Invece di un’unica traccia valida per tutti, le parrocchie, le unità pastorali e le comunità ecclesiali sono invitate a individuare priorità pastorali proprie, basate sul contesto e sulle esigenze locali. Anche la Curia vescovile definirà orientamenti specifici per il proprio lavoro.
La decisione non rappresenta un passo indietro nella responsabilità comune, bensì un rafforzamento del principio di sussidiarietà: lì dove le persone vivono e operano con fede e creatività, devono essere incoraggiate ad agire in modo autonomo e responsabile.
«Diversità e differenziazione non sono segno di confusione – si legge nel testo – ma espressione di una Chiesa viva che sa ascoltare e rispondere alle sfide di un mondo complesso».