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Predigten

Erster Gottesdienst im Dom zu Bozen

Liebe Schwestern und Brüder im Glauben! Cara comunità in festa! Liebe Mitfeiernde an den Radiogeräten! Genau heute vor 33 Jahren, am 16. Oktober 1978, wurde der unvergessene Johannes Paul II. zum Papst gewählt. Wenige Tage später, beim ersten öffentlichen Gottesdienst als neugewählter Papst, rief er den Menschen auf dem Petersplatz die folgenden Worte zu: „Habt keine Angst! Öffnet, ja reißt die Tore weit auf für Christus!Öffnet die Grenzen der Staaten, die wirtschaftlichen und politischen Systeme, die weiten Bereiche der Kultur, der Zivilisation und des Fortschritts seiner rettenden Macht! Habt keine Angst! Christus weiß, »was im Innern des Menschen ist«. Er allein weiß es!Heute weiß der Mensch oft nicht, was er in seinem Innern, in der Tiefe seiner Seele, seines Herzens trägt. Er ist deshalb oft im Ungewissen über den Sinn seines Lebens auf dieser Erde. Er ist vom Zweifel befallen, der dann in Verzweiflung umschlägt. Erlaubt also — ich bitte euch und flehe euch in Demut und Vertrauen an —, erlaubt Christus, zum Menschen zu sprechen! Nur er hat Worte des Lebens!“ Ich habe diesen Gottesdienst damals als 16jähriger am Fernseher miterlebt und mitgefeiert und gerade diese Worte haben mich damals tief beeindruckt. Ich habe für mich gespürt: Wenn das stimmt, dann lohnt es sich, im eigenen Leben alles auf diese Karte zu setzen: auf diesen Christus, der mir nichts nimmt und alles gibt; der mir die Angst vor dem Leben und vor der Zukunft nimmt und der Worte hat, die meinem Leben Halt, Orientierung, Sinn und ein großes Ziel schenken. Mir und unserer Welt! Und bei der späteren Entscheidung, Priester zu werden, haben mich diese Worte des Papstes immer wieder wie ein Refrain begleitet: Habt keine Angst! Öffnet, ja reißt die Tore weit auf für Christus! Christus weiß, was im Innern des Menschen ist. Er allein weiß es! Nur er hat Worte des Lebens! Meinen Primizspruch habe ich mir vom Völkerapostel Paulus ausgeliehen, der in seinem ersten Korintherbrief schreibt: „Einen anderen Grund kann niemand legen als den, der gelegt ist: Jesus Christus“ (1 Kor 3,11). Und mein bischöfliches Leitwort bringt genau dieselbe Überzeugung zum Tragen: Tu es Christus – Du bist Christus. Jesus selber ruft uns im heutigen Sonntagsevangelium die bekannten Worte in Erinnerung: „So gebt dem Kaiser, was dem Kaiser gehört, und Gott, was Gott gehört“. Ganz auf dem Hintergrund dieses Wortes stehe ich bei diesem ersten Gottesdienst in der Konkathedrale unserer Diözese vor Euch mit dieser Bitte: Gebt in eurem Leben Gott jenen Platz, der nur ihm zusteht! Lasst ihn mitreden bei euren Entscheidungen, in der Wahl eurer Werte, in eurer Einstellung zum Leben und zum Menschen, in euren Lebensentwürfen, in eurem sozialen Einsatz, in eurem Bemühen, das Leben dieser Landeshauptstadt Bozen und unseres Landes zu gestalten. Und erlaubt Christus, zum Menschen zu sprechen! Er hat Entscheidendes zu sagen für alle unsere Beziehungen: in Ehe und Familie, in unseren christlichen Gemeinden und Gemeinschaften, in Politik und Wirtschaft, für das Zusammenleben zwischen den Volksgruppen und mit den Menschen aus anderen Sprachen, Kulturen und Religionen. Er hat Entscheidendes zu sagen, um unserem Leben auch in den offenen, ungelösten und schmerzlichen Fragen jenen Halt zu geben, der trägt und durchträgt. Christus ist konkurrenzlos – mit diesem großen Bekenntnis möchte ich meinen bischöflichen Dienst hier in der Landeshauptstadt beginnen. Ich bitte nur darum, dass Ihr alle mir helft, hier in der Dompfarre, in