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Predigten

Friedhofsfeier Allerheiligen – Ognissanti 2022

Bischof Ivo Muser

Allerheiligen - Dienstag, 1. November 2022

Bozen-Oberau, Stadtfriedhof

Spesso la morte viene trattata come una realtà che non dovrebbe essere. Ma la morte c`è – è la realtà più sicura della vita terrena. La morte ci insegna molte cose sulla vita. Anche chi crede sperimenta l´angoscia, l´apparente assurdità, la solitudine estrema che accompagnano l´ultima lotta. Non esiste una “bella morte”: si tratta sempre di una prova, di un distacco, di una realtà che ci fa soffrire. Non fa eccezione neppure la morte di Gesù: con una lucidità estrema, che spiega l´agonia del Getsemani, il Cristo ha voluto portare con noi e per noi il peso e il buio della morte. Ma proprio guardando a questa morte così ingiusta e atroce e davanti a tutte le tombe di questo mondo il credente professa: La morte non ha più l´ultima parola. Il Signore morto è anche il Signore risorto e vivo!

Sterile compagna della nostra vita, la morte rivela così una possibile fecondità. Nella misura in cui il cristiano, sull´esempio di Gesù, prepara, accoglie e vive la realtà della propria morte, si unisce a questo Cristo che si è dimostrato più forte del peccato, della morte e del sepolcro. Protesi verso la totalità del mistero pasquale, noi cristiani speriamo di arrivare ad essere col Signore – per sempre. Questo non significa che il credente non griderà la propria desolazione prima di spegnersi. Perfino Gesù è morto con un grido!

Ma Dio restituisce spesso a chi ha varcato le soglie della morte un volto di bambino addormentato. Anche questo è un segno!

Im Johannesevangelium begegnet uns die Mutter Jesu nur zweimal: Am Anfang des öffentlichen Auftretens Jesu – auf der Hochzeit zu Kana, wo die Stunde Jesu zum ersten Mal aufleuchtet – und am Ende, unter dem Kreuz, wo sich die Stunde, für die er in diese Welt gekommen ist, erfüllt.

Das Bild der Stunde hat sich tief eingeprägt in die biblische und christliche Tradition: „Seid also wachsam, denn ihr kennt weder den Tag noch die Stunde“, sagt Jesus an mehreren Stellen des Evangeliums. Wir sprechen von der letzten Stunde, die einem Menschen schlägt. Unzählige Male haben wir uns alle schon an die Mutter Jesu gewandt mit den Worten: „Heilige Maria, bitte für uns Sünder, jetzt und in der Stunde unseres Todes.“

Diese Stunde des Totengedenkens ist eine besondere Einladung zum „memento mori“. Mensch, vergiss und verdränge nicht, dass auch du sterben wirst! Wir alle gehen der Stunde entgegen, die dieses irdische Leben abschließt. Niemand von uns kennt diese Stunde, aber wir alle stehen unter der Gewissheit dieser Stunde. Für gläubige Menschen ist diese „letzte Stunde“ nicht Auflösung ins Nichts. Auch gläubige Menschen stehen dem Sterben oft fragend, klagend, ohnmächtig und händeringend gegenüber. Auch gläubige Menschen stehen nicht erhaben über den Dingen; aber gläubige Menschen sind bewahrt vor dem Fall ins Bodenlose und vor der Resignation des „alles umsonst“ und „alles vergeblich“. Deswegen gehen gläubige Menschen anders auf diese „letzte Stunde“ zu und sie stehen auch anders an den Gräbern ihrer Verstorbenen; auch gläubige Menschen trauern, aber – um es mit dem Apostel Paulus zu sagen – anders als jene, die keine Hoffnung haben.

Die betende, liebende, dankbare und versöhnte Erinnerung an unsere Verstorbenen will uns helfen, bewusster zu leben: Worauf es ankommt, wenn unsere letzte Stunde kommt. Es wäre auch heute wichtig und richtig, wie es früher tief in der Spiritualität der Menschen verankert war, um eine gute Sterbestunde zu beten.

Questi giorni così importanti e sentiti ci invitano a riflettere sul mistero della vita, di prendere coscienza della brevità della vita e di non cedere alla tentazione di vivere solo per stare bene su questa terra. Esiste molto di più!

Ricordiamoci nella nostra preghiera non soltanto dei nostri cari ma anche di tutti coloro che hanno subito una morte atroce: tutti coloro che sono stati uccisi; coloro che si sono tolti la propria vita; tutte le vittime dell´odio, del terrorismo, del fanatismo e delle guerre; e non ci dimentichiamo dei migliaia di profughi che hanno perso la loro vita attraversando il deserto o il mare. Mai come oggi ci sono state in tutto il mondo così tante persone in fuga! Signore, donaci la grazia di non essere superficiali, autoreferenziali e freddi!

Davanti alle tombe dei nostri defunti preghiamo anche per il popolo ucraino. Non dimentichiamolo mai: la guerra non inizia sui campi di battaglia, ma sempre nei pensieri, nei sentimenti e nelle parole delle persone. I nostri pensieri non sono mai neutrali e il nostro linguaggio rivela sempre ciò che pensiamo. Non esistono vittorie ottenute attraverso una guerra, il nazionalismo, il disprezzo di altri popoli, lingue e culture. Quando finisce una guerra ci sono sempre e solo sconfitti! Chiediamo oggi che ci venga donato il desiderio dell’ unità nella diversità – qui da noi in Alto Adige, così come in un’ Europa comune, dove culture diverse tra loro si incontrano e si arricchiscono a vicenda.

Seit dem 24. Februar erreichen uns Tag für Tag Bilder und Nachrichten aus der Ukraine. Sie mahnen uns eindringlich, dass wir den Frieden wollen, lernen und nie aufs Spiel setzen. Frieden bedarf der Pflege und der Wachsamkeit, damit er nie für angeblich höhere Interessen geopfert wird.

Auferstandener Herr, du bist unsere Hoffnung, im Leben und im Sterben, für unsere Verstorbenen und für uns alle, die wir noch auf dem Weg sind. Immer auf dem Weg zum Leben!