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Giornata Missionaria Mondiale

Domenica 20 ottobre 2024 fermiamoci a riflettere su cosa significa essere oggi “missionari”, preghiamo per le missioni e per quanti sono impegnati a portare il Vangelo nelle zone più povere del mondo. E rendiamo concreta la nostra preghiera aderendo alla colletta che – dal 1926 – si tiene in tutte le parrocchie e comunità cattoliche del mondo. Le offerte raccolte serviranno a finanziare progetti nelle 1.100 Chiese locali più povere, che hanno ancora bisogno di aiuto per raggiungere la piena autonomia.

La Domenica Missionaria Mondiale 2024 nella nostra diocesi conclude la Settimana della Pace caratterizzata dalla presenza della dott.ssa Hiyam e l'attivista per la pace Sumaya. L’ invito dell'Ufficio Missionario rivolto a tutte le parrocchie e i fedeli è quello di pregare per la pace in tutte le aree di crisi del mondo.

Il manifesto e il materiale informativo che l’Ufficio missionario diocesano ha preparato per la Giornata Missionaria Mondiale 2024 è disponibile su questo sito o presso la segreteria di Missio, Centro pastorale, piazza Duomo 2, tel. 0471 306213 (missio(at)bz-bx.net).

La Giornata missionaria mondiale è stata istituita da Papa Pio XI nel 1926; la Chiesa cattolica la celebra ogni anno in ottobre in tutto il mondo. Le offerte raccolte durante questa giornata in ogni parte del mondo sono destinate al finanziamento delle attività missionarie nelle diocesi più povere del mondo. L’anno scorso l’Ufficio missionario Missio Bolzano ha potuto versare – grazie alla generosità dei fedeli -alle Pontificie Opere Missionarie a Roma 111.801 euro.

La pace non è tutto, ma senza la pace tutto è niente (Willy Brandt)

Caro parroco, cari collaboratori parrocchiali,
cari membri del consiglio pastorale parrocchiale,

il prossimo 20 ottobre celebreremo la Giornata Missionaria Mondiale, che quest'anno segna la fine della Settimana per la Pace. Durante questa settimana, la dr.ssa Hiyam Marzouqa e l'attivista per la pace Sumaya Farhat-Naser, ambedue palestinesi cristiane, incontreranno molti alunni, cresimandi e persone, e rifletteranno con loro sul tema della guerra e della pace, sulla comunicazione non violenta e sul nostro atteggiamento di ricerca della pace o di creazione di conflitti. Esprimeremo la nostra solidarietà alle persone che vivono nelle zone di guerra.

Alla fine di questa settimana, vorremmo dedicare la santa messa di domenica 20 ottobre a questo tema e pregare per la pace in Israele e Palestina, in Ucraina e in tutto il mondo. La proposta di celebrazione allegata contiene alcuni testi e suggerimenti.

La foto sul manifesto mostra il muro di confine a Betlemme e racconta la sofferenza, la paura, l'incertezza e la disperazione a cui è esposta quotidianamente la popolazione delle zone di guerra. Vi invito ancora una volta ad aumentare le vostre preghiere per la pace nel mondo.

Come sempre, la raccolta è destinata alle 1.100 diocesi più povere del mondo e sarà organizzata in tutte le chiese del mondo. Oggi possiamo essere particolarmente consapevoli di questa comunità mondiale di persone che pregano.

Con questo pensiero, vi auguro una buona Giornata Missionaria Mondiale e vi ringrazio molto per le vostre preghiere e la vostra generosità.

 

Cordiali saluti

Dott. Irene Obexer Fortin
Direttrice missio Bolzano Bressanone

 

Bolzano, 24 settembre 2024

Ottobre missionario 2024: Spunti di riflessione sui Vangeli della domenica

Il Vangelo si concentra su due punti principali: nella prima parte si parla della domanda degli scribi sulla pratica lecita del divorzio, che nel giudaismo era riservata esclusivamente agli uomini. Questa è solo una delle tante provocazioni fatte a Gesù, che divengono la controprova della loro durezza di cuore. Egli concede anche alle donne il principio della “richiesta di divorzio”. La “durezza di cuore”, parola usata dai profeti per descrivere la riluttanza di Israele a pentirsi, indica la mancanza di comprensione del significato effettivo del comandamento divino. 

