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Elezioni dei CPP: domande frequenti

Le “domande frequenti” sono le domande che ci sono state poste dai partecipanti all'incontro annuale dei presidenti dei consigli pastorali parrocchiali (il 31 maggio 2025 in presenza e il 4 giugno 2025 online). Le abbiamo raccolte qui di seguito:

Il team pastorale è un gruppo di persone incaricate, che si occupa della cura pastorale della parrocchia sotto la guida del parroco. È composto da 3-5 membri che si occupano dei seguenti ambiti: annuncio, liturgia, carità e amministrazione, oltre al coordinamento del team pastorale stesso. Il team pastorale rappresenta il minimo necessario affinché una parrocchia possa dirsi vitale. Attorno al team pastorale, soprattutto nelle parrocchie di medie e grandi dimensioni, si forma il consiglio pastorale parrocchiale, che funge da organo consultivo e di supporto per la cura pastorale. I dettagli si trovano nella pagina web dedicata.

In linea di principio sì, ma con due precisazioni. In primo luogo, “continuare come prima” non significa rifiutare radicalmente il cambiamento. Dobbiamo essere pronti a cambiare, perché la società in cui siamo sta cambiando radicalmente. Anche le parrocchie che continuano a lavorare in modo indipendente devono confrontarsi con questi cambiamenti e trovare nuovi modi di raggiungere le persone. In secondo luogo, la solidarietà tra parrocchie vicine può significare che una parrocchia ben consolidata sia disposta a cambiare e a formare consigli parrocchiali insieme ad un’altra parrocchia vicina che ha bisogno di aiuto. Cambiare, dunque, per aiutare.

Non ha senso. Nelle parrocchie più piccole, il team pastorale coincide al consiglio pastorale parrocchiale; nelle parrocchie più grandi, il team pastorale è la giunta del consiglio pastorale parrocchiale. Se le parrocchie decidono di formare consigli parrocchiali insieme, rinunciano a nominare i propri incaricati per gli ambiti dell’annuncio, della liturgia, della carità e dell’amministrazione.

No, in questo caso i criteri di rappresentanza non sono determinanti. Quando le parrocchie decidono di formare comitati misti, diventano una comunità e agiscono come tale. In questo senso, sarebbe assurdo che i membri del consiglio parrocchiale congiunto si sentissero rappresentanti di una comunità parziale.

Lo scenario scelto non è definito una volta per sempre. Gli errori sono ammessi! Ad esempio, se alla fine del mandato del consiglio pastorale parrocchiale si giunge alla conclusione che i consigli comuni non funzionano, alle successive elezioni dei CPP si possono formare nuovamente consigli separati (o viceversa). In determinate circostanze e d’accordo con l’Ufficio pastorale, sono possibili cambiamenti anche nel corso del mandato corrente.

Se, in occasione delle elezioni dei CPP, un team pastorale o un consiglio pastorale parrocchiale viene presentato all’approvazione della comunità in un’assemblea parrocchiale e non la ottiene, ciò può essere un segno che la comunità parrocchiale è divisa o che una o più persone del team o del consiglio non hanno il sostegno della comunità parrocchiale. Se accade questo, il momentaneo disappunto può essere in un’occasione importante per riconoscere le difficoltà presenti nella comunità e risolverle. Se non è possibile raggiungere un consenso, si può prendere in considerazione la possibilità di formare un consiglio pastorale insieme ad un’altra parrocchia o di attuare una fusione giuridica fra parrocchie.

Gli attuali sviluppi in ambito pastorale e sociale portano sempre più spesso le parrocchie a sperimentare i propri limiti. Sono necessarie nuove soluzioni, individuate assieme alla popolazione locale. Tramite questo processo, l’Ufficio pastorale vorrebbe aiutare le unità pastorali e le parrocchie a trovare delle soluzioni ai propri bisogni. L’obiettivo è organizzare le unità pastorali e le parrocchie in modo tale che il quadro istituzionale faciliti e sostenga quanto meglio il mandato pastorale e missionario della comunità cristiana.

Da alcuni anni nelle parrocchie è in atto un cambiamento massiccio e rapido. Ciò richiede che i consigli pastorali parrocchiali, i team pastorali e gli operatori pastorali siano disponibili ad adattarsi a nuove situazioni e ad aprire nuove strade. Per accompagnare questo cambiamento, anche la curia vescovile deve adattarsi alla situazione. La struttura attuale era incentrata sulle parrocchie, ognuna delle quali aveva un parroco e talvolta anche altri presbiteri. Oggi è importante sostenere le parrocchie che si basano sul volontariato e operano in una situazione sociale mutata. Prossimamente (ad esempio, già in occasione del convegno pastorale del prossimo settembre), le parrocchie e le unità pastorali avranno la possibilità di essere coinvolte in questo processo. L’obiettivo della riforma è fornire il miglior sostegno possibile alle parrocchie e alle unità pastorali nelle loro attività.