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Predigten

Allerheiligen

La lettura appena proclamata ci presenta un brano della storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e dei loro figli. Questo brano tra l’altro, ci racconta la loro cura che essi avevano per un luogo degno e permanente di sepoltura. Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe, ordina che dopo la sua morte il suo corpo sia portato dall’Egitto nella terra promessa, e questo desiderio viene esaudito dai suoi posteri. Il vangelo ci racconta la dignità del luogo in cui Gesù viene sepolto. È un sepolcro nuovo, dove non era stato posto ancora nessuno. Ma questa sepoltura non significa la fine, ma diventa il luogo di un inizio, dell´inizio decisivo per tutta la storia dell´umanità. Uomini credenti hanno trasmesso ai posteri il luogo esatto del sepolcro di Gesù e questo sepolcro vuoto è diventato il luogo più significativo e più santo per noi cristiani. Dinanzi al sepolcro vuoto noi cristiani osiamo professare il centro della nostra fede: Gesù è il Cristo, il Crocifisso è il Signore Risorto! Noi oggi, in questo giorno così sentito, siamo venuti in questo cimitero per ricordare: Non siamo venutiin modo isolato, ma insieme, con tante persone. Il dolore condiviso alleggerisce il dolore di ciascuno: è un momento in cui ci sentiamo comunità, chiesa. Il cimitero è un luogo che ribadisce in maniera molto eloquente la nostra comunione con i nostri cari defunti. I cimiteri non ricordano solo storie personali, ma conservano memorie di paesi e territori, memorie storiche conservate non solo nei libri, ma nelle pietre e nel metallo. Celebriamo oggi questa solennità, e domani la commemorazione di tutti i fedeli defunti per riflettere: Andiamo al cimitero per riflettere sul destino dell’uomo. Ci viene donato un determinato tempo di cui fare tesoro, per crescere, sviluppare i nostri talenti, essere vicini alle persone. La nostra vita terrena ci è donata ed offerta per la crescita personale e comunitaria verso il natale vero – cioè il momento di entrare nella vita di Dio. Questa riflessione seria e nello stesso momento fiduciosa e piena di speranza la facciamo davanti alle tombe in questo cimitero e in tutti i cimiteri della nostra terra e nel mondo. I nostri defunti hanno un messaggio per ciascuno e ciascuna di noi. Ci parlano. Hanno da dirci tanto. Mettiamoci in ascolto e impariamo a vivere riflettendo sul mistero della vita dinanzi alla realtà della morte. Il mistero della morte ci insegna a vivere meglio. Ricordiamo oggi i nostri cari defunti per trovare motivi di speranza: Di fronte al dolore, alla sofferenza e alla morte ci domandiamo quali siano i motivi di speranza. Questa celebrazione è un momento forte in cui rendersi conto della vittoria della vita sulla morte. E l´unico garante di questa vittoria è Cristo, il Signore Risorto. Affidiamoci in questo “Anno della fede” con la forza dell´intelletto, dell´amore e della speranza al grande messaggio di S. Paolo, che riassume il centro della nostra fede con le sue parole così dense nella sua prima lettera alla comunità di Corinto: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini! (1 Cor 15, 16.18-19). Il cimitero è un luogo pubblico, aperto al pubblico. Per noi cristiani è anche un luogo pubblico per la nostra fede: è il luogo di una speranza manifestata pubblicamente, di una fede professata dalla comunità, un luogo di consapevolezza e di riflessione e di memoria pubblica. Wenn wir einen schweren Verlust erleiden, brauchen wir immer eine bestimmte, oft sogar eine lange Zeit, um das Leid und den Schmerz zu bewältigen. Es ist wichtig, dass wir uns der Trauer und den leidvollen Erfahrungen unseres Lebens stellen und sie nicht verdrängen. Nur was angenommen und angeschaut wird, kann auch geheilt werden. Der Friedhof ist ein Ort, der uns in der Trauerarbeit hilft. Wir wissen aus eigener Erfahrung: Menschliches Leben bleibt auf dieser Welt der Veränderung unterworfen. Krankheit, das Abnehmen der Kräfte, die Gewissheit des Todes der anderen und des eigenen Todes gehören zur Wahrheit unseres Lebens. Nichts bleibt - und Geborenwerden heißt für uns alle auch Sterbenmüssen. Auch die Schöpfung – und der Herbst macht uns das besonders bewusst – steht unter dem Gesetz der Veränderung und des Absterbens. Gleichzeitig meldet sich in uns die unstillbare Sehnsucht nach Bleibendem, die Hoffnung auf einen neuen Anfang - durch alle Veränderung hindurch.Der Friedhof ist ein Ort, an dem Sterben und Ende des irdischen Lebens nicht verschwiegen und nicht verdrängt werden. Er ist ein Ort, der an das Ende des Lebens erinnert, aber auch an den Beginn neuen Lebens. Die Botschaft von Ende und Beginn wird uns in den Evangelien besonders deutlich. Sie schildern das Grab Jesu als einen Ort, an dem Ende und Anfang sich treffen: das Ende des irdischen Lebens Jesu, sein grausamer, gewaltsamer Tod, die Trauer und die Tränen über diesen Tod, der Beginn seines Lebens als Auferstandener und die Freude der Begegnung mit IHM, der lebt, der stärker ist als die Macht des Todes, des Grabes und der Sünde. Unser Gott hat in Jesus menschliches Leben angenommen und getragen. Er kennt aus eigener Erfahrung die zerstörerische Kraft der Gewalt, des Unrechts, der verweigerten Versöhnung und der Ablehnung. Er weiß aus eigener Erfahrung um unsere Tränen und unsere Trauer angesichts der Erfahrung des Todes und des Grabes. Und in all dem – nicht daran vorbei, sondern durch Kreuz und Grab hindurch - ist er der Gott der Lebenden und nicht der Toten, unser Gott, der Gräber öffnet und Neues schafft. Unsere Friedhöfe haben uns viel zu sagen. Deswegen sind sie uns so wichtig als Orte des persönlichen und gemeinschaftlichen Gedenkens und Bedenkens, der persönlichen und der gemeinschaftlichen Erinnerung und Versöhnung, der Mahnung und der Hoffnung, als Orte, die uns eindringlich einladen, richtig zu leben. Der Gang auf den Friedhof ist so immer auch ein Stück Glaubensweg: Wir wissen um die Vergänglichkeit des Menschen und wir vertrauen auf Gott, der lebendig macht. So ist der Friedhof ein Ort, neu Vertrauen zu schöpfen und unseren Glauben angesichts der letzen Fragen unseres Lebens zu erneuern.Bitten wir in diesem „Jahr des Glaubens“ im Angesicht der Gräber unserer lieben Verstorbenen: Herr, stärke unseren Glauben! (vgl. Lk 17,6). Maria Santissima, donna della fede e madre del Signore della vita, e voi, santi e sante di Dio, pregate per i nostri defunti e per noi che siamo ancora in cammino verso la vera luce e verso la vita senza tramonto.