Nella seconda parte, i bambini sono presentati come coloro che possono sfuggire a questa durezza di cuore con la massima facilità. L’esperienza del divorzio, ancora oggi controversa e spesso associata a esperienze dolorose, non da ultimo per i bambini, è troppo spesso ancora un riflesso delle disuguaglianze di genere esistenti. Dove le donne sono svantaggiate, dove le strutture prevalenti limitano le loro opportunità e dove ci sono modelli di ruolo tradizionalmente radicati, siamo chiamati a concentrare la nostra attenzione. Nel 2022, diverse organizzazioni ecclesiali hanno redatto un “Decalogo per una maggiore giustizia di genere” per mettere in pratica queste convinzioni. I suoi ordinamenti possono essere classificati sotto l’accezione di giustizia (sociale), e non solo per la questione “di genere”. L'apostolo Paolo inquadra le differenze in un contesto unificante e più grande: “Non c'è più (...) maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. (Gal 3,28) In questo vangelo ci è chiesto di mettere al centro ciò che unisce e di avere il senso della giustizia di Dio nelle relazioni interpersonali, ciò che risulta semplice ai bambini. I bambini non sono visti solo come esempio dei deboli, degli umili e dei bisognosi della società, ma anche come simbolo di chi è aperto alla vita e a nuovi percorsi e quindi anche al regno di Dio che è già presente. Naturalmente, spetta anche a noi adulti dare un'autentica testimonianza di ciò.

 

Johann Kiem, consulente per il lavoro e la giustizia sociale, membro della Commissione per il lavoro e la giustizia sociale, insegnante di religione, segretario dell'Istituto “De Pace Fidei”.

Questo brano di Vangelo narra, in modo molto vivace, l'incontro di "un tale" con Gesù. L'indicazione generica che Marco ci offre del protagonista (in Mt si tratta di un "giovane", in Lc di un "notabile") ci consente di immedesimarci in lui, intendendo come rivolti a ciascuno personalmente i gesti e le parole di Gesù. "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Questa domanda contiene l'aspirazione più profonda di ogni uomo: non fare naufragio nella vita, "realizzarsi", assaporare la felicità intera e senza fine. Come fare? Quale via percorrere? La sua domanda - che è anche la nostra - viene posta a un Maestro che riconosciamo autorevole, in grado di dare la risposta vera. Il "Maestro" dichiara che la condizione di una esistenza "riuscita" è attuare la volontà di Dio espressa nei comandamenti. Elenca quelli che riguardano i rapporti col prossimo. Perché non menziona i primi, che riguardano la relazione con Dio? Forse Gesù vuole sottolineare con forza e quasi paradossalmente che l'amore per Dio ha il suo test di autenticità nell'attenzione concreta al prossimo. "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Una dichiarazione (mi ci ritrovo?) senz'altro sincera. Gesù ha di fronte una persona genuina e religiosamente impegnata, a cui non basta la vita che fa: desidera la perfezione. 

"Allora Gesù, fissatolo": il verbo significa "mettere lo sguardo dentro qualcuno". Non uno sguardo distratto, indifferente. Ma uno sguardo penetrante e carico di simpatia e d'affetto, che raggiunge l'interiorità di una persona e l'afferra sconvolgendola. "Lo amò": prese a volergli bene. Un amore concreto, espresso forse anche esternamente con un abbraccio. Come non sentirmi anch'io, anche tu, guardato e amato in questo modo? Un amore che si fa proposta ben precisa: "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Sono cinque imperativi martellanti. Ma preceduti da un indescrivibile sguardo d'amore e accompagnati da una promessa ("Avrai un tesoro in cielo", che corrisponde alla "vita eterna" nella domanda del giovane). 

L'appello rivolto al ricco è per tutti noi: mettere Dio al primo posto, legarsi incondizionatamente a Gesù. É' la vocazione fondamentale a essere discepoli di Cristo: la vocazione battesimale. Su questa base, poi, i modi di "seguire" Gesù saranno diversi: nelle varie forme di speciale consacrazione, nel matrimonio o in altri stati di vita. Ma l'appartenenza a Cristo dovrà essere vissuta in modo radicale. 

Caroline von Hohenbühel, amministratrice della Comunità evangelica luterana di Bolzano e membro della Commissione del lavoro e della giustizia sociale

Come i bambini, Giacomo e Giovanni aspettano il momento propizio per chiedere a Gesù se possono sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel regno dei cieli. È come una festa di compleanno per bambini: i più importanti siedono a capotavola vicino al festeggiato, mentre all'altro capo del tavolo siederanno i meno conosciuti, gli ultimi arrivati, i meno importanti, gli estranei. È l’idea umana di dominio, gerarchia e potere. 

