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Predigten

Vorösterliche Wortgottesfeier 2022 im Gefängnis

Bischof Ivo Muser

Montag, 11. April 2022

Bozen, Gefängnis in der Dantestraße

 

Cari detenuti, stimata direttrice e stimati agenti della polizia penitenziale, caro don Giorgio, caro signor Bertoldi, cari volontari, cari operatori nelle diverse associazioni, stimate autorità!

Nel brano biblico appena ascoltato, preso dal libro del profeta Isaia, oggi, in questo Lunedì Santo, ci viene donata questa promessa: “Io, il Signore, ti ho chiamato per giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre” (Is 42, 6-7). Sono parole piene di conforto e di fiducia – proprio anche per il contesto di questa struttura.

In questo incontro prepasquale sottopongo alla vostra attenzione le parole pronunciate da Papa Francesco in un discorso al congresso dell’Associazione internazionale di diritto penale (15 novembre 2017): “Ogni persona chiamata ad assolvere un compito nell´ambito del diritto penale dovrà tenere continuamente presente, da un lato, il rispetto della legge, le cui prescrizioni sono da osservare con un’attenzione e un dovere di coscienza adeguati alla gravità delle conseguenze. D’altro lato, occorre ricordare che la legge da sola non può mai realizzare gli scopi della funzione penale; occorre anche che la sua applicazione avvenga in vista del bene effettivo delle persone interessate… Affinché la funzione giudiziaria penale non diventi un meccanismo cinico e impersonale, occorrono persone equilibrate e preparate, ma soprattutto appassionate della giustizia, consapevoli del grave dovere e della grande responsabilità che assolvono. Solo così la legge – ogni legge, non solo quella penale – non sarà fine a sé stessa, ma al servizio delle persone coinvolte, siano essi i responsabili dei reati o coloro che sono stati offesi… Dobbiamo andare, certamente, verso una giustizia penale restaurativa.”

Cari detenuti, nessuno di noi minimizza ciò che avete fatto. Anche con questa funzione religiosa nessuno vuol dirvi: è tutto in ordine. Va tutto bene. Vi siete comportati in modo giusto e corretto. No: dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma nonostante tutto: nessuno di voi deve perdere la propria dignità, il proprio valore, la propria autostima. Con il suo perdono Dio vuole aiutarvi a cambiare la vostra vita proprio nei punti dove avete commesso un reato. Proprio il mistero pasquale ci dice: il Signore morto e risorto ha preso su di sé il nostro peccato. Non esiste più un peccato che non possa essere perdonato – se lo ammettiamo e se chiediamo perdono. Credete nella possibilità del pentimento e della conversione! Credete in un Dio che non vi esclude, che non vi dimentica, che sta dalla vostra parte.

Certo: ciò che abbiamo fatto non può essere semplicemente cancellato e dimenticato. Però non lasciamo che quanto fatto nel passato cancelli il futuro! Non lasciamoci prendere dalla disperazione. Ve lo dico con il cuore: non lasciamo prevalere lo sconforto. Anche nel buio più profondo, nei momenti in cui il dolore è più grande e la nostalgia più pungente, riempiamo i nostri polmoni con il respiro della speranza. Lasciamo che sia la speranza ad abitare in noi.

Faccio i miei sentiti auguri a quanti lavorano in questa struttura, a tutti i volontari e a tutti coloro che sono impegnati nelle diverse associazioni caritative. Tentate sempre, anche nei momenti più tesi e difficili, di salvaguardare la dignità di tutti coloro che sono affidati alla vostra responsabilità. Vi auguro di cuore che possiate essere portatori di vero umanesimo e che possiate portare la luce pasquale, la luce di Cristo vincitore del peccato, della morte e della tomba - anche in questo ambiente, talvolta adombrato e scuro.

A tutti voi, anche a quelli che non sono cristiani ma che condividono con noi la fede in un Dio della vita e della misericordia: buona e santa Pasqua, piena di pentimento, di misericordia, di luce e di speranza!

Am Kreuz, mitten in seinem Todeskampf betet Jesus: “Vater, verzeih ihnen, denn sie wissen nicht, was sie tun”. Dieses Gebet gilt allen Tätern in Geschichte und Gegenwart! Das ist unsere Hoffnung, gerade auch in einem Gefängnis, wo Menschen leben, die gewiss Schuld auf sich geladen haben, die aber oft auch als Opfer zu Tätern geworden sind.

Versöhnung und neues Leben: Das ist die Osterbotschaft, an die Christen glauben; und diese Botschaft macht Ostern zum größten christlichen Fest. Von Herzen wünsche ich euch diese Hoffnung – durch alles hindurch. Ein großes Vergelt´s Gott allen, die diese Hoffnung, dieses Osterlicht hier an diesem Ort entzünden und verbreiten.