visualizzare il contenuto principale

Intervento in occasione dei 10 anni di episcopato di mons. Ivo Muser

 

di arcivescovo Lauro Tisi

 

Eccellenze reverendissime,

autorità tutte,

voi tutti presenti

caro Ivo, fratello nell’episcopato

 

È per me un onore prendere la parola in una cornice così suggestiva e in questo giorno in cui la Chiesa sorella di Bolzano-Bressanone festeggia i 400 anni del trasferimento della sede dal Cassianeum alla Insula Crucis, la sua sede attuale, l’istituzione 30 anni fa dello Studium Theologicum Brixinense e i dieci anni di episcopato del vescovo Ivo.

 

«Fa’ come Dio, diventa uomo!»

«Fa’ come Dio, diventa uomo!». Le parole di monsignor Muser, in occasione di un recente Natale mi hanno profondamente colpito. In una sola breve frase, fortemente iconica, ha disegnato, in modo mirabile, l’unica, credibile, missione evangelizzatrice: proclamare la bellezza dell’umano, esaltata dallo sconvolgente Dio di Gesù di Nazareth. 

In un momento storico in cui siamo chiamati a superare il male diffuso del puntare il dito contro gli altri e ad abbandonare la deprimente dinamica della ricerca del capro espiatorio, l’unica via d’uscita è recuperare l’attitudine pasquale, inaugurata da Gesù di Nazareth: vedere nell’altro la nostra chance e la nostra libertà.

Nel Falegname di Nazareth abbiamo insieme l’apice dell’umano e del divino: così mi pare di poter leggere la felice intuizione del vescovo Ivo: “Fa’ come Dio, diventa uomo”. In essa mi pare di trovare una formidabile provocazione a pensare il discorso su Dio attorno alla disarmante umanità di Gesù di Nazareth.

Lo scandaloso Dio di Gesù, infatti, porta alla scoperta della grandezza dell’uomo, a pensare l’umano in termini di bellezza e di futuro. E con il Dio di Gesù si torna a parlare bene dell’uomo. L’umano è un giardino meraviglioso, non un asettico spazio digitale, dove domina spesso il linciaggio anonimo. Un giardino dove la responsabilità prima ancora di essere un’istanza etica è opportunità e bellezza.

Maestro di spiritualità

I preti trentini, in occasione del loro ritiro spirituale nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, nel giungo scorso, hanno avuto modo di apprezzare la grande spiritualità del vescovo Ivo. Egli, citando l’indimenticabile lettera pastorale “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, sottoscritta nel 2009 dai vescovi Alois Kolthgasser (Salisburgo), Manfred Scheuer (Innsbruck), Karl Golser (Bolzano-Bressanone) e dal mio predecessore Luigi Bressan (Trento), rammentava l’essenzialità del cuore di Gesù per il cristianesimo. “In questo cuore divino e umano – ci diceva – è stata rivelata e donata tutta la realtà rivoluzionaria del Vangelo, l’amore che ci salva. Questo cuore chiama il nostro cuore, ci invita a uscire da noi stessi e ad abbandonare tutte le nostre sicurezze umane per fidarci di lui”.

La fiducia – tra noi e nei confronti del nostro Dio – è la grande sfida che ci sta davanti, soprattutto, dopo due anni di pandemia. Dobbiamo re-imparare la grammatica di base delle relazioni, ridare fiducia al Dio di Nazareth, ritornando a frequentare le domande, prima ancora delle risposte. Avere fiducia – ci ricorda monsignor Muser - significa non aver paura delle domande. 

Pastore di un popolo sinodale

Al vescovo Ivo va riconosciuto il coraggio di aver dato vita, nella Chiesa di Bolzano-Bressanone, ad un’esperienza sinodale autentica “al di sopra di ogni sospetto” e ben prima del cammino a cui siamo oggi chiamati come Chiesa universale ed italiana. Egli si è fatto promotore di proposte fortemente innovative, lasciandosi guidare dalla forza della Parola per dare voce autentica alle parole. Ha predicato e praticato l’unità, a cominciare dalle scelte strutturali e organizzative della Diocesi. E se – come diceva Mc Luhan - il mezzo è messaggio, la strada dell’unificazione, qui attuata, è salutare provocazione ben oltre i confini ecclesiali.