Voi sapete che quelli che sono reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio”

È così anche per noi! Chi ha il potere fa in modo che lo si riconosca. Ogni giorno in piazza Verdi, al parco della Stazione, in centro città le “forze dell'ordine” in uniforme controllano le persone che a prima vista non sembrano del posto e chiedono i documenti di identità: che umiliazione. Il potere è imposto dall'alto verso il basso. Il risultato è la violenza, la guerra e la morte. Gesù ci mostra il contrario e contrappone al potere, il servizio.

Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti”

Gesù non critica chi comanda, ma sottolinea che il vero senso del suo potere è il servizio. Chi sfrutta la propria posizione di comando, travisa il senso del potere che Lui annuncia.

“I dieci, udito ciò, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni.

Gli altri non pensano di sottomettersi alla pretesa di potere dei due fratelli. Protestano e sfogano la loro rabbia. Ci vuole coraggio per criticare i potenti. Ma ciò che non è giusto deve essere evidenziato.

“Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.”

Gesù Cristo non abusa del suo potere per dominarci, ma per servirci. Non vuole sottometterci. Ci incontra all'altezza degli occhi. Non ci cambia con la forza, ma con l'amore. Vuole incoraggiarci a usare la nostra responsabilità, le nostre possibilità, il nostro “potere,” nell'amore e nell'umiltà per gli altri, nella pace.

di Brigitte Hofmann, responsabile della Caritas parrocchiale, del volontariato e del Telefono Amico della Caritas della Diocesi di Bolzano-Bressanone

Mentre Gesù lascia Gerico, un mendicante cieco siede lungo la strada, chiama Gesù e chiede la sua misericordia. Gesù risponde: Cosa vuoi che ti faccia? Il mendicante risponde che vuole vedere di nuovo. La sua fede lo salva. 

Il Vangelo di domenica ci mostra Gesù che vive il suo amore per le persone nel qui e ora: negli incontri con le persone guardandogli negli occhi. È lì per loro, li accompagna e li riconosce - con i loro desideri, limiti e pesi. Gesù entra in risonanza con le persone, le ascolta e le incontra così come sono. Apre uno spazio per loro. L'esserci, l'ascoltare e il creare spazio sono elementi centrali del suo amore per il prossimo.

“Cosa vuoi che ti faccia?”. Questa semplice domanda esprime l'apertura e la vicinanza di Gesù. Non libera il cieco dalle sue responsabilità, ma gli è accanto. Non si limita a vedere l'ovvio, ma guarda in profondità nel cuore delle persone, riconosce i loro bisogni e offre loro il suo aiuto proprio dove ne hanno bisogno. Con occhi aperti e un cuore ampio, Gesù si avvicina alle persone, le incoraggia e dà loro speranza. 

Anche noi siamo invitati a percorrere la vita come Gesù: attenti, vigili, pronti a vedere e riconoscere gli altri. Questo atteggiamento di amore per il prossimo, la certezza che Dio ci ha amati per primo, ci dà la forza di stare accanto agli altri, di sostenerli e di aiutarli a prendere in mano la loro vita. Con le nostre parole, ma anche con le nostre azioni, possiamo dare coraggio, diffondere speranza e costruire ponti. Così come Gesù era vicino alle persone, anche noi possiamo creare vicinanza e solidarietà attraverso il nostro lavoro, nel suo nome. 

La carità, come ci insegna Gesù, significa vedere i bisogni degli altri e incontrarli all'altezza degli occhi. La nostra missione è aprire uno spazio per gli altri fornendo un aiuto concreto, ma anche essendo attenti, ascoltando gli altri e incontrandoli onestamente. Per fare questo, abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno di una comunità e di un'unione, di buone relazioni che ci rafforzino e ci sostengano in modo da poter essere a nostra volta presenti per gli altri. 

Veglia missionaria

Giovedì, 24 ottobre 2024, ore 18 | Bolzano, Chiesa di San Domenico

La parrocchia di San Domenico organizza assieme all’ufficio missionario diocesano una veglia missionaria giovedì 24 ottobre alle ore 18. Nella chiesa di san Domenico in Bolzano si pregherà prima il rosario missionario, seguirà la santa messa in cui un sacerdote missionario probabilmente dall’India darà la sua testimonianza. Pregheremo per la pace nel mondo, in particolare in Siria, in Israele e Palestina ecc. I fedeli riceveranno una sorpresa “missionaria”. TUTTI sono invitati.