gesù non pone questa domanda a Pietro da privato cittadino, ma come essenza del mandato ecclesiale. Non glielo chiede per simpatia personale, ma nelle debite forme, perché lo chiama alla guida della sua chiesa: "Pasci le mie pecore, pasci i miei agnelli!". In questo modo Pietro viene iniziato e ordinato al ministero. Ma prima di questo passo, la domanda cruciale è: "Mi ami tu?". L'idoneità di Pietro alla sua carica consiste nel lasciarsi amare da Gesù e nell'amarlo. Questa è la condizione fondamentale per l'ammissione al mandato ecclesiale.

Per tre volte Gesù pone questa domanda cruciale; diventa quasi invadente, e per Pietro la situazione diventa comunque imbarazzante e dolorosa. Non si tratta solo del primo amore. Pietro conosceva questo primo amore. Con l'entusiasmo tipico della sua persona e di tutta la sua vita, dice ancora nel Cenacolo: "E se tutti si scandalizzano per causa tua - io non lo farò mai". Ma poi arriva la grande delusione per il fatto che le cose con il Messia e in generale erano andate molto diversamente da come aveva pensato e sognato. In poche ore Pietro giunge a tanto - o meglio: sprofonda così in basso da non poter nemmeno più ammettere di conoscere Gesù. E il gallo canta, per la terza volta.

Ora, nell'ora della sua chiamata al mandato, questo lato più oscuro non viene nascosto, ma affrontato apertamente. Con la dichiarazione d'amore e il mandato, viene messo sul tavolo anche il tradimento. E Pietro decide di nuovo, una seconda, una terza volta: "Sì, Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti amo".

"Deus caritas est": questo è il titolo della prima enciclica pubblicata da Papa Benedetto XVI il giorno di Natale del 2005. Per me questa enciclica è la chiave del suo pensiero, della sua teologia, della sua comprensione del ministero e del suo ministero petrino. "Dio è amore": questo è l‘assunto decisivo. Di fatto, non si può pensare, dire e proclamare nulla di più su Dio.

Papa Benedetto XVI venerava sant'Agostino come il teologo e lo scrittore spirituale che ha avuto la maggiore influenza su di lui. Agostino voleva trovare la vita giusta, non semplicemente vivere. La ricerca appassionata della verità era il motore della sua esistenza movimentata, il suo interrogarsi e cercare, era la grande inquietudine della sua personalità.

Tutto ciò che non corrispondeva alla verità era sempre un passo troppo breve per lui. Solo nell'umile fede della Chiesa ha trovato questa verità. Il Verbo, il Logos, si è fatto carne! Solo così Dio, questo senso ultimo del tutto, tocca la nostra storia personale, tutti noi, me compreso. Nel suo cammino di ricerca della verità, ha imparato l'umiltà decisiva: Gesù Cristo, la Parola e il senso in persona, non può essere trovato senza la comunione con il suo corpo, che è la Chiesa.

Questa appassionata ricerca della verità, questo interrogarsi e impegnarsi per l'incontro con la verità che si è fatta uomo in Cristo, è ciò che contraddistingue Joseph Ratzinger e la sua teologia. Non a caso il suo motto episcopale era: "Cooperatores veritatis - collaboratori della verità". È una verità che resiste solo nell'amore!

Nel confronto dei credenti sulla questione di Dio, Papa Benedetto si è sempre preoccupato della sintesi tra ragione e fede. Se la fede vuole rimanere autentica, non umilia la libertà umana e la ragione. Perché, si chiedeva spesso il Papa, la fede e la ragione dovrebbero avere paura l'una dell'altra se possono presentarsi al meglio quando iniziano a dialogare tra loro e rimangono in costante dialogo? La fede espande la ragione. Ma anche la fede ha bisogno della ragione, se vuole davvero rendere giustizia agli esseri umani, al loro domandare, cercare, lottare.

La teologia e l‘annuncio di Joseph Ratzinger come professore, vescovo e papa sono lo specchio di questa sintesi, che vuole dare espressione alla razionalità della fede cristiana. E questa sintesi sa che ogni "parlare di Dio" deve sfociare in un amorevole, intimo e sorprendente "parlare con Dio". Una brillante intellettualità e una fede semplice, umile e onesta hanno trovato una sintesi impressionante in papa Benedetto.