dieser Stadt, in unserer Diözese und in unserem Land, dieses Bekenntnis zu leben, dieses Bekenntnis zu verkünden und zu feiern, und Christus immer ins Spiel zu bringen – gelegen oder ungelegen, ob man es hören will oder nicht -, weil wir als Christen nichts Kostbareres haben als IHN. „Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. S. Agostino, il grande padre della chiesa, commenta questo celebre detto del Signore con le seguenti parole illuminate: “Come Cesare cerca la propria immagine su una moneta, così Dio cerca la propria nella tua anima. Il salvatore dice: Rendi a Cesare quello che è di Cesare. Che cosa vuole da te Cesare? La sua immagine. Che cosa vuole da te il Signore? La sua immagine. Ma l´immagine di Cesare è scolpita su una moneta, mentre l´immagine di Dio è dentro di te. Se la perdita di una moneta ti rattrista, perché hai perso l´immagine di Cesare, a maggior ragione non dovrebbe farti piangere l´aver disprezzato l´immagine di Dio che è in te?” Lo sappiamo tutti che Cesare non è Dio: il potere politico, qualunque esso sia, non ha il diritto di invadere le coscienze e di impadronirsi di tutto l´uomo. E sappiamo anche che la chiesa non deve dettare legge a Cesare o cercare il suo favore, come ha fatto troppo spesso in passato. La potenza a cui deve appoggiarsi la chiesa è un´altra: quella di Cristo e dello Spirito. La venuta di Dio è sempre scomoda, perchè Dio arriva continuamente dal futuro. Egli chiama ogni società – anche la nostra società bolzanina e altoatesina – a maggiore giustizia, umanità, convivenza e pace. Ma non detta le scelte da fare e le decisioni da prendere, perché ha voluto affidare alla nostra responsabilità le cose di questo mondo. Tocca a noi cercare, da uomini liberi e responsabili, come migliorare la vita di tutti. Sarà un modo di rendere a Dio quello che è di Dio, rendendo a Cesare quello che è di Cesare. Essere cristiani non significa affatto porsi ai margini delle realtà politiche, per quanto materiali come le tasse. La chiesa non è un regno accanto ad altri regni; non ha una legislazione da mettere a confronto con le altre legislazioni, di una città, di una provincia o di uno stato; non ha da contendere ai regni terrestri uno spazio a lei riservato. Non fa concorrenza allo stato e alle altre realtà politiche; anzi ne è parte integrante, nella misura con cui rispetta e interpreta le loro leggi e i loro regolamenti, nell´ottica del vangelo e nella visione finale del Regno di Dio. Fratelli e sorelle nella fede, aiutatemi a essere vescovo per questa nostra diocesi – nel contesto concreto della nostra terra. Aiutatemi a mettere al centro del mio ministero la persona e il vangelo di Cristo per poter servire tutti gli uomini in questa città e nella nostra società altoatesina. Lavoriamo insieme, sacerdoti e laici, chiesa e mondo politico, perché sia riconosciuta, rispettata e favorita la libertà delle coscienze in campo religioso e politico. Impegniamoci insieme nella vita sociale, collaborando a costruire la comune casa “Südtirol/Alto Adige”. Affidiamo la città di Bolzano e tutta la nostra provincia a Cristo unico salvatore dell´uomo: i bambini e i giovani, gli anziani e gli ammalati, altoatesini italiani, ladini e tedeschi, uomini di altre culture e religioni. Il Signore Gesù che è il Cristo, l´unico capo della chiesa e della nostra comunità diocesana, benedica la città di Bolzano e la nostra amata terra sudtirolese!Maria Santissima, assunta in cielo, patrona di questo duomo, san Cassiano e san Vigilio, patroni della nostra diocesi, beato Enrico da Bolzano, patrono di questa cittá, pregate per noi!