All’esperienza sinodale fa eco, senza soluzione di continuità, la visita pastorale del vescovo Ivo, condotta con lo spirito del padre di famiglia che si pone anzitutto in ascolto. In questo ritrovo l’atteggiamento fondamentale che dovremmo tutti attivare per scoprire i segni del Regno che abitano quest’ora della storia.

Tessitore di relazioni

Nel solco di autorevoli e profetici predecessori, anche il vescovo Ivo si è distinto nel collaborare in modo sapiente per custodire i delicati equilibri di questa terra-ponte. In una ricca intervista ad un quotidiano locale, in occasione dei dieci anni di episcopato, egli evidenzia il dato di fatto di una “comunità oggi pacificata”, traguardo per il quale la Chiesa altoatesina si è sempre spesa in prima persona dando l’esempio concreto e talora – è lo stesso monsignor Ivo ad ammetterlo – forzando sulla via della conciliazione.

Nell’azione pastorale del vescovo Ivo colgo, inoltre, due aspetti che – per dirla con papa Francesco – consentono di assaporare l’odore delle pecore: anzitutto il forte investimento unitario – ben al di là delle appartenenze etniche – nell’incentivare la dimensione caritativa della comunità ecclesiale. La vostra tradizione da questo punto di vista vanta una capacità organizzativa e una solidità di motivazioni difficilmente eguagliabile.

Il secondo aspetto riguarda l’apertura del Seminario in chiave missionaria: la presenza di studenti provenienti da Diocesi con cui la Chiesa di Bolzano-Bressanone ha intessuto profonde relazioni, diventa un segno profetico, capace di parlare anche alla società civile.   

Amico discreto

Dico grazie a te, confratello Ivo, per l’amicizia che mi hai riservato in questi anni, attraverso un ascolto sapiente e discreto. Sei stato per me, soprattutto agli esordi del mio episcopato, modello prezioso di discernimento, dote da te maturata anche grazie agli anni trascorsi alla guida del Seminario Diocesano.      

L’amicizia con cui mi hai accompagnato, mi onora. Due vescovi che vanno d’accordo sono un’ottima premessa affinché vi siano due Chiese che continuano a percepirsi sorelle e respirano a doppi polmoni.

Per richiamare il titolo del vostro piano pastorale “Sulla tua parola: darsi tempo per…”, dico: prendiamoci tempo per coltivare sempre più l’amicizia tra noi e tra le nostre Chiese. 

Beatitudini

Mi sia consentito di riprendere, a conclusione di questo mio breve intervento, una singolare declinazione della pagina evangelica delle beatitudini che monsignor Ivo, nel già citato ritiro per il clero trentino, affidava ai sacerdoti come traccia di meditazione e di preghiera. Credo di poterla estendere in questa circostanza, con una certa libertà interpretativa, a tutto il popolo di Dio, in particolare alle nostre Chiese sorelle:

  • Beati coloro che riscoprono ogni giorno la bellezza della sequela di Cristo;
  • Beati coloro che credono che Cristo operi attraverso di loro;
  • Beati quanti vivono per vocazione e non per “professione”;
  • Beati coloro che hanno delle priorità, ma non solo le loro;
  • Beato chi riesce distinguere l'importante dal meno importante;
  • Beati tutti quelli che si rallegrano di ciò che gli altri riescono a fare;
  • Beati quanti si danno sostegno reciproco;
  • Beati coloro che non vivono in povertà di relazioni;
  • Beati gli uomini e le donne che risvegliano la gioia in Dio.

Caro vescovo Ivo, grazie per la tua lezione. Il soffio dello Spirito sia sempre compagno di viaggio, per te e per la Chiesa che sei chiamato a guidare.

 

+ arcivescovo Lauro Tisi