È una mia ferma e personale convinzione: Joseph Ratzinger/Papa Benedetto è un Dottore della Chiesa del nostro tempo e ben oltre il nostro tempo! La sua morte renderà ancora più luminosa la sua teologia e il suo servizio alla Chiesa.

Tra i tanti incontri che hanno legato Joseph Ratzinger e papa Benedetto a Bressanone, alla nostra diocesi e all'Alto Adige, ne ricordo qui solo due. Il 6 agosto 2008, festa della Trasfigurazione del Signore, si svolse qui nel Duomo di Bressanone il suo incontro con i seminaristi e con i sacerdoti diocesani e religiosi della nostra diocesi. Anche il professor Karl Golser, che in seguito è diventato nostro vescovo, pose al Papa una domanda sulla responsabilità verso il creato. In risposta, papa Benedetto disse: "Il creato sta gemendo - possiamo percepirlo, possiamo letteralmente sentirlo - e sta aspettando persone che lo considerino dal punto di vista di Dio. Il consumo brutale del creato inizia dove non c'è Dio, dove la materia è solo materiale per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove il tutto semplicemente ci appartiene e lo consumiamo per noi stessi. E il consumo del creato inizia dove non abbiamo più alcuna aspirazione, perchè vogliamo solo noi stessi. Inizia dove non c'è più alcuna dimensione di vita oltre la morte, dove in questa vita dobbiamo, per così dire, impadronirci di tutto e possedere la vita nel modo più completo possibile, dove dobbiamo avere tutto ciò che si può avere".

E alla sua prima preghiera dell'Angelus durante le vacanze qui a Bressanone, il 3 agosto 2008, disse sulla piazza del Duomo: "Un profondo grazie di cuore a tutti: siete tutti nella mia preghiera. Questo è il modo in cui posso ringraziarvi e cercare di dirvi grazie...“ Poi ricordò a tutti noi "che le cose più grandi di questa nostra vita non si possono comprare, non si possono pagare, perchè le cose più importanti, più elementari della vita ci possono essere date solo in dono: il sole e la sua luce, l'aria che respiriamo, l'acqua, la bellezza della terra, l'amore, l'amicizia, la vita stessa. Non possiamo comprare tutti questi beni davvero cruciali, possiamo solo riceverli in dono... Se siamo così beneficiati da Dio, anche noi dobbiamo diventare donatori: nell'ambito spirituale, donando bontà, amicizia, amore, ma anche nell'ambito materiale - il Vangelo parla della condivisione del pane. Entrambi questi aspetti oggi dovrebbero penetrare nelle nostre anime: dovremmo essere persone che donano, perché abbiamo ricevuto; dovremmo trasmettere il dono della bontà, dell'amore e dell'amicizia, ma dovremmo anche offrire doni materiali a tutti coloro che hanno bisogno di noi e che possiamo aiutare, e così cercare di rendere il mondo più umano – vale a dire più vicino a Dio".

Stimato papa emerito Benedetto, Lei è nato il Sabato Santo del 1927 e per Lei ha significato molto essere battezzato con l'acqua della Pasqua. Lei si è spento l'ultimo giorno dell'anno 2022, che porta il nome di papa Silvestro, alle soglie del nuovo anno 2023. Per Lei il tempo è finito ed è iniziata l'eternità. Ora vive - come speriamo e crediamo - dall'altra parte della vita. Le invio un grazie di cuore molto sentito - a titolo personale e a nome della nostra diocesi. Grazie per il grande lavoro di una vita, per il Suo servizio petrino, per il suo rapporto personale con la nostra diocesi e con la nostra terra. Lei ha nominato Karl Golser e me come vescovi della nostra diocesi. Anche attraverso questo atto, Lei resta indissolubilmente legato alla storia ecclesiale della nostra diocesi.

Dio La benedica per il Suo essere e la Sua opera. Un arrivederci pieno di speranza dall'altra parte della vita, dove Lei ora si trova e dove noi siamo ancora diretti. Preghi per il nostro papa Francesco e per tutta la Chiesa. Preghi anche per noi. Benedica tutti noi in comunione con quel Dio che non è altro che amore